Mi chiedevo se almeno qualcuno legge i pezzi che un mese via l'altra scrivo. Per fortuna arrivano i Riccardi e gli Andrei a farmi le pulci e mi rincuoro. Mi chiedevo quanti leggono gli articoletti, rammaricandomi che per i Numeri Uno non ci fosse l'indicazione: "Questo articolo è stato letto da x persone" ed eccoti i Silvi che recepiscono il pensiero e zac, la scritta appare. Sono in ritardo ed eccoti la proroga. C'è quasi da pensare di essere al centro dell'Universo. Ma visto che non sono ancora diventato il Signore dell'Universo ed anzi ho come tutti i miei acciacchi, riprendiamo a parlare di collane. Questa volta tocca a Futuro. Biblioteca di Fantascienza. Nel giugno 1973 Fanucci lancia una nuova collana in sostituzione di Futuro Pocket come è ed era amichevolmente chiamata. La nuova collana abbandona il formato tascabile e sbarca in libreria, dopo quattro mesi di assenza, con un formato più acconcio, ma a prezzo triplicato o quasi. L'impostazione è la stessa della sorellina defunta: bibliografia più o meno dettagliata ed un ampio commento dei medesimi curatori: Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco. Le traduzioni sono particolarmente curate (e non potrebbe essere diversamente viste le numerose denunce dei due a proposito delle traduzioni approssimative e magari tagliate che circolavano sul mercato, essenzialmente nelle collane da edicola, visto che la libreria era stata appena scoperta dagli editori specializzati), mentre l'aspetto non è esaltante: l'illustrazione è confinata in uno spazio ristretto su uno sfondo azzurro. Non è il massimo dell'eleganza, ma ha il merito di farsi vedere (non ci si può non accorgere di un pugno in un occhio). Questa soluzione durerà 4 numeri. Con il numero 5 l'illustrazione di copertina guadagna un più ampio spazio sovrastata da una fascia rossa con il titolo in bianco. Decisamente più elegante. Con il n. 27 la copertina si tinge d'argento (l'argento è un metallo che paga; sulla scia della Nord, molti si sono dati all'argento, compresa l'ultima Urania, anche se di un argento un po' stinto).ed i commenti sono approfonditi, anche se molti criticano gli strumenti utilizzati. Come mi faceva rilevare recentemente de Turris, ognuno utilizza per l'analisi gli strumenti che conosce e non sarebbe possibile fare altrimenti. Certo che alcuni approcci sono decisamente in controtendenza rispetto a quel che il convento fantascientifico del tempo passava. Si inizia con un classico di Alfred Elton Van Vogt, Crociera nell'infinito (The Voyage of the "Space Beagle", 1951), non certo alla sua prima ristampa, in una nuova versione dovuta a Sebastiano Fusco, con il titolo classico conosciutissimo dagli appassionati (con la mania corrente di tradurre letteralmente i titoli avremmo rischiato di avere un titolo tipo Il viaggio del "Bigolo Spaziale" e avremmo perso comunque il riferimento a Darwin). A commento del volume, una nota anonima su Oswald Spengler, il famoso autore di Il tramonto dell'Occidente, chiave di lettura del libro dell'autore canadese.

La distribuzione non è mai stato il forte della Fanucci, anche se nelle grosse città non ci sono mai stati grossi problemi a trovare. Ai tempi frequentavo la Libreria Martello, in corso Vittorio Emanuele, dove avevo scoperto un commesso appassionato di fantascienza, Federico Golderer (sarebbe poi passato, molto più tardi, a curare per Longanesi i FantaPocket). Fu lui che mi segnalò il numero 1 della nuova collana (mi stavo allontanando con il n. 2, un libro di Niven, Un dono dalla Terra). A dire il vero fui un po' indeciso se prenderlo o meno (era il tempo in cui evitavo di comprare doppioni; in effetti catalogavo i libri di fantascienza per questo motivo), ma alla fine mi convinse. Non mi sono mai pentito dell'acquisto.

La collana durò 50 numeri, alternando la fantascienza alla fantasy e con modeste incursioni nell'horror. Gli ultimi due numeri uscirono con intervalli di quasi un anno senza l'indicazione del curatore, quando ormai il divorzio fra de Turris e l'editore era avvenuto.

Sono sempre stato affezionato a questa collana, per motivi varî, anche se non ha mai presentato capolavori. Ha presentato però libri di buono e ottimo livello, alcuni veramente deliziosi.

Ha dato ampio spazio alla narrativa breve di Vance, Dick, Simak, Van Vogt e Zelazny e questo fatto basterebbe a farne conservare il ricordo.

C'è sempre stato un "Futuro" da Fanucci, anche se adesso è limitato alle News (che vista la nuova passione dell'editore per la collezione potrebbe però diventare Collezione News).

Non mi sembra che la collana goda la simpatia dei collezionisti ed è un vero peccato.

I collezionisti sono benemeriti della cultura. Si dovrà a loro se rimarrà dei nostri tempi una documentazione significativa.