Nel 1995 esce nelle sale il film L'esercito delle dodici scimmie, esplicitamente ispirato al cortometraggio di Marker, e diretto dal cineasta statunitense Terry Gilliam.

Nato nel 1940, Gilliam è l'unico statunitense del gruppo comico dei Monthy Python, che dal 1969 al 1974 conseguirono un enorme successo sulla TV inglese con il programma Monty Python's Flyng Circus. Gli altri membri del gruppo erano Graham Chapman, John Cleese, Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin. Nel programma Gilliam, oltre a collaborare ai testi, e interpretare alcuni personaggi negli sketch, realizzava degli intermezzi a cartoni animati. La sua carriera di regista cinematografico comincia proprio con i Python, con I Monty Phyton e il Sacro Graal, nel 1975, per proseguire con la sua prima regia Jabberwocky (1977) e I Banditi del Tempo nel 1981, la sua prima opera di un certo riscontro commerciale. Nel 1984 realizza la sua particolarissima versione di 1984 di George Orwell, ossia Brazil, un film che pur non incontrando alcun successo commerciale, lo farà entrare nell'Olimpo dei registi di culto del genere fantastico e che da solo meriterebbe un approfondimento. Durante la sua carriera ha sempre alternato clamorosi fiaschi commerciali come Il Barone di Munchausen, a film di successo, come La leggenda del Re Pescatore, con Robin Williams e Jeff Bridges, il cui ottimo riscontro al botteghino lo riscattò dal fiasco del film precedente, e gli permise di produrre “L'esercito delle dodici scimmie” che invece fu un fiasco. La “leggenda” rimane il suo film di maggior successo, prima di Parnassus, pellicola che lo ha rilanciato. Il regista gode della fama di essere geniale e visionario, pur tuttavia le sue visioni sono costose e rappresentano un grosso rischio per una industria che ovviamente mira al guadagno. Un'altra nomea che si porta appresso è quella di portare sfortuna, alimentata anche dalle traversie avute durante la produzione, poi abortita, di The Man Who Killed Don Quixote, raccontate dai già citati Fulton e Pepe nel documentario Lost in La Mancha, che doveva essere il racconto della lavorazione del film e si è trasformato nella cronaca di un disastro.La vicenda del film riprende il tema dell'umanità costretta a vivere nei sotterranei. È il 2035, e non sono bei tempi. Una epidemia ha distrutto il 99% della popolazione della Terra e i sopravvissuti vivono sottoterra per non essere contagiati dal virus. Sono poche e frammentarie le notizie su come si sia diffuso il virus letale, nel 1996. Forse è responsabile un gruppo ecologista L'esercito delle dodici scimmie. Nonostante lo sfacelo, sembra però che il progresso umano non si sia arrestato, al punto che è stata sviluppata la tecnologia per viaggiare nel tempo. James Cole è un detenuto che, in cambio della grazia, viene mandato indietro nel tempo per scoprire l'origine del contagio e raccogliere campioni del virus allo stato “puro”, in modo che gli scienziati del futuro possano trovare una cura. Non è tutto così semplice. Anzi. La vicenda è tutt'altro che lineare. Con repentini balzi tra diverse epoche storiche, proiezioni e apparenti preveggenze, il “mistero” sembra svelarsi a Cole e agli spettatori, anche se il finale resta aperto a tutte le soluzioni.Come tutti i film di Gilliam anche questo è una festa per gli occhi. La Philadelphia del 2035, con un paesaggio urbano popolato dalle belve scappate dello Zoo, è una immagine di forte potenza visiva. Una di quelle che più caratterizzano il film. Come in Brazil, anche in questo film la colonna sonora sottolinea i momenti salienti. Il tango di Astor Piazzolla enfatizza il senso di tragedia imminente, della quale gli spettatori sono consapevoli, nonostante i tentativi dei personaggi per sfuggirla.

La domanda retorica che sembra pervadere il film è: la conoscenza del futuro può riuscire a evitarlo? Cole, quando recupera la lucidità, compromessa dai troppi balzi temporali, vive nel nostro tempo come se fosse circondato da morti, consapevole di non potere evitare che l'epidemia si scateni. Verrebbe da dire che prima dovremmo riuscire a comprendere gli eventuali segnali dal futuro. Cole infatti ha una coscienza smembrata, sia dai disagi della vita futura, che dai balzi temporali. Il “Cos'è vero e cos'è onirico” è l'altra questione al centro della vicenda. Viene anche poi da chiedersi per quale motivo dannarsi per cambiare il futuro; se è vero che il mondo che conosciamo potrebbe essere migliore se tornassimo indietro e potessimo alterare il corso della

Non c'è pace nel mondo del futuro
Non c'è pace nel mondo del futuro
storia, avremmo veramente interesse a farlo? Prevarrebbero gli interessi personali su quelli dell'intera umanità? Gilliam pone sempre molte domande, alle quali risponde, ma con altre domande.

La sceneggiatura di David e Janet Peoples che trae direttamente ispirazione dal cortometraggio francese, è forse più coerente di quelle di altri film di Gilliam, anche se è sempre evidente la voglia del regista di saltare da una suggestione visiva all'altra, in rimandi e citazioni continue a classici della storia del cinema.

Del cortometraggio Gilliam riprenderà anche altri temi:

- la scena dell'aeroporto;