«Benedetto sia il Creatore e la sua acqua. Benedetta la Sua venuta e la Sua partenza. Possa il Suo passaggio purificare il mondo. Possa Egli conservare il mondo per il Suo popolo». È questa una preghiera che Liet-Kynes sussurra in Dune all’apparire di un Verme delle sabbie. In un mondo, come Arrakis, dove l’acqua è preziosa quanto e più dell’oro, essa è al centro degli interessi di tutta la sua popolazione, dai Fremen indigeni ai coloni che abitano i grandi centri di Arrakeen e Carthag. L’acqua è tra i principali protagonisti del grande romanzo di Frank Herbert. La sua importanza andrà ridimensionandosi nei successivi episodi, dove prevale l’intreccio politico e la più ampia space opera, ma non va dimenticato che Dune è nato proprio in seguito al profondo interesse di Herbert riguardo la desertificazione e le usanze dei popoli di quelle zone: «Un pianeta che soffre per la mancanza d’acqua. Un popolo spinto alla violenza da questo bisogno. Una cultura, una civiltà che cerca di superare una simile avversità»; così lo stesso Herbert sintetizza il plot che lo ha portato alla stesura dell’opera.  

Ciò che in primo luogo va notata è una contraddizione: i Fremen, gli abitanti indigeni di Arrakis, venerano i vermi delle sabbie, da loro chiamati Creatori, e tuttavia sono proprio questi la causa di quella penuria d’umidità che li costringe a un calvario quotidiano. I vermi producono la sabbia di Arrakis (oltre alla Spezia del melange), causando l’estrema aridità del suolo del pianeta. Un Creatore che per sua stessa natura rimuove la fonte prima della vita è un ben strano creatore. Tanto più che la Bibbia Cattolico-Orangista, il testo sacro dell’umanità in Dune, afferma in un passo più volte riportato che «l’acqua è l’inizio di ogni vita» (“Kalima” – cioè versetto – 467). Quest’idea è ben radicata nelle costumanze dei Fremen, i quali considerano sacra l’acqua e intorno ad essa costruiscono complessi rituali. Herbert, la cui erudizione era molto vasta, sapeva certamente come nelle varie culture e nei vari popoli della Terra l’idea dell’acqua come “inizio di ogni vita” è ben radicata e trascende le varie differenze tra etnie. La Bibbia C.O., che nell’opera è un sunto delle ideologie religiose dei vari popoli della razza umana, riassume nel versetto su riportato una delle idee più antiche dell’umanità. Nell’antico Egitto la prima degli dei era Nun, personificazione dell’acqua che circondava la Terra (il Grande Oceano Circolare) e la divideva in due parti attraverso il fiume Nilo: l’appropriata definizione che Erodoto dà dell’Egitto, “dono del Nilo”, riecheggia questo mito primordiale basato sugli usi quotidiani dei popoli egiziani. Il limo, la sostanza fertile che periodicamente il Nilo lascia nel terreno nel corso delle inondazioni, è la fonte primaria della fecondità della terra; gli Egiziani, popolo di agricoltori, dipendevano interamente dal Nilo per la loro vita, la loro economia e la loro potenza. Gli induisti venerano il Gange, il “fiume sacro”, e i Babilonesi sapevano bene come la loro civiltà dipendesse dall’apporto benefico del Tigri e dell’Eufrate, i due fiumi che rendevano la loro terra una “mezzaluna fertile”. Nella cosmogonia greca, Oceano è figlio di Urano e Gea (secondo Esiodo): rappresenta l’acqua, laddove i suoi genitori sono rispettivamente l’aria e la terra, elementi che insieme al fuoco erano considerati divini per i Greci, essendo alla base della vita. Ancora di più, Omero denomina Oceano il “padre di ogni cosa”: esso circonda tutte le terre e con Teti, la sua sposa, generò tremila figli (i fiumi) e tremila figlie, le Oceanine. Talete, il primo filosofo greco, affermerà più tardi che l’acqua è il “principio di tutte le cose”. Non c’è alcuna differenza con la frase della Bibbia C.O. “l’acqua è l’inizio di ogni vita”, il cui riscontro scientifico è oggettivo e si basa sull’idea del brodo primordiale. La stessa creazione del mondo, in molti miti, parte dall’acqua: nella tradizione polinesiana, negli indiani Yakima (secondo cui “agli inizi del mondo v’era solo acqua”), nei miti cinesi. Nella Genesi, si afferma che «lo spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque», e che solo in un secondo momento la terra è divisa dalle acque.