Costei, penso, sarà anche una ninfomane esibizionista, ma è davvero una donna superlativa. Mi lecco le labbra, in preda a uno strano sentimento. Che sia fame? Odo un cupo rimbombo giù nello stomaco. Sembra davvero fame!

Per un attimo considero perplesso il gentile presente, dopodichè, richiamato dai pigolii di mia moglie che avevo lasciato alla lettera pi, getto nella sala da pranzo l'oggetto inspiegabile e riprendo con solerzia l'uxoricidio interrotto.

Dove si è cacciata? Ah, eccola vicino alla finestra, rannicchiata in un angolo della stanza. Mugolando parole in comprensibili muove con monotonia il suo testone enciclopedico.

Dopo un attimo di amnesia ricordo tutto e nuovamente infuriato le salto di nuovo sopra e riprendo a sfogliarla freneticamente.

Pi, esse esse, ti ti ...

Orrendo, inaudito: manca Taddeo Taldone!

Mia moglie non mi dedica, non dico un centinaio di pagine come sarebbe doveroso e sacrosanto, ma neppure una citazione di un rigo e mezzo. Io non esisto tra le informazioni di mia moglie! Mia moglie non è informata della mia esistenza!

Di conseguenza l'umanità non verrà mai a conoscenza del mio essere, della mia vita, di me, il fulgido Taddeo Taldone. E se mia moglie venisse adottata come libro di testo nelle università? E se fosse ritenuta degna di sostituire l'ormai obsoleta enciclopedia cinese?

Non è possibile assistere passivamente a un simile misfatto perpetrato ai danni dell'umanità intera.

In preda a un'ira totale strappo mia moglie foglio per foglio, la smembro arto per arto, ne faccio un mucchietto, ci metto sopra le due gambine e i tre seni e do' fuoco.

Il fumo si diffonde nell'appartamento.

Esausto per l'uxoricidio appena commesso crollo a sedere su una sedia.

Balzo immediatamente in piedi.

Mi è spuntato un altro organo.

Sul sedere!

Ciò mi costringerà a passare gran parte della giornata in piedi.

Comincio a dubitare che questo affare di trascendere l'umanità meriti realmente tanti sacrifici.

Man mano che passa il tempo, la gamma di percezione dei miei sensi si fa più vasta. Verso sera un'enorme palude di vischiose e stagnanti sensazioni si dilata sempre più sopra e dentro di me, opprimendomi oscuramente e costringendomi all'insonnia. Sento che anche stanotte in qualche parte del corpo si svilupperanno altri organi sensoriali, altri strumenti di percezione della multiforme infinita realtà.

Tutto ciò incomincia a far vacillare pericolosamente la mia identità.

Mi avvicino allo specchio e mi guardo attentamente.

Taddeo Taldone.

Che volto plastico, che occhi profondi!

Come volto è un po' barbuto, a dire il vero. Da qualche tempo sono costretto a farmi la barba tre o quattro volte al giorno. Curioso, come mi cresca la barba. Barba? Forse pelo! Peli duri e neri su tutto il viso e anche su tutto il corpo e sulle zampe. Par don, gambe. o zampe? Be', gambe zampe barba o pelo, che importanza ha?

L'essenziale è che io sia io, Taddeo Taldone, anche se inconsueti desideri e strani appetiti fermentano nel mio corpo e nella mia mente.

Stamattina ho adocchiato la ragazza che abita al primo piano.

Stupendo fisico, occhi verdi, carnagione rosea, carni morbide e vellutate. Ogni volta che la vedo un istinto violento mi sommerge.

Ho deciso: stasera l'attenderò fuori al buio, quando rientra.

La divorerò!

Già pregusto il fatto. La lingua salivosa scorre sulle zanne... Zanne, divorare? Gesù, che marasma. Troppe cose stanno accadendo e troppo in fretta. D'improvviso, come una folata di vento, mi giunge l'elpizzazione dei fenicotteri che, dritti sulle loro scheletriche zampe nel vicino zoo comunale, sussurrano dentro di me ansiosi di confidarmi la loro infelicità. Tutti quei fenicotteri si accalcano nella mia mente e pretendono di raccontarmi le loro miserabili storie personali, i loro amori e le loro delusioni.