Delos 23: Numeri Uno Numeri Uno

di Luigi Pachì

perry rhodan

Continuiamo, con questo 23 numero di Delos Science Fiction, la rubrica intitolata Numeri Uno. Si tratta, come ormai ben sapete, di un angolo dedicato alle pubblicazioni di fantascienza apparse in Italia nel corso degli anni, attraverso la disamina del loro primo fascicolo. Un'occasione unica per i curiosi e i potenziali collezionisti per vedere le copertine dei mitici numeri 1 di molte delle testate che hanno tracciato la storia della science fiction nel nostro paese. Restate sintonizzati su queste pagine tutti i mesi perché le sorprese non mancheranno di certo.

Difficilmente hanno successo eroi che non provengono dagli Stati Uniti. Eppure Perry Rhodan ha sbancato la Repubblica Federale, arrivando a ottenere in Germania fino a oltre 2.000.000 di copie vendute al mese considerando tutte le varie edizioni (prima edizione, tre ristampe parallele degli oltre mille volumi, omnibus, ecc.).

In Italia Perry Rhodan n. 1 esce nelle edicole nel marzo del 1976 nella serie "I supertascabili" della Edinational Milano. L'avventura editoriale viene intrapresa da Antonio Bellomi che assieme al direttore editoriale Gianni Eusebio e al direttore responsabile Silvano Vianello danno il via a questo mensile che sulla carta è certamente vincente: oltre 100 milioni di copie vendute in tutto il mondo, traduzioni in decine di lingue un serial TV tedesco, dischi, raccolte, almanacchi e un film (S.o.s. dallo Spazio). Né Captain Future, né Doc Savage hanno avuto un trattamento simile. L'iniziatore e coordinatore di questa lunga e per certi versi mitica Space Opera è Karl-Herbert Scheer. Molto conosciuto in Germania come autore di SF classica, i suoi libri sono stati tradotti un po' ovunque.

E Perry Rhodan n. 1 porta ovviamente la sua firma. Il titolo è L'erede dell'universo e introduce la figura del nostro eroe, l'uomo nuovo del futuro, che deve imporre la pace galattica, superando pregiudizi razziali e malvagità e ingiustizie. Non si tratta di uno stereotipato superuomo, ma piuttosto di un essere umano che ha una visione dell'universo positiva e combatte per essa. La sua è una superiorità morale. L'idea di Perry Rhodan è nata nel 1960: si è creata una saga spaziale con un unico personaggio in modo da focalizzare l'attenzione proprio su di lui, così come era già avvenuto altre volte anche per i personaggi del mondo giallo e per Doc Savage o Captain Future. Tutte le avventure sono legate tra di loro e anche se si concludono ad ogni volume sono legate da un unico filo conduttore in modo da accrescere l'interesse del lettore. Per ottenere questo effetto vennero creati cicli da cinquanta episodi ognuno in modo da ottenere per ogni ciclo una precisa fisionomia, puntando su un mirato argomento.

Per 800 lire, quindi, anche in Italia giunge, anche se con parecchio ritardo, questo eroe della SF tedesca proponendosi con il primo episodio della prima serie, nel quale Perry Rhodan con tre collaboratori sbarca sul suolo lunare e incontra due arkonidi naufragati. Perry inizia a creare le fondamenta della cosiddetta Terza Potenza basata sugli skill degli arkonidi. Tra i personaggi più graditi ai lettori c'è anche un topo-castoro dalla battuta sempre pronta.

Tutte le copertine di Perry Rhodan, inclusa la presente, sono state realizzate da Johnny Bruck. Ci sono anche alcune convention europee su questo personaggio. Principalmente avvengono in Germania, anche se sono venuto a conoscenza di incontri tra fan pure in Olanda.

Per quel che riguarda la testata italiana rispecchia il mix mediocre tradizionale delle riviste di sf di cui i lettori italiani erano abituati all'epoca (lo sono ancora?). Oltre ad un'introduzione di Antonio Bellomi e una postfazione di Gianni Eusebio che per la verità dice più o meno le stesse cose, Perry Rhodan n. 1 presenta il primo romanzo breve della saga che si aggira attorno alle cento pagine. Le rimanenti ventotto vertono su due racconti italiani (L'occhio del Sole dello stesso Bellomi e Dubbio di Luigi Randa, pseudonimo sempre di Bellomi!). Chiude il fascicolo la rubrica "Perryscopio" dove vengono recensiti con poco più di tre righe quattro testi pubblicati da altre case editrici.

Il fenomeno Perry Rhodan italiano dura parecchie decine di numeri, ma non riesce a sfondare, nonostante i buoni propositi e le ottime premesse. Questa testata ha avuto essenzialmente il coraggio di presentare una saga mono-personaggio difficilmente digeribile dai lettori (già dopo trenta-quaranta libri non se ne poteva più!). Io personalmente abbandonai Perry Rhodan con il numero 15, anche se era una delle poche testate che davano spazio ai racconti italiani, a quel tempo delle vere e proprie rarità.

Di Perry Rhodan, così come di molti altri esempi, ci resta soltanto il bel ricordo di questa prima coloratissima copertina.