I titoli dei libri di saggistica possono essere divisi in due grosse famiglie: quelli espliciti e quelli enigmatici. I primi hanno un obiettivo preciso: rendere la vita facile al lettore, dichiarando in copertina il contenuto, ma spesso sono più fuorvianti dei titoli enigmatici. Quest’ultimi, ovviamente, sono più accattivanti, ma capita che l’aspettativa diventi alta e poi non reggono alla lettura del saggio, lasciando un certo retrogusto di delusione. Ci sono titoli, poi, che pur rendendo esplicito il contenuto del libro non riescono, comunque, a dar conto di un lavoro che va oltre quel che il titolo stesso vuole comunicare.

È questo il caso di I manga. Introduzione al fumetto giapponese di Marco Pellitteri, edito da Carocci nella rinomata collana Quality Paperbacks (pp.168, 15.00 Euro, 2021). Pellitteri è studioso del fumetto, in particolare di quello giapponese, così come degli anime, i cartoni animati giapponesi, sociologo e professore associato in Media e Comunicazione alla Xi’an Jiaotong-Liverpool University. Fra i suoi libri più importanti, ricordiamo Sense of Comics (Castelvecchi, 1998), Il Drago e la Saetta (Tunué, 2008) e Mazinga Nostalgia (Castelvecchi, 1999, 4a ed. Tunué, 2018).

Si tratta senza alcun dubbio di una introduzione al fumetto giapponese, come enunciato nel titolo, ma in realtà il libro di Pellitteri va oltre le aspettative suscitate da quanto dichiarato in copertina, raccontando il fenomeno manga sotto diversi aspetti, non solo quelli culturali ed estetici, ma anche sociali e politici, con un approccio critico multidisciplinare che abbraccia l’analisi estetica del manga, la semiotica, la sociologia e i cultures studies.

Il saggio, infatti, propone diversi livelli di lettura, che offrono al lettore un panorama pressoché completo sul fumetto giapponese. Vediamo quali sono.

Il primo, il più esplicito, è che si tratta di una completa storia dei manga, dalle origini fino ai nostri giorni, pur nella brevità del testo. Pellitteri ci dà conto prima di tutto delle origini del fumetto giapponese, che come spesso accade per fenomeni culturali di questa portata sono incerte e gli studiosi non sono unanimi nell’indicarle. Si parte dai primi antesignani, come il monaco Toba Sojo, vissuto tra la metà dell’anno Mille fino al 1140, autore di alcuni rotoli dipinti su carta di riso, denominati e-makimono, per arrivare alla metà del 1800, momento in cui si esaurisce l’illustrazione sui rotoli di carta di riso. L’arte del manga, più o meno come lo conosciamo oggi, prende forma all’inizio del 900, con l’illustrazione caricaturale e che ha in Okamoto Ippei il suo maestro. Ma il percorso è davvero completo, si va da Osamu Tezuka, il “Dio del manga”, e a quella che è definita come l’età doro del manga per ragazzi (1952-1963), fino al manga femminile contemporaneo, senza dimenticare le attualissime opere in digitale.

Un secondo livello di lettura del saggio sui manga di Pellitteri è rappresentato dal concetto stesso di manga. Non solo lo studioso ci fornisce la definizione del tipico fumetto giapponese, ma ci racconta l’evoluzione del linguaggio, tenendo conto soprattutto dell’incrocio tra arte e industria, un passaggio cruciale per tutte le forme artistiche del 900. Non a caso nel corso della storia del medium manga, l’autore si sofferma spesso anche sul ruolo cruciale avuto dalle riviste che di volta in volta hanno lanciato un tipo di manga o permesso ad autori, che oggi consideriamo maestri, di esordire e pubblicare le loro storie.

Un importante livello, insito nel lavoro dello studioso palermitano, è anche quello che potremmo definire “tassonomico”. Pellitteri ci introduce alle forme del manga e ai generi, a cominciare da quelli propri del medium fino a quelli della cosiddetta letteratura popolare e che hanno trovato un loro precipuo spazio nel fumetto giapponese. Le classificazioni dei manga sono davvero molte e particolari e il saggio è in tal senso molto esaustivo, legando anche il singolo filone narrativo al tipo di pubblico a cui si rivolge. Abbiamo così i manga kodomo per i bambini, shojo per le ragazze dai 9 ai 18 anni, ancora i shonen per i ragazzi sempre dai 9 ai 18 anni e così via. Non mancano le riflessioni sui generi narrativi, dal manga comico a quello di fantascienza, dall’avventura a quello sportivo, fino a quelli dedicati alla sessualità.

Altro livello di lettura fondamentale è rappresentato dalle connessioni del manga con altri medium, a partire dal cinema per arrivare alla televisione. Chi, come il sottoscritto, era un bambino tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta del 900, appartiene a quella generazione cresciuta con gli anime, da quelli robotici (Ufo Robot Goldrake, i vari Mazinga, Jeeg Robot d’Acciaio) a quelli più sofisticati come Capitan Harlock e Lady Oscar, tutti o quasi in realtà provenienti dagli omonimi manga.

Nel mezzo di queste riflessioni, Pellitteri ci introduce anche al linguaggio dei manga, ai suoi codici narrativi, agli stili dei disegni e alle influenze culturali subite dal manga, a cominciare dal fumetto e dal cinema americano, per non parlare dell’influenza che ha avuto il fumetto giapponese sul resto del mondo, in Europa e in Italia in particolare.

Non mancano focus su autori e opere nelle varie epoche storiche e, quindi, nella lettura del saggio il lettore può ritagliarsi il suo personale percorso di letture. A sua volta, lo studioso ha a disposizione un utile strumento di lavoro, sintetico ma completo, sul fenomeno del manga, arricchito anche da 44 illustrazioni.

In definitiva, il saggio I manga. Introduzione al fumetto giapponese di Marco Pellitteri è un’opera introduttiva su una delle forme artistiche più innovative dell’intesa storia del fumetto, ma anche un efficace ritratto dello stato dell’arte sui manga e in tal senso uno snodo fondamentale nella bibliografia critica dedicata al fumetto giapponese.