Si crea così dal nulla la categoria degli Stalker, i Cercatori: avventurieri, mercenari o più semplicemente sfaccendati e sognatori, gente proveniente da tutto il mondo e attirata dal
Il romanzo, strutturato in parti, è ricco di episodi, risplende con il suo affresco di personaggi realistici, come realistiche sono le loro pulsioni. La velocità e il ritmo con cui vengono descritte le vicende non viene interrotto dalle riflessioni sulla natura umana, e soprattutto sulla natura della Zona. Essa presenta fenomeni inspiegabili eppure gli stalker riescono a sfuggirle; gli oggetti di cui è piena hanno proprietà sconosciute eppure per molti di loro l’industria umana ne ha trovato un’applicazione pratica. Quello che alla fine gli Strugatzki affermano è l’assoluta ininfluenza delle vicende umane nel cosmo, ignorate dagli alieni come gli animali e gli insetti di un prato vengono ignorati da campeggiatori distratti e un po’ sporcaccioni. E al tempo stesso gli autori ribadiscono l’assoluta centralità delle stesse vicende rispetto agli uomini e ai loro desideri. La ricerca degli scienziati tende a trovare una spiegazione che risponda a una logica prima di tutto umana, e trova il suo maggior ostacolo nell’attribuire questa logica a degli alieni che probabilmente hanno altri parametri di ragionamento. In questo senso, il bisogno di conoscenza che di solito si attribuisce al genere umano è espresso nelle riflessioni di Pellman: “…l’uomo, o quantomeno l’uomo di massa, supera facilmente questo bisogno di sapere. Anzi, secondo me, questo bisogno proprio non c’è. C’è il bisogno di spiegare e per questo il sapere non è necessario. L’ipotesi di Dio, per esempio, offre un’incomparabile possibilità di spiegare assolutamente tutto, senza sapere assolutamente niente…” Parole decisamente attuali, e che esprimono il fatto che il cosiddetto mistero delle Zone lo è solamente qualora si decide di affrontarlo con strumenti diversi dalla ragione.
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