Le opere più rappresentative

Del 1962 è il suo primo romanzo: The Wind from Nowhere (tit. ital. Vento dal nulla, I Massimi della Fantascienza [11], Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1986). Con questo romanzo entriamo in un sottogenere particolarmente caro alla fantascienza britannica del periodo, stiamo parlando del romanzo catastrofico, che ebbe autori come John Wyndham, John Cristopher, Brian Aldiss. In questo momento ancora non abbiamo una cesura con questa tradizione, questa arriverà immediatamente dopo, sempre nel 1962 con il romanzo The Drowned World (tit. ital. Il mondo sommerso, Baldini & Castoldi, Milano, 1988). Qui troviamo infatti, contrariamente rispetto al romanzo catastrofico tradizionale, l'avvento del personaggio che lungi dal lottare contro la catastrofe si abbandona a essa, quasi ne diventa complice, divenendo preda delle ossessioni che essa scatena in lui, (non sarà fuori luogo probabilmente un riferimento al personaggio di Kurz in Cuore di Tenebra di Conrad, né è da escludere che in queste figure di folli possano rientrare individui realmente conosciuti da Ballard nel corso della sua esperienza della prigionia). In Ballard la catastrofe non è mai elemento di rinascita, da essa non nasce mai una nuova società, al contrario essa rappresenta il crollo totale della civiltà a favore di qualcosa che serpeggia ancora nei nostri geni; alla catastrofe si accompagna quasi sempre la devoluzione, il ripiegarsi dell'individuo, a simboleggiare la specie, sul passato ancestrale. Questo è particolarmente evidente in The Drowned World, dove il mondo, quasi totalmente sommerso dalle acque si avvia a tornare verso una specie di periodo triassico. A questi due romanzi si aggiunsero nel 1964 The Burning World (tit. it. Terra bruciata, Oscar 2087, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1989) e nel 1966 The Crystal World (tit. it. Foresta di cristallo, Baldini & Castoldi, Milano, 1999) che costituiscono in pratica una quadrilogia di catastrofi basate sui quattro elementi naturali: aria, acqua, fuoco, terra.

Ma dove l'immaginazione e l'abilità di Ballard raggiungono i loro vertici è sicuramente nel campo della narrativa breve, riferimenti artistici, immagini di paesaggi di desolazione che costituiscono lo specchio della desolazione dell'anima, deserti o località balneari in inverno, tutto viene da Ballard macinato e ricostruito in una narrativa fortemente simbolica, dove i quadri di Dalì o le sculture di Duchamp si mischiano alle immagini di giganti annegati in stato di putrefazione, alle ossessioni per lo scoppio della Bomba su Hiroshima e Nagasaki. Vermilion Sands, The Terminal Beach, The Disaster Area sono solamente alcune raccolte tra le più importanti di un autore che ha donato alla narrativa breve di fantascienza delle immagini di straordinaria potenza. Proprio nella forma del racconto, che Ballard definiva "romanzo condensato", venne sviluppato tra il 1966 e il 1970 il progetto che ebbe poi il nome di Atrocity Exhibition, (tit. it. La mostra delle Atrocità, Feltrinelli, Milano, 2001) in cui Ballard prese in esame il mondo come si stava venendo a costituire in quei giorni, un mondo mediatico in cui Marilyn Monroe, JF. Kennedy, Ronald Reagan e altri finivano per diventare il mondo. La televisione, la carta stampata, i tabloid, stavano iniziando quell'operazione di mistificazione, e di sostituzione della realtà con il mero pettegolezzo che oggi conosciamo molto bene. Ballard costruisce una serie di racconti intorno a queste tematiche, fondendole con le sue tematiche precedenti, mai abbandonate. La devoluzione e la follia, l'ossessione, si intersecano qui con quelle che erano le icone del mondo di allora e soprattutto con la morte di queste icone; l'assassinio di Dallas, la morte di Marilyn Monroe, momenti ossessivi per una generazione, si fondono con le ossessioni dei protagonisti di Ballard. Abbiamo un'operazione di asciugamento delle sovrastrutture letterarie, i protagonisti vengono ridotti a mere funzioni narrative, il folle, lo psichiatra non completamente sano, la vittima innocente, tornano con i nomi quasi identici da un racconto all'altro proprio perché non necessitano di una individualità. La stessa narrazione arriva praticamente a un grado zero, i racconti sembrano quasi, e occasionalmente ne assumono il linguaggio, resoconti di esperimenti scientifici, o cartelle mediche. Oggi forse potrebbe anche sembrare che l'effetto non sia tanto dirompente, ma dobbiamo riportarci al 1970, la prima edizione presso la casa editrice Doubleday venne inviata al macero immediatamente dopo la stampa per un ripensamento della direzione.