Tanto per chiarire un minimo i dubbi o le incomprensioni che si potrebbero concretizzare in quest’indagine, un umano attualmente utilizza parole che sottendono a concetti in uso da sempre, un linguaggio codificato e referenziale, sviluppato per la maggior parte per l’esigenza di esprimere sensazioni, idee, esperienze e necessità di vita quotidiana. Modi di dire prettamente umani come “mettere il carro davanti ai buoi” o “chi dorme non piglia pesci” risultano assolutamente validi e lampanti poiché delineano immediatamente un quadro memetico universalmente noto, giacché basato su quanto tutta la nostra specie ha sperimentato nel corso dei secoli. Tutto è costruito sull’osservazione diretta, tutto è rapportato al nostro mondo e sensi; ma per un postumano, accresciuto cerebralmente e fisicamente, quali paradigmi si potrebbero prospettare? Avranno ancora senso quei modi di dire che abbiamo appena citato?
Analizziamo un attimo il possibile spettro emozionale di un eventuale postumano tipico di un’età futura imprecisata, probabilmente non troppo avanti nel tempo. Quest’essere possiederà – verosimilmente – una visione degli eventi, di ciò che lo circonda, più alta e profonda dell’umano, e proprio in quanto potenziato potrà accedere a livelli di conoscenza più elevati e assoluti rispetto a quelli attuali. Inoltre, tale capacità potrebbe condurre a una risoluzione naturale di certi astrusi ragionamenti, certi difficili passaggi cerebrali di alcune tematiche che a noi risultano ostiche (vedi, per esempio, la comprensione di molteplici continuum dimensionali). Va da sé che il limite dell’intendimento non svanirà, verrà semplicemente spostato un po’ più in là, ed è proprio quel limite che vogliamo indagare ora: come si esprimerà sull’orlo di quell’orizzonte la postumanità, quali saranno i modelli lessicali che la influenzeranno dal momento che i nostri attuali sono, tutt’al più, scientificamente influenzati da semplice fisica sperimentale o bassa matematica empirica? Sarà proprio l’alta matematica a fornire nuovi ulteriori passaggi lessicali al postumanismo o sarà grazie alla fisica quantistica, che forse diverrà più maneggiabile dalle menti accresciute dei nostri posteri, abituate – perché cerebralmente capaci – a ragionare su problemi multidimensionali che a noi umani del 2000 fanno vaporizzare le sinapsi? Come si strutturerà il linguaggio? Su quale template si modellerà? La poesia come si evolverà? Sarà ancora forgiata dalle parole o il cambio di paradigma sarà sconvolgente, totale, oltre ogni sperimentazione attuale?
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“Nel pensiero l’essere perviene al linguaggio. Il linguaggio è la casa dell’essere. Nella su dimora abita l’uomo. I pensatori e i poeti sono i custodi di questa dimora”.
(M. Heiddeger, “Lettera sull’umanismo”)
2 commenti
Aggiungi un commentoTrovo originale e molto interessante questo articolo, anche se i dubbi e problemi che implicitamente solleva temo vadano al di là della nostra attuale comprensione. Notevole la consapevolezza che la poesia - oggi più che mai bistrattata - occupi e abbia occupato un posto di assoluto rilievo nella storia della nostra evoluzione culturale. Il tema affrontato è uno dei temi-limite della stessa fantascienza, oltre ad essere (o soprattutto perché è) un tema-base della conoscenza umana: cercare di concepire, da Homo sapiens che siamo, qualcosa che trascenda l'Homo sapiens. E' lo stesso argomento che sostanziava il romanzo di Lem "Solaris", in cui tutti i rami della conoscenza umana risultavano insufficienti a spiegare l'essenza del pianeta Solaris (il romanzo infatti assumeva, scientemente, anche una connotazione inevitabilmente religiosa), il che finiva col provocare il collasso totale del pensiero umano. Se restiamo ancora un attimo in ambito fantascientifico, direi che pochissimi sono (purtroppo) gli autori che hanno tentato di descrivere l'indescrivibile: e cio' può apparire un controsenso per una narrativa - la science fiction - che per definizione vuol farsi tramite verso l'inconoscibile. Ma tornando al discorso: temo che davvero si possa prevedere poco del "postumano". Fare ipotesi. Per noialtri, anche con la matematica e con la fisica si può fare poesia (entriamo in un altro ambito: esiste infatti un filone della poesia - conosciuto ancor meno - che utilizza elementi scientifici per raggiungere i suoi scopi). Ma forse per i postumani anche la poesia sarà soltanto vecchia roba da "umani"... Ciao!
Ted Chiang in Storie della tua vita ha trattato l'argomento in modo brillante.
Secondo me per uscire da uno schema umano bisogna modificare geneticamente questo schema, diventare altro dall'umano come è fisiologicamente inteso.
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