Per festeggiare i 35 anni dalla nascita di uno dei personaggi più noti del moderno immaginario collettivo, nelle sale Italiane ritorna il film di Ken il guerriero – La leggenda di Hokuto, primo di serie di 5 lungometraggi che rivedono da altre angolazioni il moderno mito del guerriero dell’orsa maggiore. Un'ottima occasione per ripercorrere la genesi di quest'icona del fumetto giapponese.

Nel 1982, Tetsuo Hara è un giovane e talentuoso disegnatore che dopo una lunga gavetta e qualche riconoscimento sempre al fianco di grande autori vuole tentare camminare da solo. Debutta su Shonen Jump, la principale rivista dell’editrice Shueisha con la storia Mad Fighter, un evidente omaggio a uno dei suoi Miti, il Mad Max di George Miller, che qualche anno prima aveva infiammato gli schermi cinematografici. L’opera è ancora acerba, ma contiene vari semi che si svilupperanno poi in Ken il guerriero. Su suggerimento del curatore editoriale Nobuhiko Horie sviluppa un nuovo personaggio, Ken Kasumi, un poliziotto che si muove in una Tokyo corrotta che elimina i suoi nemici, i temibili sgherri della scuola Taizan, facendoli letteralmente esplodere, colpendoli in determinati punti del corpo. L’episodio, sceneggiato dallo stesso Hara, ha successo e un seguito dopo due mesi. Il personaggio, ormai, sta entrando nei favori di un pubblico sempre più vasto e merita una serializzazione .

Per realizzare la serie regolare viene affiancato da Yoshiyuki Okamura, autore più note con lo pseudonimo di Buronson, traslitterazione di uno dei miti, l’attore Charles Bronson, a cui assomiglia vagamente. Lo sceneggiatore è un vero cultore delle opere di Bruce Lee e Sergio Leone e la sua prima intuizione fu che il particolare talento di Ken fosse sprecato in una ambientazione urbana, ordinaria del nostro mondo contemporaneo, ma più consona a un mondo dove a regnare sono l’anarchia e la brutalità.

La storia parte dal presupposto che, alla fine degli anni Novanta dello scorso secolo, un conflitto nucleare su scala globale ha causato un collasso sociale e ambientale con la desertificazione di quasi tutto il globo. I sopravvissuti vivono in piccole oasi fortificate, continuamente assediate da bande di predoni dediti a stupro e distruzione di qualsiasi cosa gli capiti a tiro.

In questo scenario si muove Kenshiro, 64º successore della scuola di arti marziali “Divina Scuola di Hokuto”, l'Hokuto Shinken; tale scuola, nata circa diciotto secoli prima in Cina durante la guerra dei tre regni, tramanda una tecnica di combattimento che può causare effetti devastanti negli avversari o permettere il controllo sul corpo o la sua guarigione mediante la pressione opportuna in determinati punti (detti tsubo). Se inizialmente lo scopo di Kenshiro sembra solo la lotta per potersi ricongiungere con la propria fidanzata rapita, ben presto verrà rivelato che il ragazzo ha nelle sue mani il destino di coloro che sono scampati alla catastrofe.

Il film è lo sviluppo del celebre episodio narrato nei manga e nella prima serie animata: Il Mausoleo a Croce del Sacro Imperatore, in cui Kenshiro combatte contro il Sacro Imperatore Sauzer.

Sauzer, detto la stella del comando, è uno dei maestri di un'altra antichissima scuola detentrice di una potente arte marziale: la sacra scuola di Nanto. I dettami di Nanto, in contrapposizione a quelli di Hokuto in cui la distruzione del nemico avviene dall’interno, impongono la distruzione del nemico dall’esterno trapassandolo e riducendolo letteralmente a brandelli. Sauzer è al comando di un esercito che saccheggia villaggi e rapisce bambini che vengono utilizzati come schiavi per la costruzione di un immenso monumento. A lui si oppone, con atti di guerriglia e accudendo tutti gli orfani che trova, un altro Maestro di Nanto, Shu, la stella della benevolenza. Shu nel passato si era privato della vista mutilandosi come pegno per risparmiare la vita a un giovane Ken, durante una sacra sfida tra le scuole.

La storia però stavolta non è sviluppata dal punto di vista di Kenshiro, ma viene narrata da quello di suo fratello maggiore, Raoul detto il Re di Hokuto.

Raoul è il più grande dei tre fratelli di Hokuto ossia i tre orfani raccolti dall’ultimo grande maestro che, rimasto senza prole, deve tramandare i dettami della scuola. L’unico desiderio del Re di Hokuto è conquistare il potere assoluto usando gli strumenti della forza e del terrore, puntando a diventare l’uomo più potente della terra. Può contare sull’appoggio di due personaggi inediti rispetto alla storia originale: Souga, un valoroso condottiero e leale amico di infanzia, e sulla sorella minore di quest’ultimo, Reina, comandante della Guardia Personale del Re. Entrambi sono cresciuti con il Re di Hokuto nella terra degli Shura e desiderano la vittoria suprema per Raoul, nei confronti del quale hanno una stima sconfinata, soprattutto Reina, che per amore dello stesso Re attraversa le terre più impervie a cavallo del suo bianco destriero, brandendo la sua spada affilata nei più pericolosi e sanguinosi campi di battaglia.

Terzo erede di Hokuto è Toki, ammalatosi per essersi esposto alla cenere radioattiva per salvare la vita di Ken, utilizza l’Hokuto Shinken nel campo della medicina per curare le persone ferite e malate.

Prodotto dallo stesso Nobuhiko Horie, che era già stato redattore sulla rivista su cui era serializzata l’opera ai tempi della Shueshia, nel film, insieme al duo Buronson e Tetsuo Hara alla regia troviamo Takahiro Imamura un veterano dei lungometraggi di animazione con alle spalle i film di Dragon Ball Z e One Piece.

Per lo sviluppo, la realizzazione e l’animazione della protagonista Femminile Reina troviamo una vera star: Tsukasa Hojo autore di due cult degli anni Ottanta: Cat’s Eye (da noi Occhi di gatto) e City Hunter.

Hokuto no ken, da noi Ken il guerriero, è divenuto nel tempo un icona mondiale e Tetsuo Hara non ha mai nascosto la sua volontà di creare un qualcosa di unico, di realizzare un’opera che potesse durare nel tempo, un fumetto che potesse suscitare forti emozioni anche in persone che avrebbero vissuto 100 anni dopo la sua morte… e sembrerebbe proprio che con Hokuto no Ken abbia centrato il suo obiettivo, considerando le innumerevoli trasposizioni animate e persino cartacee realizzate negli ultimi 35 anni.