Sarebbe troppo facile definire i romanzi di John Scalzi come una esaltazione del militarismo. Piuttosto 

l'atteggiamento dello scrittore statunitense è parente di una mentalità del suo paese che giustifica la detenzione di armi in casa e che è trasversale a qualsiasi convinzione politica. Lo spazio è come il Far West, pertanto è obbligatorio uccidere per non essere uccisi.

L'istituzione militare descritta in Morire per Vivere, pubblicato da Gargoyle Books nel 2012, sembra immune da macchie e corruzioni ma non da errori di valutazione. Pertanto non c'è esaltazione dei valori militari, ma solo accettazione della loro necessità date le circostanze. È poi la stessa "lezione" che voleva impartire la primigenia fonte di ispirazione di Scalzi, Fanteria dello Spazio di Robert Heinlein, omaggiato in modo aperto e pedissequo, pur rimescolandone gli elementi aggiungendo nuovi temi e altre idee.

La vita ricomincia a 75 anni. Almeno questo è quello che spera il protagonista John Perry che ha raggiunto questa età. A dire il vero, se è già possibile oggi considerarla una età tutt'altro che veneranda, nel mondo del futuro potrebbe anche essere considerata addirittura giovanile.

Molto realisticamente però Scalzi suppone che tutto sommato la fisiologia umana avrà dei limiti anche fra qualche centinaio di anni, anche dopo la colonizzazione dello spazio. Anzi proprio nello spazio potrebbero esserci nuove sfide per i limiti fisiologici umani.

Nel suo mondo a 65 anni gli "anziani" firmano un contratto per essere arruolati, alla scadenza dei fatidici 75, come fanti delle Forze di Difesa Coloniale. Così hanno fatto John e sua moglie, solo che la donna a quell'età non ci è arrivata. Motivo in più per John per non rinunciare all'occasione di scoprire il mistero: com'è possibile che dei corpi sicuramente logori e in alcuni casi malati possano essere messi in condizione di prestare servizio militare per almeno altri 10 anni? Tanto dura infatti il periodo massimo di ferma, alla fine del quale è previsto l'inserimento in una delle colonie spaziali, per vivere una nuova vita.

E quale nuova esistenza si può cominciare a 85 anni?

É presto detto, e lo dice anche il riassunto dell'aletta del volume, per cui non vi sto facendo alcuno spoiler. 

Non si può.

I corpi vengono semplicemente buttati e l'essenza stessa dell'esistenza, la presunta anima, viene trasferita in un altro corpo come fosse un software. Un corpo giovane, clonato dal materiale genetico originale, ma potenziato in molte caratteristiche, che lo rendono a tutti gli effetti sovrumano.

Quello che prende il via diventa quindi un romanzo di formazione, perché nonostante l'esperienza di una vita, John non è preparato non solo all'uso del suo formidabile nuovo corpo, ma anche a quello che troverà "lì fuori".

Lo spazio non è un luogo deserto. Razze di ogni tipo lottano per la sopravvivenza. Le esperienze umane non sono applicabili alle modalità di comportamento degli alieni.

Tante saranno quindi le lezioni che John imparerà, anche a sue spese, durante la sua "carriera". Una delle prime è che in guerra si viene dotati del minimo indispensabile per sopravvivere, quindi se il suo nuovo corpo può apparire stupefacente in confronto ai normali esseri umani, contro gli alieni è appena sufficiente. Per il resto bisogna imparare a cavarsela, e alla svelta.

Battaglia dopo battaglia, esperienza dopo esperienza, John farà una rapida carriera, trovandosi coinvolto in scontri cruciali e a momenti topici della guerra della razza umana per sopravvivere nello spazio.

Durante la lettura il dubbio che John abbia "più culo che anima" talvolta viene. Ma i romanzi di guerra non sono interessanti se parlano dei tanti soldati, la maggioranza, che muoiono al primo scontro, o di quelli che erano in seconda fila durante gli scontri. 

No, la narrazione ha bisogno di raccontare dell'uomo che, volente o nolente, ha fatto la differenza.