- Dovresti interessarti di cose attuali, reali, invece di occuparti solo di quello che potrebbe portare il Futuro.

- Il problema è che rifiuto le basse problematiche del Presente, quelle umane.

- Ti sembrano bazzecole le questioni dell’umanità?

- L’umanità è un pozzo nero, e non rappresenta per niente vero l’espressione più vitale dell’universo.

- Perché, cosa c’è di più elevato?

- L’energia…

 

Parlare di Futuro, di postumanismo. Ragionare sui punti di sviluppo della razza umana significa, in primis, porsi domande su cos’è l’umanità; significa analizzare a fondo ogni particolarità, devianza, fisiologia e potenzialità della razza che domina su questo pianeta. Acquisire tale patrimonio di consapevolezze significa essere critici – o cinici, all’occorrenza – e diventare coscienti dell’enorme limitatezza strutturale che ci rende colpevoli; colpevoli come degli hobbit “diversamente perspicaci” che pensano al nostro mondo come a un habitat immenso, dove possiamo crogiolarci nel senso di potenza che crediamo di poter incarnare: se già fossimo così immensi, perché allora cercheremmo di migliorare sempre il nostro status? Perché allora il Transumanesimo - che è una filosofia, una disciplina che invita a travalicare i nostri limiti strutturali – sta lì a indicarci la strada verso un futuro ritenuto migliore, spalancandoci le porte della longevità e facendoci accedere ai crismi del postumanismo, se già siamo demiurghi, semidei, potenti? È evidente che qualcosa, nel ragionamento della nostra presunta superiorità sul mondo tutto, non va, ed è altrettanto evidente che dobbiamo invece renderci freddamente conto della nostra bassa importanza perché, in fondo, se non esistessimo nulla, fuori dal nostro pianeta, se ne accorgerebbe.

Siamo esseri inutili. Che s’ingegnano, si arrampicano. Fondamentalmente, siamo forme di vita biologica superflue.

Ben venga, allora, la spinta al potenziamento, al superare i limiti della nostra razza. Sia benvenuta la sana voglia di spazzare via i limiti morali attuali e i limiti delle religioni, quest’ultimi retaggio di barriere che tendono a salvaguardare alcune antiche caste. Per confermare questo pensiero basterà aggiungere che con la cellula artificiale di Craig Venter si sta aprendo lo scenario postdogmatico, postreligioso, che potrebbe portare l’uomo a diventare un demiurgo; se davvero sarà così, da quel punto in poi nessun Dio – o chi per lui - potrà più rivendicare il diritto esclusivo alla Creazione.

Le religioni assolutiste, tipo la cristiana, stanno giungendo al capolinea. Poche generazioni ancora e di tutto questo Credo, di quest’ordalia di pietà inutile che tende a mettere in primo piano l’umano (un ammasso organico di biologia delicatissima e psichicità barcollante) non avremo che una pallida memoria; rimarrà solo un fastidio del passato, come ricordare le vessazioni di capricciosi imperatori romani passati alla Storia per le loro nefandezze e perversioni. È chiaro che le gerarchie ecclesiastiche tendono a conservare più che possono il potere precedentemente immenso; è chiaro che persi anche questi ultimi appigli di loro non rimarrà più nulla, se non il vuoto sociale e filosofico che lasceranno.

Ed è questo che preoccupa, ancor di più della continua ingerenza politica degli ecclesiali nella vita di tutti i giorni: cosa o chi riempirà quel vuoto? Probabilmente, i postumani, o se il crollo delle religioni dovesse avvenire davvero rapidamente, i transumani.