L'adattamento cinematografico di The Giver rappresenta la realizzazione di un sogno durato vent'anni per l'attore Jeff Bridges, che è anche produttore. “Le mie figlie hanno letto il libro, ma prima ancora di sapere che lo avevano letto stavo cercando del materiale che avrebbe potuto essere interpretato da mio padre, Lloyd Bridges”, ha spiegato l’attore. “Volevo anche fare un film che i miei figli all'epoca potessero vedere. Ho sfogliato un catalogo di libri per bambini e mi sono imbattuto in una copertina meravigliosa, che raffigurava un tizio anziano, barbuto e scarmigliato e ho pensato 'Mio padre potrebbe interpretarlo!'”.Bridges interpreta il ruolo centrale del Donatore, che sembra molto anziano ma non è affatto vecchio. È solo esausto perchè si è fatto carico del fardello di memorie dell'umanità. Se da un lato usa la sua saggezza per aiutare il Consiglio degli Anziani a prendere decisioni importanti, gli è però vietato di condividere la sua conoscenza o di utilizzarla per fare dei cambiamenti nella comunità. Descrivendo il suo personaggio, dice: “se gli Anziani hanno in un certo senso fatto piazza pulita dei ricordi e della storia, allo stesso tempo comprendono il valore della memoria e di non voler ripetere gli stessi errori. Quindi tutti i ricordi sono stati assegnati ad una sola persona che li custodisce, e quella persona è il Donatore”.Il più centrale dell'insieme stratificato di temi che compone The Giver è la memoria, come fonte di saggezza e di dolore. La comunità creata da Lowry nel romanzo adotta regole molto strette per abolire la libertà di scelta e la differenza, ed è quindi presto evidente che si tratta anche di un mondo deprivato della profondità e dell'emozione.

“La domanda che viene posta al pubblico è: il fine giustifica i mezzi? Cosa siamo disponibili a fare per il quieto vivere? Siamo disposti a cancellare queste giganti opposizioni dalle nostre vite? Possiamo liberarci di terribili sofferenze come di grandi gioie nella vita così da condurre delle esistenze neutrali, sicure e relativamente felici? Ci può bastare?”, si è chiesto Bridges.

La relazione chiave del Donatore è quella con Jonas. “È compito mio trasmettere tutti questi ricordi che custodisco dentro di me, e condividere con lui il contenuto di tutti i libri che si trovano a casa mia”, ha aggiunto Bridges.

Il giovane attore Brenton Thwaites, che nel film interpreta Jonas, ha detto: “Credo che sia una storia di formazione molto classica, che stimola emozioni da cui siamo passati tutti: amore, dolore, tradimento ed una naturale sete di vita e avventura. Da ragazzino volevo assolutamente viaggiare e fare esperienze. Penso che Jonas faccia esattamente questo verso la fine del suo percorso, quando finalmente scappa”.

L'attore ha aggiunto di aver imparato molto lavorando con Bridges. “Jeff è molto propenso all'improvvisazione, e faceva tante piccole cose strane prima delle riprese per aiutarmi, e mi ha insegnato a fare lo stesso per lui”.

La scrittrice Lois Lowry ha spiegato la genesi del romanzo, scritto vent’anni fa: “Non è stato frutto di alcuna  urgenza politica; è stato ispirato da mio padre che all'epoca era molto vecchio, e la sua memoria stava svanendo. Viveva ad una certa distanza da dove stavo io e gli facevo visita ogni sei settimane. Col tempo divenne evidente che stava perdendo ricordi che per me erano molto importanti. Vedevo anche che era contento, perché aveva dimenticato ogni evento del suo passato che fosse triste o spaventoso, compresa la sua esperienza nella Seconda Guerra Mondiale e la morte della sua primogenita – mia sorella – quando era ancora molto piccola. Questo mi ha fatto pensare all'importanza della memoria e a come possiamo manipolarla.”

Il fatto di essere cresciuta in delle basi militari in giro per il mondo, dove tutte le case erano identiche e le regole erano le stesse per tutti, è stata la fonte di ispirazione per Lowry nel creare il mondo di Identità in cui vivono Jonas e il Donatore. “Se vivere obbedendo a tantissime regole ed in un ambiente ordinato li rende felici, è anche vero che più si cerca di esistere in quel tipo di ruolo, più ci si scopre disperatamente inadatti. Ora che non vivo più così, posso apprezzare la diversità e varietà di quartieri e di luoghi in cui abito adesso”.

Il film è ora nelle sale italiane e vedremo se riuscirà a eguagliare i saghe letteral-cinematografiche come Divergent e The Hunger Games. Gli ingredienti sembrano esserci tutti.