Ok, è finita, è proprio il caso di dirlo. Il terzo ed ultimo episodio dei Guardiani della Galassia scritto e diretto da James Gunn (ormai ufficialmente passato all’universo cinematografico della DC) chiude definitivamente la Golden Age del MCU, e lo fa con tutta la malinconia ironica che ha da sempre contraddistinto i Guardiani e le loro storie.

Il dietro le quinte del film è semplice, ancora una volta si tratta di questioni di contratti, scadenze e scelte produttive. Si parte dalla rimozione temporanea e successiva riammissione di Gunn dalla direzione del terzo episodio a causa di vecchi twitter riguardo ai quali il regista stesso si era già scusato. In quel frangente, Chris Pratt e Dave Bautista avevano affiancato da subito il regista chiedendone la riassunzione. A questo aggiungiamo la scadenza dei contratti di Dave Bautista (non intenzionato a rinnovarlo), Zoe Saldana (che si è addirittura dichiarata a favore di un recasting di Gamora) e di Chris Pratt (che però resta in sospensione anche se ci sono ipotesi che possa trovare un posto nel nuovo universo DC di Gunn).

Vin Diesel e Bradley Cooper, invece, essendo impegnati solo nel doppiaggio, non hanno di questi problemi, quindi quali conclusioni vanno tratte?

Che la prossima formazione dei Guardiani vedrà Rocket Racoon, Groot ed altri occuparsi delle minacce galattiche nell’Universo Marvel.

I Guardiani, dopotutto, sono abituati a cambiamenti di formazione quasi quanto gli Avengers.

Infatti la prima volta che il gruppo comparve in un fumetto, nel numero 18 della collana Marvel Supee Heroes, nell’estate del 1969, i componenti del gruppo che andava formandosi durante il fumetto per poi iniziare la lotta senza quartiere contro i Badoon, razza rettiloide che nel trentunesimo secolo di universo Marvel alternativo dominava la galassia opprimendola, erano i quattro ultimi superstiti di quattro razze: la umana rappresentata dal maggior Vance Astro, i plutoniani con Martinex, i gioviani con Charlie-27 e i centauriani con Yondu (l’unico poi visto al cinema con pelle blu e cresta).

Quella prima storia, che letta ora ha un sapore molto retrò, grazie anche ai disegni di Gene Colan, uno dei pochi disegnatori Marvel di quegli anni ossessionato dal voler cogliere la cinetica di ogni movimento fino quasi a sfuocare i contorni dei personaggi, serviva come pilot di una serie per saggiare la reazione dei lettori. L’esperimento ebbe un discreto successo e dopo qualche comparsa in numeri singoli i Guardiani ebbero la loro prima serie che si concluse per lasciare il posto, nel 2008 alla nuova formazione dei Guardiani, più simile a quella che abbiamo visto al cinema.

Quando si decise di portarli sul grande schermo fu, anche quella, una scommessa, possiamo tranquillamente dire vincente, perché regalò uno squarcio di stelle e pianeti colorato e vario tanto da far sperare che, per osmosi, qualcosa di quello spirito passasse nella nuova trilogia di Star Wars che (ahimè) stava per arrivare.

Ma torniamo al terzo episodio, la storia è una vera e propria discesa nella psiche di Rocket Racoon. Se avete visto lo speciale natalizio dei Guardiani, Rocket nel finale ha una discussione con Drax dove mostra una reazione forse esagerata all’essere chiamato mostro, e in questo film capiamo il perché. C’entra, diciamolo, l’Alto Evoluzionario, un personaggio notevole e pazzo creato da Stan Lee e Jack Kirby come antagonista di Thor, per poi diventare un cattivo semidivino estremamente instabile. A lui, nei fumetti, si è contrapposto Warlock, un eroe cosmico creato nel 1972 da Roy Thomas e Gil Kane addirittura sotto l’influenza di Jesus Christ Superstar, visto che ne fanno il detentore della Gemma dell’Anima con il potere della resurrezione. Tranquilli, anche Warlock fa parte del cast di questo terzo episodio.

James Gunn sul set di Guardiani della galassia vol.2
James Gunn sul set di Guardiani della galassia vol.2

Ma andiamo con ordine, la storia che scopriamo è quella del procione, poi chiamato Rocket, sottoposto ad una serie di esperimenti e potenziamenti da parte dell’Alto Evoluzionario che vuole creare la propria società utopistica. Poco alla volta Rocket mostrerà le sue debolezze e il percorso che lo ha condotto a diventare quello che è, mentre Star Lord (Chris Pratt) si crogiola nella sua delusione amorosa, avendo ritrovato una Gamora alternativa che non è la sua, per poi decidere, alla fine, di tornare sulla Terra dal nonno (e sui titoli di coda scorre la frase “Star Lord Tornerà”). Anche Drax e gli altri troveranno la conclusione della loro linea narrativa, fino a lasciarci con il gruppo rinnovato sotto il comando di Rocket, che vede Groot, Kraglin (ormai in tutto erede di Yondu e della sua freccia), il cane Cosmo e una bionda bambina (a quanto pare va molto di moda la giovane nuova eroina dall’ultimo Thor in poi) di cui scopriremo in un futuro la vera identità. A loro si aggiunge Adam Warlock, interpretato da Will Poulter, che avevamo già intravisto in forma di “bozzolo” nel finale del secondo volume dei Guardiani. Quest’ultimo, per la prima parte della storia, in realtà si comporta da avversario dei Guardiani, per poi allearsi con loro nel finale.

Guardiani della Galassia Vol. 3 non è un film di passaggio, non è un film di presentazione di nuovi personaggi, è il terzo ed ultimo capitolo di una trilogia coerente e coesa, che racconta lo sviluppo di un gruppo di sbandati assurti a difensori della galassia fino alla naturale conclusione del loro arco narrativo lasciando lo scettro ad una (parzialmente) nuova generazione.

È, finalmente, un film in pieno stile Marvel azzeccato, divertente e anche emozionante, che vale davvero la pena di essere visto, anche perché, lo ribadisco è la vera chiusura della Golden Age del MCU, anche se questo lascia un retrogusto amaro (un vago ricordo di quello che lasciava Avengers: Endgame).

Da ora in poi le carte in tavola saranno diverse, e per quanto ci possa essere un legittimo senso di indigestione nei confronti delle proposte Marvel, non possiamo negare che la pellicola forse più attesa sia I Fantastici Quattro, che potrebbe fungere da collante di tutte lo zibaldone di proposte non sempre valide che abbiamo visto fino ad ora tra film e serie, sempre che (scioperi degli sceneggiatori e vicissitudini varie permettendo) quando uscirà nel 2025 avremo ancora voglia di cinecomics.