Il disegno di Poïvet sigla con raffinatezza la parte visiva delle storie, evolvendo dalla sudditanza iniziale a Raymond, di cui richiama il segno realistico e le ombreggiature, fino a

trovare un tratto sciolto ed essenziale, lontano sia dal gusto americano che dalla linea chiara franco-belga. Un segno derivato forse dalle sue precedenti esperienze come disegnatore di moda, che ha trovato degli epigoni in disegnatori eccellenti come Jean-Claude Forest, o il Paul Gillon de I naufraghi del tempo e infine il grande allievo Robert Gigi, che entrato nello studio di Poïvet ;;;nel 1946 ne macina bene la lezione producendo personaggi di sf come Scarlett Dream ;;;e Orion. La fortuna dei Pionniers de l'Espérance in Italia purtroppo è stata sporadica e sepolta nel tempo in pubblicazioni reperibili solo da un archeologo o da un crono-viaggiatore. Se ne ricorda la pubblicazione ribattezzata I pionieri dello spazio sulle pagine del supplemento per ragazzi Il Pioniere ;;;dell’Unità, sparsi in otto numeri nel 1966. Qualche anno dopo i nostri astronauti rispuntano fuori (sempre con lo stesso nome) sulle pagine del Corriere dei Piccoli, dove la loro fantascienza si tinge di antico con le colorazioni bicromatiche rosso/grigio tipiche del Corrierino di allora. Sarebbe auspicabile una ristampa nostrana delle loro avventure, ancora fresche e godibili come un tempo, se si trascurano le uniformi del futuro fatte di costumini da bagno e magliette aderenti. I viaggi dell’Espérance col loro ottimismo, oggi, suonerebbero un piacevole intermezzo, distante anni luce dalla cupezza diffusa del fumetto contemporaneo. Ma sognare mondi migliori è forse un’idea un po’ balzana per noi abitanti degli anni ‘2000. Roba troppo fuori dai canoni di mercato. Fantascienza, praticamente.