Virus: non tutti sono pericolosi, anzi alcuni potrebbero essere introdotti nella circolazione sanguigna (addirittura inseriti nel nostro Dna) perché in grado, opportunamente programmati, di iniettare in cellule malate farmaci risanatori. Il virus infatti, per "vivere" e riprodursi, deve invadere le cellule e appropriarsi dei loro meccanismi: esso ottiene questo scopo imponendo al nucleo cellulare il suo Dna, le cui uniche istruzioni sono quelle di fabbricare più copie di se stesso. Per cui virus "innocui" modificati sarebbero veicoli ideali per diffondere nell'organismo umano geni nuovi, o mancanti, quindi per dotare embrione o feto umano di caratteristiche "evolutive".

E il mondo minerale? Onestamente non ricordo di contaminazioni con minerali; ma non mi stupirei se, con adeguate procedure, si immettessero prima o poi nel feto cristalli di pietre rare, per esempio allo scopo di donare alla pelle del nascituro riflessi preziosi di onice, d'ametista, o marezzature. Può apparire improbabile; d'altronde a volte la realtà supera la fantasia. Graham Cairn-Smith della University of Glasgow ritiene che le prime forme di vita potessero essere basate non sul carbonio ma sull'argilla. Alcuni cristalli di argilla sono infatti in grado di attuare un rudimentale modo di riproduzione, e forse potrebbero fornire una sufficiente complessità per realizzare una sorta di trasmissione genetica. (Ripreso da Paul Davies in Il cosmo intelligente, Mondadori, Oscar Saggi, 1989). E ricordo almeno due storie in cui agivano esseri minerali (anche se sulla loro natura veniva detto ben poco): li cito a puro titolo di curiosità, perché esseri extraterrestri e quindi estranei al nostro tema: Gli Xipéhuz (racconto noto anche come Il mistero delle Forme, su Nova Sf n. 2, Perseo, 1985), pubblicato nel 1887 dal sorprendente - in pratica sconosciuto in Italia - scrittore francese J. Rosny ainé; e Il Grande Passaggio di Yves Dermèze, altro scrittore francese (pseudonimo di Paul Bérato; nel remotissimo Urania n. 135 del 1956).

Anche la chimica avrà ovviamente molto da esprimere. Si pensi a una droga che comunichi sensazioni di beatitudine, visioni, sonni rigeneratori, senza assuefazione (qualcosa di simile, il "soma", esisteva già nel romanzo Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley). Si immaginino preparati che cancellano a richiesta ricordi dolorosi o sgradevoli per sempre o temporaneamente, che alterano il senso dello scorrere del tempo, o che facciano d'un cervello "tabula rasa". Nel romanzo di Robert Silverberg Il secondo viaggio (1972; 1980 ed. Nord), i criminali vengono trattati chimicamente per azzerare nelle loro menti ricordi e istinti aggressivi. Già nei primi anni Settanta, nel celebre volume divulgativo I figli innaturali il giornalista David Rorvik scriveva di "controllo molecolare della mente", ovvero di "istruzione mediante iniezioni": veri e propri trapianti di memoria, che avrebbero consentito di imparare nuove lingue in un momento, impossessarsi di ricordi altrui - si trattasse di persone o animali - quindi anche conoscere, per esempio, l'esperienza di una tigre che corre ad azzannare una gazzella per divorarla. Potrà accadere davvero di tutto: pensiamo solo al racconto di Philip K. Dick Ricordi in vendita.

Negli ultimi anni il cervello sta svelando interessanti segreti, specie grazie a una tecnica radiologica di imaging che mostra le zone deputate a determinate attività (fra l'altro, pare confermata l'esistenza dell'inconscio: soddisfazione postuma per Freud, oggetto da qualche anno di numerosi attacchi revisionistici perché "antiscientifico"). In quanto organo basato sull'elettrochimica, il cervello sarà, anche più del corpo, terreno fertilissimo per esperimenti d'ogni tipo. Delle migliaia di storie basate sul cervello umano, menzionerò La telepatia su cavo coassiale di Roberto Vacca (ripubblicato su Robot nuova serie, n. 44) e Il cervello mostro di Curt Siodmak (1950; un altro Urania del passato remoto: n. 60 del 1954): uno scienziato manteneva in vita il cervello di un uomo morto in un disastro aereo immettendolo in una particolare soluzione liquida; il cervello cresceva di volume e potenza diventando telepatico e schiavizzando lo scienziato). Dal romanzo furono tratti almeno due film: Il cervello di Donovan (1953) e Il cervello che vinse la morte (1962).