Ci sono buone e cattive notizie sulla terza stagione del telefilm più innovativo di questi ultimi anni: la buona è che si tratta sicuramente di una stagione meno cupa di quella precedente, la cattiva, per così dire, è che il livello di complessità è salito. Lost richiede ancora più attenzione per essere seguito a fondo. Ed inoltre, altre vite verranno messe a rischio, con conseguenze imprevedibili.

Cominciamo con il ricordare dove eravamo rimasti: Jack, Kate e Sawyer erano stati catturati dai cosiddetti Others o “Altri” che dir si voglia. Solo Hurley veniva rimandato indietro con l’avvertimento di non andare mai a cercarli. Nel frattempo, Locke, Desmon ed Ecko scoprivano che il conto alla rovescia che tanto li aveva ossessionati, aveva un vero scopo di esistere. Ma lo scoprono mentre la struttura al di sotto della botola, sembra fare una brutta fine. Solo Charlie riemerge dalla foresta, vagamente intontito, mentre il portello con la scritta quarantena cade sulla spiaggia, proprio davanti agli altri sopravvissuti. Intanto, Michael si suppone sia scappato col figlio dopo aver tradito i suoi compagni di sventura e scopriamo che il famigerato Henry Gale è il capo degli Others.

La terza stagione, come è tipico di Lost, si apre su una scena incongrua: una bella donna bionda (Juliet, ovvero Elizabeth Mitchell) sta preparando dei muffin in una luminosa casetta bianca, mentre un gruppi di persone arriva per partecipare al suo club del libro.

Subito dopo scopriamo che del club fa parte anche il misterioso Henry Gale e nello stesso momento un rombo assordante fa tremare le pareti.

Il gruppo esce di casa in tempo per vedere un aereo che precipita, spezzandosi, ma noi scopriamo che anche queste persone vivono sull’isola che ormai conosciamo, solo in quello che sembra un perfetto villaggio vacanze.

Henry si rivolge a due persone ben precise, dicendo loro di correre nel punto in cui sono caduti i due pezzi dell’aereo. E noi li conosciamo bene, perché rivediamo (non per l’ultima volta) l’inquietante Ethan ed il subdolo Goodwin.

I primi sei episodi della terza stagione, non diversamente da quelli della seconda, costituiscono un mini arco narrativo, creato per due motivi: farci scoprire dove vivono gli Others ma soprattutto, generare un cliffhanger che avrebbe lasciato in sospeso il pubblico per una pausa di ben tre mesi nella programmazione.

Quello che veniamo a sapere è che esiste un’isola più piccola vicino a quella dove l’aereo è caduto, chiamata Alcatraz. Qui è presente quello che sembra un complesso di edifici malridotti ma ancora in uso, dove un tempo si svolgevano delle ricerche di qualche tipo. E ci sono anche delle gabbie, in cui venivano tenuti gli orsi polari della prima stagione.

Solo che ora, al loro interno, in gabbie separate, vengono tenuti Kate e Sawyer, mentre Jack viene tenuto rinchiuso in una struttura sotterranea, per un motivo tanto preciso quanto misterioso.

A parlare con lui compare Juliet, che si rivela ben presto inquietante e manipolatrice.

Sull’isola ci sono anche gli altri sopravvissuti che erano scomparsi subito dopo il disastro aereo. Sono impegnati in quella che sembra un opera di scavo, ma lungi dall’essere prigionieri sembrano essere parte integrante del gruppo.

In mare, Sayid, Jin e Sun scoprono un molo abbandonato e Sayid decide di attirare gli Others in una trappola per salvare Jack e gli altri. Ma anche la controparte fa una scoperta, ovvero che il trio ha una barca ed Henry, che ora sappiamo chiamarsi Benjamin Linus, vuole che venga recuperata.

L’imboscata di Sayid finisce male: la barca viene rubata, ma Sun riesce a sparare ad una degli avversari, il che però porterà a conseguenze drammatiche.

Sull’isola principale, Locke si risveglia in mezzo alla jungla. Vicino a lui vede Desmond correre nudo e scomparire alla vista. Dall’alto cade il bastone di Ecko.