Delos 23: Nirvana di Luigi Pachì


Vince la fantascienza italiana. In un periodo di delusioni cinematografiche (da Independence Day a Fuga da Los Angeles) tocca all'Italia produrre un film di fantascienza di tutto rispetto.

La fantascienza cinematografica "made in Italy", dopo anni di B-Movies (pochi, ma davvero brutti, come ad esempio Scontri Stellari di Luigi Cozzi) prende finalmente forma grazie a un regista che sta offrendo davvero molto al suo pubblico di performance in performance: Gabriele Salvatores. Il suo Nirvana, nelle sale cinematografiche in questi giorni, può essere visto come una commistione di film fantascientifici: dal capolavoro di Ridley Scott Blade Runner a Fino alla fine del mondo di Wenders. In certi casi si rifà al mediocre Johnny Mnemonic, mentre alcune delle ambientazioni fanno riemergere l'ottimo Stange days. Questo, che in realtà per molte produzioni potrebbe apparire un punto negativo, in quanto troppo similare a molte idee e immagini evocative già espresse da altri grandi del cinema mondiale, nelle mani di Salvatores di trasforma in un grande plus. Sì, perché il nostro non si limita ad attingere da quanto già visto in precedenza, ma lo modella e lo fa suo con ammirabile destrezza.

Il risultato è una storia dickiana, dove il reale non è più uno soltanto, ma potrebbero essere molti. E dove l'esistere in forma fisica, potrebbe essere più labile dell'esistere in forma digitale e matematica. Ma non è solo Dick, anzi, un altro ingrediente importante di Nirvana è quello del cyberpunk alla Gibson, fatto di autostrade digitali, e proteste cibernetiche. E poi la ciliegia sulla torta: Solo (interpretato dal bravo Abatantuono) e Joystick (l'esaltante Sergio Rubini) che, il primo nella dimensione del gioco, il secondo che si muove nella realtà della metropoli degradata, ricordano alcuni dei personaggi e delle macchiette paradossali descritte nelle opere di Robert Sheckley. Qualcuno dirà che si tratta di pura commedia all'italiana, io propendo a credere che Salvatores abbia avuto più il gusto dello sberleffo e della satira sheckleiana. Nel caso dell'antifurto parlante, mi è tornata anche alla mente la bomba del film Dark Star, prodotto da Carpenter.

La storia del virus entrato nel videogioco Nirvana non mi sembra il caso di raccontarvela in questa sede. Se volete però avere maggiori dettagli su trama e cast potete recarvi comunque al sito www.nirvana.it. Piuttosto credo sia importante sottolineare come il film sia supportato nei minimi dettagli sotto tutti gli aspetti. Dal punto di vista degli effetti, ricchi di apparati tecnologici degni di un buon film di SF, ma anche per quanto concerne la musica. Certo sono stati usati i campionatori per realizzare la techno dance che impazza durante gli inseguimenti, ma Nirvana è anche misticismo dalle sonorità indiane, reggae nei momenti di "trip" e Rock.. Due brani di repertorio sono "John Barleycom" dei Traffic (utilizzata anche nel trailer) e "Sodade" di Cesaria Evora. Tra gli autori dei brani figura invece anche Mauro Pagani, che ricordiamo tutti per i suoi trascorsi nella mitica PFM.

La società caotica descritta dal regista è fatta da gruppi multietnici, dove la multinazionali giapponesi, come la Okosama Starr, hanno preso il sopravvento. Si parla di mafie, di soldi in nero, taxisti spacciatori (grande la breve prestazione di Bisio), del quartiere arabo Marrakech, dove un brillante Paolo Rossi legge il bollettino delle sostanze stupefacenti, di prostitute da videogame (Maria, interpretata da Amanda Sandrelli), e sopra a tutto di sentimenti. Qualcosa di vellutato che riporta l'uomo alla ragione primaria della sua esistenza. Liberare Solo, per il programmatore Jimi (un buon Lambert) alla ricerca della sua compagna Lisa (Emmanuelle Seigner), rappresenta il gesto buono, la voglia di sentirsi liberi in una società antiutopica e asfissiante, fare qualcosa spinti dal sentimento e non dagli interessi.

Nirvana, in contrapposizione a quanto sopra, rappresenta anche l'introduzione nel mercato della multimedialità da parte del gruppo Cecchi Gori, grazie al CD-ROM ispirato al film di Salvatores, prodotto dalla CD-Italy, che utilizza la tecnologia Mpeg per la gestione full-screen delle immagini.

Per concludere, il film di Salvatores, con il supporto anche di paesi quali l'Inghilterra e la Francia, è costato dodici miliardi ed è già stato venduto in una quarantina di paesi.

Ovviamente ci auguriamo che, come per Blade Runner, Stange Days, Brazil e L'esercito delle dodici scimmie, Nirvana rientri presto nella categoria dei cult movie. Le carte in regola, dopotutto, ha dimostrato di averle. Nel nostro piccolo, noi di Delos lo abbiamo già posizionato in questa categoria e non possiamo esimerci dal dire un sincero: "Grazie Gabriele!".