La squadra dei Nani si stava già scaldando. Gli spalti dello stadio erano gremiti, e in maggioranza i tifosi provenivano dalle miniere di Moria, il che per Trappo non era davvero una bella notizia, credete a me! Quando la banda attaccò l'inno nazionale nanesco, con grande entusiasmo e spirito combattivo gli spettatori si alzarono in piedi e presero a cantare.

Ohi-ho, ohi-ho

Andiamo a lavorar!

Con pale e picconi

Sempre lì a sudar!

Ohi-ho, ohi-ho

E alla fine Biancaneve

Col principe va a trombar!

Ohi-ho, ohi-ho

A noi nemmeno

Una palpatina ci fa dar!

Ohi-ho, ohi-ho

Se prendiamo quel cornuto di Disney

Il culo gli facciam!

Trappo conosceva di fama alcuni dei suoi avversari: c'era Bofur figlio di Bombur, Balin figlio di Dalin, Girion figlio di Gerion, P'nor figlio di K'mer, Throio figlio di... Insomma, li conosceva. E sapeva che i Nani sono una razza calcolatrice, e che non bisogna fidarsi di loro: sono quasi peggio dei negri!

- Come ci disponiamo, padron Trappo? - chiesero i suoi undici hobbit.

- Come si usa, direi. - rispose - Cinque quattro due.

- Cioè cinque in difesa, quattro a centrocampo e due in attacco?

- No: cinque a terra, quattro sulle loro spalle e due ancora più sopra, a murare tutta la porta.

- Scusateci, padron Trappo, ma come faremo a segnare, così? - chiese timorosamente uno degli hobbit.

- Segnare?

- Fare gol, no? - ripeté lo hobbit, confuso - Non è lo scopo del gioco?

Trappo batté le palpebre. Quel povero ragazzo doveva essere sotto l'effetto di qualche incantesimo, pensò, per pronunciare simili corbellerie .

- Avanti! - li esortò - L'arbitro sta per fischiare l'inizio!

La partita, credete a me, fu un terribile assedio! I Nani, liberi di scorazzare per tutto il campo di gioco, bersagliavano la porta avversaria da ogni parte. Ma gli hobbit, rivolgendo in avanti la pianta dei loro piedoni taglia 64, formavano una barriera insormontabile. Quando uno dei difensori osava allontanarsi dalla porta, anche solo di un centimetro, Trappo lo ricacciava indietro a furia di urlacci e di fischi a quattro dita.

Dopo innumerevoli tentativi, che ora non ho tempo di raccontare, si giunse all'ultimo minuto del secondo tempo. Il pubblico, incazzato come una biscia cornuta delle Terre Solitarie, stava già facendo la fila per riavere indietro i soldi del biglietto, ve lo dico io! Alcuni si erano affacciati sopra la panchina degli hobbit e avevano preso a bersagliare Trappo con lanci di gatti morti e melopoponi putrefatti. Ma il Nostro, impugnata la boccetta d'acqua santa, si era reso invisibile, perciò nessuno riusciva a colpirlo.

Quand'ecco il colpo di scena! Il numero 11 degli hobbit, un tipetto smilzo di nome Bolbo Vier, non vedendo più Trappo in panchina, ed essendosi clamorosamente rotto i contrappesi di quella tattica attendista, osò abbandonare la barriera e avventurarsi a centrocampo. Trappo, impegnato a schivare vari escrementi animali che gli piovevano sul capo, si avvide dell'azione isolata quando ormai Vier era a un passo dalla porta avversaria.

- Torna in difesa, Strunz! - gridò, ma era troppo tardi. Superato il portiere dei Nani, che dormiva profondamente già dal quarto d'ora della ripresa, Vier depositò la palla in rete. Un istante dopo, l'arbitro fischiò la fine dell'incontro.