Fantasia & Nuvole

di Francesco Grasso

fgrasso@fantascienza.com

Star blazers

Uno degli aspetti più gradevoli dell'attività di curatore di rubrica consiste nel ricevere un costante feedback (soprattutto sotto forma di E-mail) da parte dei lettori di Delos. Una parte di questo ritorno, diciamolo pure, consiste in complimenti al suddetto curatore (sic!), un'altra parte (a volte corposa) in critiche... Ma non solo. Sempre più spesso il pubblico scrive per indirizzare la rubrica verso argomenti (o meglio fumetti) di suo particolare interesse. Essendo il sottoscritto notoriamente una persona affabile e di buon cuore (doppio sic!), Fantasia&Nuvole tenterà, d'ora in avanti, di soddisfare quanto più possibile le richieste. E comincerà da questo numero, trattando il celeberrimo, amatissimo, pluririchiesto, universalmente rimpianto Star Blazers.

la storia

Un comune denominatore riscontrabile nelle vostre lettere è una certa nostalgia per i vecchi animé degli anni 70/80, per intenderci quelli dell'età dell'oro televisiva, di quella favolosa, ruggente, indimenticabile stagione in cui le opere "storiche" giapponesi invasero per la prima volta l'Occidente sconvolgendo come un ciclone il modo stesso di concepire i cartoni animati. Non so se tale nostalgico voto di preferenza sia indice di una concreta predilezione artistica, o sia piuttosto una comprensibile benevolenza verso tempi in cui tutti eravamo più giovani. Comunque sia, anche il sottoscritto ne soffre, e parecchio... Colgo dunque di buon grado la proposta giuntami, e sposto l'obiettivo di Fantasia&Nuvole una dozzina d'anni nel passato, per inquadrare una delle opere a mio parere più fascinose, profonde e ricche di spunti di tutta la produzione "classica" nipponica: la saga della Nave Spaziale Yamato e del suo equipaggio, gli Star Blazers.
Narrare la trama di un'opera così massiccia, che si estende per tre serie televisive e quattro pellicole cinematografiche, non è impresa facile. E tuttavia è doveroso, per informare quei (pochi) sfortunati che mai hanno sentito parlare degli Star Blazers, e per gratificare quei (tanti) nostalgici che leggendo si scrolleranno piacevolmente di dosso per qualche istante il peso degli anni. Partiamo dunque dall'inizio, implorando il perdono se ci accadrà di lasciar qualcosa nei singhiozzi della memoria...
La vicenda si svolge nel ventitreesimo secolo. L'umanità ha da poco imparato a viaggiare nello spazio, e si è subito imbattuta in una razza bellicosa, gli abitanti del pianeta Gamilon. Tali simpatici vicini spaziali non perdono tempo a presentarsi in tutta la loro benevolenza: difatti, dichiarano guerra al genere umano, e scatenano contro la Terra un colossale bombardamento d'ordigni nucleari. Il nostro pianeta sembra destinato a trasformarsi in un deserto radioattivo, e ogni creatura vivente sulla sua superficie appare destinata all'estinzione. L'unica possibile salvezza giunge sotto forma di un messaggio proveniente dal pianeta Iscandar: una misteriosa sedicente principessa Starsha informa dell'esistenza di uno strumento bio-tecnologico chiamato CosmoDNA, in grado di annullare il fallout radioattivo e di rigenerare le terre avvelenate. Purtroppo non è possibile ricevere questo miracoloso sarchiapone fermo posta (!): bisogna andarselo a prendere su Iscandar. Ma come può un'astronave compiere questa vitale missione, se le vie dello Spazio sono controllate dai malvagi gamilonesi?
Un vascello qualunque non può farcela, ovvio. Bisogna costruirne uno adatto allo scopo: veloce, armato, robusto, indistruttibile. Il colpo di genio, naturalmente, arriva dagli scienziati del Sol Levante. Perché perdere tempo nei cantieri, viene detto, quando si può recuperare la nave da battaglia più cazzuta di tutti i tempi, nientepopòdimenochè la corazzata Yamato, ammiraglia della flotta nipponica della Seconda Guerra Mondiale, dal fondo del mar del Giappone?
Così è fatto. La Yamato viene prontamente recuperata (altro che Titanic), ribattezzata Argo e trasformata in nave spaziale. Viene equipaggiata con le ultime meraviglie della tecnica (il motore per il Balzo Spaziale, il Cannone a Onde Moventi, gli squadroni di astrocaccia Black Tigers), posta sotto il comando del capitano Avatar e inviata verso Iscandar.
Il suo viaggio non sarà breve né semplice. L'equipaggio dell'Argo (autobattezzatisi Star Blazers) dovrà combattere più volte contro Gamilon e il suo perfido dittatore, il supremo Desslok. E sarà solo col sacrificio di molti di loro, con sangue, lacrime e sudore, che gli Star Blazers compieranno la loro missione e salveranno la Terra.
Nella seconda serie, ambientata qualche anno dopo la conclusione della prima, una nuova minaccia, ancora una volta proveniente dallo Spazio, incombe sul nostro pianeta. Una nuova superpotenza spaziale, l'Impero della Cometa, è pronta ad invadere il sistema solare. Il pericolo è doppio, perché tale potenza ostile si è alleata con Desslok, rancoroso per la sconfitta subita e smanioso di una feroce rivincita. Ma questa volta l'Argo non è la sola astronave da battaglia su cui la Terra può contare: ammaestrati dall'esperienza della guerra gamilonese, le nazioni terrestri si sono pesantemente armate, e dispongono adesso di una flotta spaziale (composta da navi modello Andromeda) di tutto rispetto. L'Argo anzi, confrontata alle Andromeda, fa la figura di un catorcio, un modello sorpassato, dal grande passato ma ormai obsoleto. Ma sarà proprio la nave più vecchia della flotta a guidare le compagne in alcune tra le battaglie spaziali più belle del fumetto e della Space Opera tout court.
Infine, nella terza serie, la Terra e gli Star Blazers si troveranno coinvolti in un conflitto di proporzioni spaventose, una guerra universale che oppone le maggiori potenze galattiche: la Federazione di Bolar e l'impero di Deingil. I nostri eroi, Derek Wildstar e Nova in testa, dovranno lottare ancora affinché il nostro pianeta non venga spazzato via.

filmografia

   La genesi della saga di Star Blazers è complessa quasi quanto la trama dell'opera. Il manga originale nacque in Giappone con il titolo Uchuu Senkan Yamato, cioè Corazzata spaziale Yamato. In tale versione, i personaggi avevano tradizionali nomi nipponici (il capitano Avatar, ad esempio, si chiamava Juzo Okita; Derek Wildstar, il protagonista della serie, sfoggiava un cognome giapponesissimo: Susumu Kodai; Nova, l'eroina, si chiamava Yuki Mori). Ma furono gli stessi autori giapponesi a realizzare direttamente in inglese un animé destinato al mercato televisivo. A tale animé venne dato titolo Space Cruiser Yamato. Esso andò in onda in Giappone come serie televisiva nel 1976.
Questa prima serie e la successiva (poi definita seconda stagione) furono esportate negli Stati Uniti e in altri paesi (tra cui l'Italia) col titolo di Star Blazers nel 1979/80. La terza serie televisiva, realizzata in giapponese, fu tradotta da un altro team di animazione ed esportata in occidente nel 1984/85.
I diritti di distribuzione delle tre serie sono detenuti dalla Voyager Entertainment, una società controllata dalla Nishizaki Westcape Corporation, l'originale casa produttrice della saga. Oltre le tre serie televisive, sono disponibili sul mercato internazionale quattro videocassette, dal titolo (in inglese): Farewell Yamato, anche noto come Arrivederci Yamato ("arrivederci" è un termine internazionale) Yamato New Journey Be Forever Yamato Final Yamato Queste quattro pellicole non raccolgono episodi dalle serie televisive (come spesso capita nel mondo degli animé giapponesi), bensì raccontano vicende parallele, a volte anche contrastanti con quelle della saga principale. Per questo è difficile inserire i film nella sequenza temporale delle stagioni TV. Ciò avviene in particolare per il film Arrivederci Yamato, che rappresenta un'autentica biforcazione temporale posteriore alla prima serie televisiva e assolutamente alternativa ai seguiti (Arrivederci Yamato termina con la distruzione dell'astronave).
Sono dunque ipotizzabili due "scenari di storia futura", tra loro esclusivi. Riportando l'anno di svolgimento, essi sono:

Scenario 1 Episodio Anno Prima serie TV 2199 / 2200 Arrivederci Yamato 2201 Scenario 2 Episodio Anno Prima serie TV 2199 / 2200 Seconda serie TV 2201 Yamato, New Journey 2201 Be Forever Yamato 2202 Final Yamato 2205 / 2206

Secondo la "mitologia" degli animé giapponesi, le storie di Matsumoto (Capitan Harlock e Galaxy Express) dovrebbero essere ambientate nell'universo di Star Blazers. Le vicende di Harlock però si svolgono nel 2900, 700 anni dopo Star Blazers.

curiosità e spunti

Come già detto, Arrivederci Yamato è il film che si discosta maggiormente dal resto della saga. In questa pellicola i nomi di alcuni protagonisti (e soprattutto le voci) sono diversi da quelli delle serie televisive. Particolare più evidente, l'astronave viene chiamata Yamato, mentre nelle serie televisive è definita Argo. Curiosamente, però, a un certo punto del film il supremo Desslok commette una gaffe e pronuncia "Argo".
In Star Blazers, particolare cura viene riservata a tracciare il profilo dei cattivi. I villains di Star Blazers sono intriganti, crudeli eppure profondi, ricchi di un fascino perverso. Tra tutti, spicca la figura del supremo Desslok, un personaggio degno di entrare nella mitologia degli animé, un dittatore assoluto, genialmente perfido ma in fondo non privo di morale, delineato con un rigore e un'abilità ammirevole. Curiosamente, Desslok (come del resto tutti gli abitanti di Gamilon) all'inizio della prima serie ha la pelle rosa, mentre più avanti nella storia, all'improvviso, si trova a sfoggiare un grottesco colorito turchese, che lo accompagna poi per il resto della saga. Gli sceneggiatori non danno nessuna spiegazione per questo cambiamento... Che abbiano voluto renderlo meno umano, rendendosi conto che lo spettatore aveva finito per tifare per lui? Probabilmente per lo stesso motivo, gli sceneggiatori circondano Desslok di simboli nazisti, e danno ai suoi consiglieri nomi che suonano tedeschi (Ganz, Talan, Krypt), accostando così Gamilon al Terzo Reich. Un'allusione simile si trova del resto nella terza serie, dove i personaggi della Federazione di Bolar (che dovrebbe suggerire l'ex Unione Sovietica) vengono battezzati con nomi dal suono slavo: Golsakof, Balsky, Brozof.
Cambiando argomento... Quali sono i motivi dello straordinario successo ottenuto da Star Blazers? Non la qualità del disegno, che per alcuni versi è inferiore ad altri classici animé. Non la storia in sé, in fondo abbastanza tradizionale, priva degli acuti di un Gundam, di un Harlock o, passando alla produzione recente, di un Akira... Forse il punto di forza è la sensazione di continuità che la saga (almeno nelle prime due serie) riesce a trasmettere. Diversamente da molti animé a puntate nipponici, Star Blazers mantiene inalterata, dall'inizio alla fine, una robusta carica di suspance. Colpo di genio, l'idea che il viaggio dell'astronave sia "a tempo", e che l'Argo debba tornare sulla Terra entro un anno, periodo oltre il quale le radiazioni stermineranno l'umanità. Ricordate? Il conto alla rovescia che chiudeva ogni puntata della prima serie (mancano 234 giorni alla distruzione della Terra... Mancano 199 giorni... Mancano 140 giorni...) comunicava un'angoscia e un senso di attesa quasi palpabile.
Ancora, Star Blazers convince e affascina per l'impostazione "corale" della saga. Diversamente da tanti altri animé, nella vicenda dell'Argo non esiste un unico protagonista, un eroe bello, buono e invincibile (e palloso) intorno al quale tutto ruota. Al contrario, l'obiettivo è centrato sul gruppo, la cui forza coesiva dà sostanza all'azione; sulla squadra, all'interno della quale nascono i conflitti e gli spunti narrativi. Un meccanismo simile fa pensare inevitabilmente a Star Trek, serie che del resto condivide numerosi spunti con la saga della Yamato, dal regolamento della flotta spaziale ai "duetti" tra gli ufficiali di bordo. E in fondo poi, cos'è il progetto "Genesis" di Star Trek III se non un richiamo al CosmoDNA di Star Blazers?

Come in Star Trek, i valori comunicati da Star Blazers trascendono il semplice eroismo del singolo, ma si articolano nei più complessi sensi del sacrificio, dell'appartenenza, della disciplina, dell'accettazione della sconfitta per carpirne insegnamenti. Star Blazers, forse, è il fumetto giapponese dove più spesso ai "buoni" capita di fare una brutta fine. Quando vediamo il capitano Avatar morire di avvelenamento da radiazioni, morbo di cui soffriva senza speranza dall'inizio del viaggio e che aveva tenuto accuratamente nascosto ai membri del suo equipaggio, capiamo davvero molto sul fatalismo giapponese, sull'autentica visione Zen della vita e del sacrificio.
Ma gli autori di Star Blazers fanno anche di più, anche se non tutto il pubblico occidentale è in grado di cogliere il loro messaggio. Per ribadire la loro fede assoluta nei valori di cui sopra, scelgono di citare la vicenda storica giapponese che maggiormente è intrisa di quel fatalismo, di quella disciplina bellico-religiosa, onore e accettazione del sacrificio di cui dicevamo: la storia della Yamato.
La supercorazzata "inaffondabile" Yamato (72.400 tonnellate di dislocamento!) fu costruita all'alba della Seconda Guerra Mondiale per contrastare lo strapotere navale americano nel Pacifico. Dopo Pearl Harbour, in effetti, fu per lungo tempo la più potente nave da battaglia in grado di solcare i mari. Non ebbe però la possibilità di dimostrare il proprio valore... Per quasi tre anni (dal 1941 al 1944) rimase inattiva nei porti giapponesi. Il 25 ottobre 1944 partecipò alla battaglia del golfo di Leyte, uno scontro navale confuso in cui le portaerei nipponiche, comandate dall'ammiraglio Ozawa, furono usate come esca e affondate una dopo l'altra, mentre la squadra della Yamato, guidata dall'ammiraglio Kurita, si ritirò dall'azione senza quasi aver sparato un colpo di cannone. Il 7 aprile 1945 la supercorazzata, sotto il comando del viceammiraglio Kosaku Aruga, partecipò all'operazione Ten-go, un disperato tentativo per arrestare l'invasione americana ad Okinawa. Gli yankee, che avevano il completo controllo aereo, non accettarono lo scontro navale, ma intercettarono la Yamato con uno stormo di più di 300 aerei quando era ancora a molte miglia dall'obiettivo, e l'affondarono. Il punto da sottolineare è che i giapponesi erano perfettamente consapevoli di quanto sarebbe successo. Fin dalla loro partenza dal porto di Sasebo, tutti i marinai sapevano che la loro missione era non solo senza ritorno, ma anche senza scopo, perché non avrebbero neppure potuto combattere contro altre navi da guerra. Eppure partirono, con una durezza (di propositi, ma anche di pensiero) e una rassegnazione eroica difficilmente comprensibile per un occidentale. Vista sotto quest'ottica, la decisione di imbarcare gli Star Blazers proprio sulla Yamato assume tutto un nuovo aspetto, non è vero?

la fisica di star blazers

Seguendo l'esempio di un fortunato saggio scientifico sull'universo Trek, svisceriamo i principi fisici (o presunti tali) su cui è basato Star Blazers. Secondo gli autori della saga, le fonti d'energia usate dall'Argo e dalla Forza di Difesa Terrestre sono due; l'energia solare e l'energia "a onde moventi". (ha doo ho in giapponese). L'Argo, in particolare, possiede un motore a onde moventi (ha doo enjien in giapponese) e un cannone a onde moventi. Il principio fisico alla base di tale motore è il seguente: si prende materiale inerte dallo spazio (polvere, gas), e lo si trasforma (comprimendolo elettromagneticamente) in tachioni (il tachione, com'è noto, è una particella elementare più veloce della luce). Nell'universo di Star Blazers, il problema dei viaggi interstellari è risolto con l'ipotesi del "subspazio" (assimilabile all'iperspazio della Space Opera "classica"). Il Balzo Spaziale (modalità di spostamento più veloce della luce) è ottenuto creando un varco tra lo spazio normale e il subspazio, e facendo in modo che la nave scivoli nel subspazio stesso per poi riapparire in un altro punto dello spazio ordinario Ciò si ottiene reintegrando, nel motore a onde moventi, una massa di tachioni in particelle più lente della luce.
Gli autori illustrano questo procedimento più volte nell'animé, con l'ausilio di diagrammi e schizzi, mostrando la nave che "salta" sulla curva dello spazio ordinario da cresta a cresta, e non lungo la curva come ci si muove normalmente. Il tempo e la posizione iniziale del balzo è importante: nell'universo di Star Blazers un'astronave può effettuare il balzo solo se si trova su una cresta della curva spazio-tempo. Ciò comporta che non è possibile effettuare un viaggio completo in un unico balzo, ma occorre spezzettare il tragitto in tanti piccoli balzi opportuni (un po' come cambiare più volte autobus per recarci da un capo all'altro della città).
Un secondo utilizzo del subspazio è il cosiddetto "cloaking". Un'astronave si può immergere nel subspazio non per viaggiare ma per nascondersi. Questa tecnica, ad esempio, viene usata più volte dai Gamilonesi. Una nave immersa nel subspazio non può essere individuata da osservatori nello spazio ordinario: per vederla, occorre essere nel subspazio (situazione che ricorda le tecniche di combattimento/mascheramento dei romanzi di David Gerrold).
La decelerazione dei tachioni necessaria per aprire il varco spazio/subspazio causa un intenso rilascio di energia. Può perciò essere usato come arma. Il cannone a onde moventi è basato proprio su questo principio: esso spara un plasma di particelle, energia convertita in materia. L'idea è talmente intrigante da essere stata ripresa e citata a vario titolo in numerosissime opere. Tra le tante, ricordiamo Il giorno della meteora di Nathan Never e finanche il gioco di simulazione strategica StarCraft.

la sigla di star blazers

Concludiamo questo articolo con un'autentica "chicca" per i vecchi e inconsolabili fan di Star Blazers. Ecco a voi il testo originale della sigla di coda del cartone animato (autore Ginny Redington). Canticchiatela come in un mantra. Chissà che, in un magico momento, non ritorniate come per incanto bambini. Alla prossima.

We're off to outer space
We're leaving Mother Earth
To save the human race
Our Star Blazers

Searching for a distant star
Heading off to Iscandar
Leaving all we love behind
Who knows what danger we'll find?

We must be strong and brave
Our home we've got to save
If we don't in just one year
Mother Earth will disappear

Fighting with the Gamilons
We won't stop until we've won
Then we'll return and when we arrive
The Earth will survive
With our Star Blazers