- Esatto, figliolo. E voi?

- Potremmo dire lo stesso. Io ed il mio amico suoniamo musica elettronica ed abbiamo deciso di venire in Messico per studiare i fenomeni musicali locali legati allo stato di trance e allo sciamanesimo.

- Allora avrete certamente letto Castaneda.

- Qualcosa. Non tutto. In realtà siamo più interessati allo svolgimento pratico che non alla teoria. Comunque - feci una pausa - potrebbe indicarci un albergo o un ostello dove andare a dormire?

Il vecchio scosse la testa risolutamente.

- Potete dormire da me. Se vi fidate.

Ci fidammo.

Il vecchio Albert Grotowsky, sessantaquattrenne americano di Tucson, autore di cinque romanzi postmoderni di scarsa fama, aveva una casa di due piani poco fuori lo Zocalo.

Ci fece sistemare il nostro impianto nell'ampio garage e ci consegnò le chiavi di due comode e pulite stanze al piano terra, dotate entrambe di servizi.

Ci accompagnò come una perfetta guida lungo le caotiche strade della città, parlava a ruota libera mescolando antropologia, cultura popolare, curiose impressioni colorite da imprecazioni e bestemmie. Nel complesso, una persona piacevole.

- Lei sa qualcosa dell'origine dei Roghi? - domandò Django, mentre passavamo davanti ad un incredibile negozio di giocattoli a molla.

- Non sono molti quelli che conoscono le origini dei Roghi - replicò con tono pacato e riflessivo - probabilmente E' un'usanza importata da qualche tribù dell'entroterra. La prima edizione E' datata 2013, e fu un mezzo fiasco, almeno per quel che ne so io. Secondo me sono una sciocchezza.

- Cosa? I Roghi?

- Già, figliolo. Una vera sciocchezza - sorrise - E' una cerimonia per turisti, priva di una vera valenza metafisica. Sicuramente avranno distorto la natura del rituale e ciò che ottengono E' un vuoto simulacro.

- Un giudizio drastico.

- Non più di tanto. Avrebbero la possibilità di indurre un colossale stato di trance collettiva, ma sono frenati dalle loro paure borghesi.

Io e Django avevamo una conoscenza approssimativa dei Roghi; sapevamo, per averlo letto in riviste di antropologia e in depliant turistici, che ogni Dicembre nello Zocalo le autorità messicane radunavano queste unità di generazione policromatica, delle gigantesche scatole simili a barilotti di birra dotate di trasduttori informatici, e creavano delle sequenze di colori, delle vere e proprie allucinazioni indotte che penetravano nel subconscio di chi assisteva attraverso un processo subliminale e influenzavano la percezione del reale in maniera potente.

Li chiamavano Roghi perché le unità di generazione policromatica disponevano di una sorta di tubo di scappamento che emetteva in continuazione una suggestiva fiammata rossastra, non troppo lontana dal ricordare le fiamme che secoli prima avevano arrostito streghe ed eretici in mezza Europa.

- Mi piacerebbe che questa massa di deficienti potesse conoscere sul serio un'esperienza sciamanica - disse Grotowsky, guardandomi fisso negli occhi.

- Piacerebbe anche noi - assicurò Django, e non si accorse che quella frase, come un invisibile ed oscuro patto, avrebbe unito indissolubilmente il nostro futuro a quello del vecchio.

- Mi faccia capire - dissi, preoccupato - lei vuol collegare questo jack al sistema centrale?

Era notte. Una notte cupa, priva di stelle e di luna. Ce ne stavamo fermi lungo l'argine elettrificato di un bunker governativo, io e Django ad alitarci sulle mani per trovare un po' di sollievo, il vecchio impalato sulla strada come uno spaventapasseri.