Il ritorno di 'o Rey

(di J.R.R. Tolkien?)

Quando il signor Trappo Trapattins di Casa Trapattins annunziò che avrebbe presto festeggiato il suo centoundicesimo compleanno con una festa sontuosissima, tutta Hobbiville si mise in agitazione.

Trappo era estremamente ricco e bizzarro e, da quando sessant'anni prima era sparito di colpo per ritornare poi inaspettatamente, rappresentava la meraviglia della Contea. La grande coppa riportata dal viaggio, un trofeo che Trappo chiamava Salmoriglion, era diventata leggendaria, e il popolo credeva, benché ormai i vecchi lo neghino, che la collina di Casa Trapattins fosse piena di grotte rigurgitanti tesori.

Come se ciò non bastasse, ad attirare l'attenzione di tutti contribuiva la sua inesauribile, sorprendente vitalità. Il tempo passava lasciando poche tracce sul signor Trapattins: a novant'anni era tale e quale era stato a cinquanta; a novantanove incominciarono a dire che si manteneva bene: sarebbe stato più esatto dire che era immutato.

Durante i preparativi della festa molti vicini e conoscenti, giunti per dare una mano, tentarono la sorte e si arrischiarono a chiedergli lumi sulle vicende di tanti anni prima. Di fronte alle domande, puntualmente, il signor Trapattins accendeva la sua enorme pipa di legno intagliato, ridacchiava tra sé e invariabilmente prendeva a recitare storie del tipo:

"Rían, sposa di Huor, dimorava nella casa di Hador, nell'isola solitaria Tol Eressëa nella lingua delle fate, che gli Gnomi chiamano però Dor Faidwen, la Terra di Liberazione, quando nel Dor-Iómin giunse voce della Nirnaeth Arnoediad, e però non aveva notizie del suo signore... Nel frattempo Eriol, dimentico dei suoi umori vagabondi, aveva oramai dimorato qualche tempo nella vecchia Kortirion. In questi mesi egli non s'era mai spinto oltre la buona terra coltivata che si stendeva fuori delle grigie mura della città; però molte aule delle stirpi degli Inwir e dei Teleri lo ebbero ospite felice, ed egli divenne sempre più abile nelle lingue degli Elfi e più ne seppe le usanze, i racconti e le canzoni. Sicché Rían si addentrò, con la mente sconvolta, da sola nelle selve. Quivi sarebbe perita se gli Elfi Grigi non fossero accorsi in suo aiuto. Ché c'era una dimora di questo popolo tra i monti a occidente del lago Mithrim; e ivi essi la condussero, e Rían vi diede alla luce un figlio prima che l'Anno del Cordoglio fosse finito e che la guerra ci dividesse; ed ella pregò loro di crescerlo e di tenerlo nascosto sotto tutela, perché prevedeva che da lui sarebbe venuto un gran bene per gli Elfi e per gli Uomini, epperò lei doveva andare in cerca di Huor, suo signore, sicché..."

A quel punto, inevitabilmente, il malcapitato importuno era già crollato in un sonno apicale. Trappo sussurrava soddisfatto Strunz! e tornava zompettante alla sua hobbit-caverna.

L'unico che riuscì a strappargli la storia fu Alfredino Trapattins, il nipote preferito, detto anche Fredo. Il giorno prima della festa stava amorevolmente lavando con shampoo Clear antiforfora e spazzolando con la lana di ferro i piedoni pelosi dello zio. Il vecchio Trappo sembrava in estasi, e Fredo ne approfittò per rivolgergli la domanda che da sessant'anni frullava nella zucca di tutti gli abitanti della Contea.

- Come te la sei cavata in realtà, zio?

- Cosa? - sobbalzò Trappo - Che vuoi dire?

- Sai bene di cosa sto parlando.

- Non capisco.

- Voglio sapere come hai fatto quella volta a uscire vivo, perdipiù con il Grande Trofeo, dal Mordorcanà. Non l'hai mai voluto raccontare a nessuno. Perché?