Delos 26: Cieli Sintetici Cieli Sintetici

di Emiliano Gokuraku Farinella

la materia

dei sogni

Un viaggio storico, critico e riflessivo sul cyberpunk: un fenomeno, un modo di vita, e soprattutto una letteratura. Forse la più significativa di questo scorcio di fine millennio.

La vita possibile ha lo stesso valore della vita reale.
La morte è impossibile. Il software esiste in modo permanente, indistruttibile, come possibilità: come se fosse un insieme determinato di relazioni matematiche.

Cyberpunk: roba per ragazzini videodipendenti, roba per sbandati con le sinapsi bruciate dagli acidi, roba per matematici che stanno rimodellando il mondo...
Cyberpunk, termine con cui ora proviamo a descrivere un futuro in cui un geniale matematico può sconvolgere tutta la preesistente teoria sull'Intelligenza Artificiale creando dei robot che supportano un software vivo.
Beh, tutto questo manco a dirlo è opera di un geniale matematico di questi tempi che va avanti a forza di tensori e joint. Amico di quel Gibson che ormai dovremmo conoscere e componente di quel nucleo d'acciaio che ha dato vita al cyberpunk come movimento di pensiero.
Rucker, Rudolf von Bitten Rucker: tipo maledettamente estroverso e dalle grosse capacità intellettuali nonché di una bizzarria indicibile.
E' il tipo che ha rimodellato i robot, dopo di lui i robot non sono più gli stessi ha detto Brolli, e già... ha fatto ben più che ridipingere con l'aerografo la carrozzeria di chi terrorizzava gli abitanti degli abissi d'acciaio, Rucker ha avuto l'incredibile pensata di assoggettare i suoi robot a delle forze evolutive inserendo nella loro riproduzione dei fattori di mutazione.
Tutti i testi di Rucker vanno di pari passo con quello di cui si occupa in ambito professionale, e si leggono con estremo piacere le sue opere sia di genere saggistico che narrativo, sia che si occupi di SF che di relatività o di problemi di programmazione. Questa nuova visione del mondo dei robot va di pari passo con un suo celebre programma Cellular Automata Laboratory, che, per come la vede Rucker, genera un nuovo mondo a cui guardare che ci può rivelare molte cose sul nostro mondo.
I booper (questi nuovi robot) generano effettivamente un nuovo mondo, un mondo attraverso cui reinterpretare il nostro da un'ottica un po' particolare.

La trilogia di riferimento è composta da Software, Wetware e Freeware. Di questi i primi due sono stati editi dalla Phoenix (adesso si trovano dalla Fanucci) l'ultimo e' di prossima pubblicazione.
La scintilla che innesca tutto è un nuovo modo di concepire l'Intelligenza Artificiale. Servono delle unità autosufficienti e che si possano riprodurre (nel senso di replicarsi!) per mandare avanti automaticamente una stazione lunare... beh, il geniale Cobe Anderson risolve il grande problema dell'Intelligenza artificiale mettendo assieme tutto lo scibile accumulato sino a quel momento in materia e introducendo dei fattori di mutazione casuale al momento della riproduzione del software di base di un robot per la creazione di uno nuovo. La conseguenza è che i robot cominciano ad evolversi generazione dopo generazione migliorandosi da soli... L'automiglioramento proviene dall'idea espressa a gran voce da Cobe Anderson che un uomo non può certo programmare qualcosa che sia alla sua altezza...!

Per capire quanto sia sconvolgentemente nuova questa visione per la SF si deve fare un po' di storia della SF e provare a ricordare cosa fossero i robot prima di Rucker.
Partiamo da lontano, molto lontano, risalendo addirittura fino ad antichi miti egizi in cui troviamo statue mobili di Anubi, divinità della morte, o miti di altre regioni in cui hanno molta forza le leggende delle statue meccaniche di Tebe... ma probabilmente qui siamo molto lontani da quello che abbiamo in mente. Forse Frankenstein o i robot prodotti in serie di Capek (il tizio a cui si deve il termine "robot") sono un po' più vicini, ma deve passare ancora qualche anno perché salti fuori un robot in piena regola. L'interesse verso la problematica robotica nella SF si fa molto intenso a partire dal 1926 con la nascita di Amazing Stories, e la tematica inizia svilupparsi in modo sempre più profondo. Inizialmente gli autori erano presi un po' tutti dalla sindrome di Frankenstein, e il rapporto non è molto amichevole, fin quando nel 1938 Eando Binder non pubblicherà Io robot cambiando radicalmente le carte in tavola presentando un robot che è un eroe e non una minaccia per l'umanità. Questo racconto avrà il non indifferente merito di ispirare addirittura Isaac Asimov che inizierà a scrivere di robot in questa chiave e ci regalerà addirittura le tre famosissime leggi della robotica, in breve:
1. Un robot non può arrecare danno ad un uomo, nemmeno permettere che ciò accada per omissione d'intervento
2. Un robot deve obbedire a agli esseri umani purché ciò non entri in conflitto con la prima Legge
3. Un robot deve proteggere la propria esistenza purché questo non entri in conflitto con la prima e con la terza legge.
Queste tre leggi sono diventate un documento basilare ed uno standard per tutte le opere seguenti, e vengono spesso citate esplicitamente. Queste tre leggi sono le stesse che vengono inserite nei robot di Cobe Anderson, e sono quelle contro cui si ribelleranno i suoi robot mutanti e, ormai, intelligenti per guadagnare la propria libertà ed indipendenza rispetto alla razza umana.

Il principio che sta dietro alla mutazione è abbastanza semplice. Sulla Luna (dove risiedono questi robot) viene realizzato un centro, l'UNO, che dà una misura del livello dei raggi cosmici e quantizzando questi risultati decide quali bit del software di base di questi robot modificare al momento della replica. In questa trovata ci sono tutti i presupposti per far nascere delle creature con una peculiare metafisica, i robot di Rucker sono i primi nella storia della SF che possono a buon diritto rivendicare una metafisica propria di tal genere. La casualità è un concetto ingannevole, e in quello che per noi potrebbe essere solo rumore - i raggi cosmici - per i booper, che sono stati generati proprio da questo, c'è invece solo informazione. Nulla è mai veramente casuale, ed è l'universo stesso che - a detta di un booper - dirige con amore la crescita dei booper attraverso il suo flusso di raggi cosmici.
Quindi per la prima volta si sente parlare di robot con una propria divinità, più o meno: l'Uno!
Questa però non è certamente la prima storia di una ribellione di robot nei confronti degli uomini creatori. Forse la più sensazionale in questo senso è quella di HAL 9000 (il supercomputer di 2001, Odissea nello spazio), e proprio in questo Kubrick è stato geniale: l'elevarsi di HAL da macchina ad essere dotato di coscienza propria si estrinseca attraverso la ribellione di questo essere nei confronti del suo creatore..
Rucker una volta ancora va più lontano di tutti gli altri e i suoi robot vogliono fondersi con gli uomini ad un livello paritario! Per capire questo serve sistemare un po' le tante informazioni sparpagliate. Ci sono questi primi robot - delle macchine di dimensioni medie - che a forza di riprodursi e mutare il software di base riescono ad acquisire volontà propria e gettare a mare le leggi asimoviane. Questa società che si forma sulla Luna si struttura in modo abbastanza complesso e soprattutto incentrato sul principio base della assoluta selettività (per esempio un'inflazione del 300% per far resistere solo i tipi più dinamici...) e poco alla volta (...nel giro di pochi anni!) si creano delle forme di vita superiori, dei grandi booper, non macchine-esseri singoli di piccole dimensioni e relative capacità, ma esseri immensi avidi di esperienze umane (e per questo dediti al mangiare cervelli umani!) che puntano a unificare la razza umana con quella booper!
Il progetto sarebbe quello di registrare il software di tutti gli uomini e riversarlo su dei supporti hardware mentre una copia è contemporaneamente in un archivio di un grande booper che coordina tutto.
Il progetto è mostruoso, ma neppure tanto a voler essere fantasiosi.... sotto certi aspetti questo potrebbe sembrare un possibile prossimo gradino della scala evolutiva umana. E Rucker su questo punto è parecchio insistente. Probabilmente la simbiosi dell'uomo con la macchina, il suo essere propenso verso quella microtecnologia che si attacca alla pelle, il suo uso sempre più frequente di protesi a amplificatori artificiali, avvicina la razza umana sempre più all'artificialità. Se dall'altro lato nei robot si inseriscono fattori di irrazionalità di entità sufficientemente elevata... beh, a questo punto non è più assolutamente impensabile una evoluzione in questo senso. Scandalosa forse, ma non trascurabile come possibilità vista la sempre crescente simbiosi tra corpo umano e artificialità.
Non è così irragionevole come sembra, lo dice anche Cobb Anderson, rinunciare ad una parte della propria individualità riversando una copia del proprio software. Significa avere come contropartita la possibilità di avere per la testa enormi sistemi computerizzati, poter scambiare dati direttamente da un cervello ad un altro, poter cambiare corpo come si cambia vestito tenendo sempre la propria mente intatta.

Dietro tutto questo c'è però una sorta di paradosso da scavalcare, quel genere di sottigliezze con cui si diverte spesso Rudy Rucker e che volteggiano per i cieli cyberpunk come spettri pronti sempre a saltar fuori.
Kurt Gödel - a cui si fa riferimento esplicito Cobb Anderson in Software come ispiratore dei suoi tanti dilemmi - ha affermato più o meno che la mente umana è incapace di formulare (o meccanizzare) tutte le sue intuizioni matematiche, d'altra parte resta possibile che esista (o persino che venga empiricamente scoperta) una macchina di dimostrazione dei teoremi che nei fatti sia equivalente all'intuizione matematica...
In parole povere questo significa che gli esseri umani non possono costruire artificialmente un'intelligenza artificiale di livello pari al proprio, non possono costruire un robot che sia brillante quanto loro. Ma, da un punto di vista logico, è possibile che esista.
Ecco spiegato perché ricorrere a quel fattore di mutazione casuale per riuscire ad avere robot tanto evoluti da riuscire a sviluppare il desiderio di ribellarsi dagli uomini. Solo se i robot si fossero evoluti da soli sarebbero riusciti a raggiungere l'uomo.

Tutte queste tematiche sono trattate con un linguaggio da west coast che ricorda molto certo Spinrad o più recentemente Stephenson. La trilogia ha avuto inizio nell'82, cioè in piena era old cyberpunk, di quel cyberpunk in cui la vena amara era ben marcata. Anche qui non si scherza e c'è la Florida come stato-ospizio in cui vengono relegati tutti gli anziani a cui si paracadutano cibo e organi per trapianti, ma per il resto il linguaggio e l'atmosfera alleggeriscono in modo notevole tutta la complessa - ma divertentissima! - trattazione.
Queste opere di Rucker formano un prezioso tassello del mondo cyberpunk, non solo per la reinterpretazione che viene fatta dei robot, ma soprattutto per quanto aggiungono al cancellamento di quel divario che esiste tra letteratura realista (anche se con ciò sto forzando i termini) e SF, tra letteratura seria e SF. Qui il gap tra mondo reale e mondo fantascientifico va facendosi sempre più sottile. Il Rucker scienziato, il Rucker divulgatore e il Rucker cyberpunk attingono tutti alla stessa materia: la materia dei sogni.

Rudy Rucker è stato intervistato da Delos sul numero 14.