In un certo senso, piuttosto che Timer sarebbe piuttosto poco fantascientifico proprio uno dei film più interessanti tra quelli proposti: Walhalla Rising, del danese Nicolas Winding Refn. E’ un’opera epica, di un lirismo rude, crudo e violento, sul tramonto dell’epopea vichinga. Un film di notevole spessore sia artistico (dal punto di vista cinematografico) che allegorico: One Eye, il laconico e (forse) muto protagonista dal passato misterioso, potrebbe persino essere riconducibile ad un Odino (dio monocolo delle mitologie nordiche) incarnato in un guerriero-schiavo dalla furia quasi invincibile, che di fronte all’avanzata senza scrupoli del cristianesimo e alle insidie di un viaggio iniziatico nel Nuovo Mondo riprende consapevolezza della propria divinità per poi consentire, attraverso l’estremo sacrificio, la sopravvivenza di un bambino che, forse, è la rappresentazione metaforica di un popolo e una cultura. È vero che questa pellicola era data tra le favorite per il Méliès?

Walhalla Rising
Walhalla Rising
Riguardo a Walhalla Rising, posso dire che Nicolas Winding Refn è uno dei registi più promettenti fra quelli attualmente in attività in Europa, tanto da essere stato recentemente contattato per realizzare un film a Hollywood con Harrison Ford. E il suo ultimo film è decisamente fantascientifico sul piano della forma, sia per l’idea folle e geniale di contrappuntare una storia di vichinghi con una colonna sonora di musica elettronica, sia per il lavoro di post-produzione sulle immagini, girate totalmente in digitale con effetti e cromatismi decisamente stranianti per lo spettatore. E poi One-Eye, il protagonista del film, è in definitiva una sorta di supereroe, certo non patinato come quelli DC o Marvel ma ancora più essenziale nella sua dimensione granitica.

Un altro aspetto che va sottolineato di questa edizione è la varietà di proposte in termini di contenuti, stili, generi, passando – solo per citare alcuni esempi -  dalla fantapolitica del messicano 2033 al percorso “umano” e spirituale di un clone in The Clone Returns Home di Kanji Nakajima, dal post apocalittico Carriers al thrilling sensuale di Amer, dalle avventure del XVI secolo del brigante ninja Goemon al coinvolgente Banlieu 13: Ultimatum, un adrenalinico action francese, caratterizzato dalla piacevole e inusuale assenza di scene di sangue, con spettacolari coreografie marziali che si abbinano ad un ben preciso, anche se superficiale e stemperato dall’ironia, messaggio politico-sociale. Avete prestato parecchia attenzione a proporre un programma così felicemente eterogeneo, giusto?

Ma l’obiettivo del festival è proprio quello di proporre una panoramica più ampia possibile attorno al genere e alle sue diramazioni, cercando di vedere in prospettiva quali saranno le evoluzioni future, scoprire nuovi potenziali talenti, proporre uno spaccato di ciò che si realizza in tutto il mondo e che probabilmente non arriverà mai sugli schermi nazionali. Se devo essere brutalmente sincero, si fa un po’ di necessità virtù: nel senso che molti film che vorremmo per il festival, magari più quotati o più attesi dal pubblico, non ci vengono concessi dai distributori… ma questo ci costringe ad andare più in profondità nel nostro settore, e così la nostra manifestazione è diventata un festival di ricerca, che va ben aldilà di una semplice passerella di anteprime. Poi c’è il gusto di scovare opere che possano rappresentare la produzione planetaria: quando si fa il programma, si cerca sempre di tenere d’occhio anche la carta geografica, e di dare spazio alle cinematografie di nazioni diverse, in modo da dare al festival un respiro autenticamente internazionale. Sempre ovviamente nel rispetto degli standard di qualità.

Ha chiuso il festival Moon, di Duncan Jones, una pellicola indipendente che omaggia, senza indulgere in nostalgia sterile, alcuni capisaldi della fantascienza cinematografica anni ’70.

Duncan Jones è un vero talento. Si sa che è figlio d’arte, e che suo padre, David Bowie, lo ha iniziato alla fantascienza fin da giovanissimo.

Moon
Moon
Ma il modo in cui il suo film sa ricreare le atmosfere della fantascienza anni Settanta, di film come Silent Running o il primo Alien, o di serie tv come quelle prodotte da Gerry e Sylvia Anderson, è davvero straordinario. È già al lavoro su un nuovo film, che avrà Berlino come set e sarà ispirato a Blade Runner. E Moon avrebbe meritato certamente più visibilità anche in Italia, dove purtroppo è stato distribuito solo in poche città. Ma sono sicuro che avrà un grande successo in dvd e che diventerà un vero cult.

Tra i titoli non in concorso mi ha colpito molto una docu-fiction: The Age Of Stupid, di Franny Armstrong. Contenuti di estrema attualità, montati con sapiente attenzione al ritmo, sostenuti da una perfetta colonna sonora e con dialoghi e scene di grosso impatto emotivo, pur nella “semplicità” del loro realismo: la tristezza negli occhi dell’ottantenne guida alpina francese, la giovane nigeriana costretta a pulire con il detersivo l’asfittico pesciolino al petrolio, l’incidentale espressione di stupore della bambola nella discarica... Il cinema può fare molto per favorire una consapevolezza ambientale.

Dal punto di vista comunicativo, televisione e cinema rimangono media di fortissimo impatto: sempre più spesso sono utilizzati per diffondere messaggi anche di tipo ecologista, tanto che il termine “eco-movie” ha già circoscritto la categoria. Al Sundance di Robert Redford se ne vedono parecchi ogni anno, e al di là dei possibili eccessi la coscienza ambientalista ripropone valori che vanno necessariamente recuperati e reinseriti nel nostro modo di vivere; in caso contrario le conseguenze sono quelle che la fantascienza ci ha abituati già da tempo a immaginare! Certo, la conferenza di Copenhagen non è stata molto incoraggiante come risultati; viceversa, The Age of Stupid è stato un caso mondiale per la diffusione su larga scala del suo messaggio. Il problema è che nessuno di noi è disposto a rinunciare a un certo tipo di comodità che fanno parte del nostro modo di vivere quotidiano, e tantomeno chi detiene le redini del nostro sistema economico. Su questo piano, la fantascienza è ancora chiamata a provare a dare risposte possibili e innovative, anche se attualmente tende soprattutto a pavoneggiarsi fra scenari catastrofici….