Intorno al 1945, per fare della sf a fumetti non era indispensabile scrutare le stelle ma andavano altrettanto bene le stelle e strisce degli Usa. Laggiù, dalle Rocky Mountains ai grattacieli di New York, giganteggiava un solo modello, il Flash Gordon di Alex Raymond. Con quel suo fascino condito di esotismo e fiaba, Flash conquistava lettori e testate, per questo anche l’editoria europea ne ricalcava le orme producendo eroi come Raff pugno d’acciaio (della premiata ditta ;;Cossio e Guerri), mentre in Francia nascevano le avventure spaziali di Les pionniers de l'Espérance.

Creata dallo sceneggiatore Roger Lecureux su disegni di Raimond Poïvet, la serie prende vita nel dicembre 1945 sulle pagine del settimanale Vaillant – diventato poi Pif Gadget – per terminare nel 1973 con l’episodio 81, dal titolo emblematico “La grande sépulture”. Il plot originale della vicenda parte dal collaudato modello “Mongo”, ovvero: un pianeta bastardo e bellicoso minaccia la Terra (ricorda niente?) costringendo le autorità del pianeta a fermarne la corsa inviando un drappello cosmopolita di astronauti. È interessante notare che questo equipaggio così etnicamente variopinto, anticipa di parecchio l’ecumenismo galattico di Star Trek, così come finiranno a richiamarlo anche le trame, sempre più orientate a uno spirito pacifista. I sei protagonisti iniziali sono una miscellanea di culture che comprende l’ingegnere francese Robert, Tom, l’uomo della Martinica, l’inglese Wright, la cinese Tsin-Lu, il sovietico Rodion e l’americana Maud. Con la defezione dell’anglosassone e del nero Tom, la truppa si snellisce e l’assetto si polarizza sulla coppia Maud & Robert (ribattezzato poi Thanga) accompagnati dai colleghi rimanenti in avventure che li portano in giro fra i pianeti del cosmo, più o meno a portata di mano come le stazioni del metrò.  Le storie sono quasi dei pretesti che si sviluppano in episodi autoconclusivi, in cui il senso della scoperta e l’uso dell’intelligenza hanno la meglio sullo scontro fisico con gli avversari. Si legge, infatti, in filigrana un messaggio di fondo (nato non a caso a ridosso degli anni del dopoguerra) orientato sulla diffusione di valori di libertà, fraternità e uguaglianza, che si emancipano dal modello manicheo basato sulla forza, proprio ai coevi fumetti made in Usa.

In questo aspetto sta di certo la particolarità del fumetto che abbina un disegno curato e originale a dei testi ricchi di fantasia, tanto da venire ristampato negli anni a venire in una serie di grandi albi a colori che vanno dal 1947 al 2009 (edizione integrale Taupinambour).

Qualche spunto narrativo? Dall'attacco extraterrestre, spesso causato da problemi di comunicazione tra razze diverse, agli effetti collaterali di invenzioni pericolose e incontrollabili, ancora al difficile confronto con l’intelligenza artificiale, causa di danni all’uomo che l’ha prodotta senza riconoscerle il diritto dell’identità. Temi standard, in cui si rintraccia sempre un guizzo inventivo, sia pure stilizzato e sintetico, che viene raccontato abilmente da Lecureux in un succedersi rapido di eventi.