Quando fu certo che tutte le telecamere fossero accecate, il conduttore proseguì. - Compito di oggi è recuperare, tramite immersioni, quanta più attrezzatura possibile da un'imbarcazione affondata che si trova... dove si trova, dottor Miles?

Il barrayariano indicò il mare aperto. - Laggiù, oltre gli scogli. Il fondale non dovrebbe esser più profondo di cinque-sei metri.

Il conduttore annuì con deferenza. - Tutto chiaro, Kuna e Tolote? Allora andate. Ora!

- Un momento. - obiettò la brunetta - Perché è il finocchietto che dà gli ordini, adesso?

- E' vero. - aggiunse Adolfo - Chi è quel nano? E' spuntato solo stamattina: stava affogando sul bagnasciuga.

Il conduttore fece per intervenire, ma Miles, che aveva dato un'occhiata ai dossier sui concorrenti che l'altro gli aveva fornito, aveva già pronta una linea d'azione.

- Io sono il presidente del Gran Consiglio dell'isola. Finora non mi sono mai fatto vedere, ma ho potere di veto su tutte le vostre votazioni, e posso decidere di espellere chiunque tra voi in qualunque momento.

- Presidente del Gran Consiglio? E chi l'ha eletta?

- Volete un'elezione? D'accordo... - Miles sfoderò il suo migliore sorriso e la parlantina a mitraglia che lo aveva reso famoso per tutta la galassia - Prometto meno zanzare per tutti, un milione di nuove noci di cocco, pioggia ridotta al 20% e solo per i redditi più bassi. Non ci sono altri candidati, ma anche se ci fossero rifiuto di confrontarmi con loro. Allora, chi è contrario? Nessuno? Bene, da oggi sono il vostro presidente.

- Wow! - Francesca lo fissava estasiata - Mi perdoni, Presidente. Posso almeno leccarle i piedi?

- Scusi se ho dubitato, dottore. - gli sussurrò il conduttore all'orecchio - Ora la riconosco perfettamente.

Uno dopo l'altro, i naufraghi raggiunsero gli scogli e si tuffarono. Nel giro di un'ora avevano già recuperato un'attrezzatura completa per la comunicazione sub-orbitale, sei fucili al plasma, due fruste neuroniche, cuffie, binocoli tattici e gli stivali coi rialzi di Miles. Il barrayariano li indossò subito, raggiungendo finalmente il metro e trenta che era la sua corporatura di rappresentanza.

- Va bene, truppa. Potete riposarvi, adesso.

Il gruppetto, stremato, si stese sulla spiaggia, riuscendo a malapena a commentare l'impresa.

- Minchia, che sudata!

- Aggio preso pure 'nu bello pruppiciell'!

- Mi' fratello... mi' cugino...

- Eh?

Il conduttore si rivolse al barrayariano. - Che facciamo adesso, dottor Miles?

- Aiutami con questo comunicatore. Devo lanciare un segnale di SOS alla flotta.

- Ehm... non la seguo, dottore.

- Non ha importanza, obbedisci e basta.

L'altro annuì servilmente. Mentre spostava le manopole seguendo le indicazioni di Miles, trovò il coraggio di insistere. - Mi assicura che manterrò il mio posto, dottore?

- Hai la mia parola di Vor. - replicò distrattamente Miles, osservando i quadranti dello strumento.

- La sua che?

- Non so bene cosa sia, ma mio padre lo dice sempre, quindi dovrà valere qualcosa.

- Suo padre? Ah, allora va bene, dottore.

Miles completò la sequenza e si mise a scrutare il cielo. - Ehi! Hanno fatto presto!

Il conduttore si fece schermo con la mano. - Un elicottero? Qualcuno che aspettava, dottore?

Miles diede un'occhiata col binocolo tattico. Storse all'istante la bocca. - Direi di no. E' una nave da battaglia cetagandana di classe Destroyer. Temo che abbiano tracciato la discesa della navetta... Immagino che prenderanno me come ostaggio e cancelleranno le tracce vaporizzando l'isola. Con voi sopra.

L'altro batté le palpebre. - Sta scherzando, vero?

- Temo di no. - Miles si alzò in piedi - Presto, andiamo.

Precipitatosi sulla spiaggia, prese a pedate i naufraghi che riposavano. - Ognuno di voi prenda un fucile al plasma e si metta in riga dietro di me!

- Cos'è, un'altra minchia di sfida per il progresso? - protestò l'esausto Adolfo.

- In piedi, sergente! - sibilò Miles - E, da questo momento, chiamami ammiraglio!

Come Miles aveva previsto, il naufrago scattò automaticamente sull'attenti. Anche gli altri imbracciarono il fucile e, seppure con qualche goffaggine, si misero in formazione.

- Ehm... dottore? - fece il conduttore in sahariana - Che succede?

- Silenzio! Prendi le telecamere e portale qui. Subito!

La nave cetagandana atterrò sulla spiaggia sollevando una nube di sabbia e terriccio. Sul fianco dello scafo si aprì un portello circolare. Sulla soglia apparve il pilota-comandante. Dall'uniforme e dai tatuaggi di casta, Miles riconobbe un ghem-lord, che a dispetto del nome non è un bergamasco puzzone bensì un esponente dell'alta nobiltà cetagandana.

- Le suggerisco di arrendersi, Vorkosigan. - disse con un sogghigno.

- E' lei che deve arrendersi. - replicò tranquillamente Miles.

Il cetagandano sbarrò gli occhi. - Scherza? Un Destroyer in assetto da battaglia contro una mezza dozzina di straccioni che non si reggono neppure in piedi? Ma dove li ha trovati? Lei mi delude, Vorkosigan.

- Ah! Mi spiace informarla che questi "straccioni", come li chiama lei, sono i Survivor, esemplari selezionati e temprati da prove durissime, e rappresentano il meglio che si possa trovare su questo pianeta: contro di loro non ha scampo.

Il cetagandano scoppiò in una sonora risata. - Lei ha fama di essere il più grande contaballe galattico, Vorkosigan, ma questa volta ha battuto ogni record. Avanti, si consegni e facciamola finita.

- D'accordo, comandante, l'ha voluto lei. - Miles si rivolse alla sua approssimativa truppa, che aveva l'aria di non aver capito una beata mazza di quanto stava accadendo, anche perché il dialogo tra i due extraterrestri si era svolto in cetagandano demotico. - Kuna e Tolote, vi farà piacere sapere che il combustibile standard delle navi cetagandane è costituito da fettuccine al ragù e da peperonata con le cotiche. I serbatoi di questa nave ne sono pieni.

All'unisono, i naufraghi cominciarono a sbavare. Poi si udì come un rumore di zoccoli e qualcosa di simile al muggito di una mandria di rinoceronti che si gettasse al galoppo. Un istante dopo, il comandante cetagandano era riverso a terra con impronte di sandali e piedi nudi sulla faccia. Dall'interno dell'astronave, alle sue spalle, giungevano imprecazioni furibonde e clangore di lamiere sventrate.

- Cosa... che è successo? - balbettò il cetagandano.

- Un sorriso per i posteri, comandante. - lo canzonò Miles, riprendendolo con una telecamera - Ecco, così.