Furibondo, il cetagandano si rimise in piedi sfoderando le armi. - Io faccio un massacro! Vi vaporizzo tutti! Uomini, a me!

- Al tempo. - lo bloccò Miles - Farebbe meglio a preparare una giustificazione per i suoi superiori. Quando vedranno questo filmato vorranno sapere come mai un ghem-lord si lascia sopraffare e abbordare da... come li ha chiamati? Straccioni che non si reggono in piedi?

Il cetagandano arrossì violentemente dietro i tatuaggi. - Lei non oserà, Vorkosigan! Mi dia quella telecamera!

- Troppo tardi. Temo che il filmato sia già stato trasmesso via satellite. Credo che la sua carriera militare non avrà molto seguito. Può scegliere tra un suicidio onorevole e...

- E...? - ripeté il cetagandano, inebetito.

- ...e una richiesta di asilo politico. Incidentalmente, visto che mi trovo spiacevolmente bloccato qui, potrebbe darmi uno strappo fino a Barrayar con la sua nave (sarà meglio fermare i Survivor, prima che la divorino). Per riconoscenza io potrei intercedere presso le autorità di Vorbarr Sultana. Che ne dice?

Il ghem-lord era distrutto. - Ora capisco perché i miei compatrioti che hanno avuto la sfortuna di confrontarsi con lei sono tutti ricoverati per esaurimento nervoso, Vorkosigan.

Miles sorrise. - Bene. Saluto i miei e si parte. Ah, ovviamente la cabina di comandante spetta a me. Niente in contrario, vero?

Il cetagandano svenne.

...

I Survivor, conduttore sahariano in testa, guardavano Miles con aria stralunata. Li aveva tanto imbottiti di chiacchiere che si sentivano rincoglioniti in maniera indicibile, e soprattutto capaci di credere a tutte le incredibili cazzate appese per i capelli con cui il barrayariano aveva loro spiegato gli ultimi avvenimenti.

- Michia, certo che gli effetti speciali di Mediaset sono proprio fantastici. - commentò Adolfo.

- Mi' fratello, mi' cugino. - approvò Marco.

- E' con spirito vincente di puro stampo darwiniano che narrerò questi accadimenti alle mie amate piante di fave rosse. - commentò Franco.

- L'importante è che nessuno mi voti. - aggiunse Francesca.

- Eh? - fece Miliza.

Mentre accompagnava Miles al portello dell'astronave, ribattezzata "Nave delle Libertà" dal nuovo comandante, il conduttore in sahariana gli rivolse l'ultima domanda.

- La mia ammirazione per lei è sconfinata, dottore... - sussurrò - Voglio dire, sono praticamente certo che tutto ciò che ci ha raccontato siano balle, ma sulla sua bocca suonano così bene... Come fa?

Miles sistemò meglio i risvolti della tuta che era stata del comandante cetagandano e che, piegata dodici volte, era più o meno adatta alla sua taglia. - Ah, amico mio, la gente ama sentirsi raccontare balle. E la tua gente più di tutti. E' un piacere raccontare balle a persone come voi. Uno potrebbe dirvi qualsiasi cazzata e voi non solo la berreste, ma probabilmente lo votereste alle elezioni e gli dareste la maggioranza assoluta Camera e Senato. Siete fantastici!

- Uh... grazie. - fece il conduttore, un po' perplesso. - E in bocca al lupo per il viaggio.

Miles replicò per l'ultima volta mentre il portello si richiudeva.

- Sono io che vi dico "in bocca al lupo". Su questa penisola ne avrete bisogno molto più di me, credetemi.

- Siamo su un'isola! - obiettò il conduttore. Gli rispose solo il rombo dei propulsori cetagandani.

La nave decollò e scomparve tra le nubi, e lui non capì se quello di Miles era stato un lapsus. O qualcos'altro.

FINE