15 anni dopo la fine del mondo.
15 anni dopo la fine del mondo.
Dal canto suo JJ Abrams ha dichiarato che tornare a proporre una serie alla NBC, dove aveva già lavorato con la sfortunata Undercover, ha voluto dire sentirsi allo stesso tempo supportati dalla rete ma anche caricati di un grosso peso. E anche se le similitudini tra Revolution e Lost potrebbero sembrare parecchie (a partire dal gruppo di “civilizzati” piombati nel “selvaggio”) la presenza di Kripke e Favreau garantiscono sulle modalità diverse di affrontare lo sviluppo narrativo e la soluzione dei misteri.“La nostra non è una storia - ha dichiarato il regista di Star Trek - che riguarda i momenti dopo la fine, ma quelli dopo l'inizio di un nuovo mondo. Un mondo che ci fa pensare a quanto siamo legati al codice binario acceso/spento, un mondo che, se la serie incontrerà il favore del pubblico, ha posti davvero interessanti da mostrare. Per costruirlo ci siamo ispirati anche ai reality come Gli Apocalittici (in onda su Discovery Channel) e ci siamo posti come obiettivo perfino la possibilità di far riflettere su quanto siamo dipendenti dalla tecnologia. Non dimentichiamo che quello che per noi è un semplice rimanere connessi con gli amici in altre zone del mondo non è nemmeno immaginabile.”Eric Kripke ha sottolineato l'avventura di scrivere un mondo in cui manca un elemento essenziale per l'epoca moderna come l'elettricità. "Anche il mistero legato alla sparizione dell'elettricità - ha detto il regista - ha una sua spiegazione, anche se non tutto appare per quello che è, ma voglio che gli spettatori si leghino prima alle vicende dei personaggi e alle possibili sfaccettature di questo Nuovo Mondo prima di svelare i segreti. E poi questo blackout rende le cose molto più magiche. Ad esempio se un personaggio dovesse trovare ed accendere un vecchio Commodore 64 il sapore di quell'azione sarebbe del tutto differente." Un altro cambiamento è di sicuro avere una storia più corale invece che di due soli protagonisti come in Supernatural, in quella lo spettatore doveva seguire i due fratelli/protagonisti senza possibilità di cambiare il punto di vista. "In Revolution - ha sottolineato ancora il produttore - posso cambiare da una storyline all'altra e questo mi diverte moltissimo. Diciamolo, la mia ossessione è la mitologia della serie, sono famoso per questo. Quando nella sala scrittori qualcuno propone qualcosa le mie domande sono: Perché succede? Qual'è il segreto dietro tutto questo? E se non hanno risposte esaurienti l'idea viene scartata. Ho definito la direzione che prenderà la prima serie, e tutti i punti salienti intermedi. Ho sempre pensato che se uno spettatore investe del tempo nella tua serie hai l'obbligo morale di avere in testa la precisa direzione che avrà l'arco narrativo. Così ho bene in mente tutta la prima stagione, qualche solido concetto per la seconda e, facendo gli scongiuri, spunti interessanti per la terza. Sempre che gli spettatori ci seguano.”Le premesse, quanto pare ci sono tutte, perché questa serie possa entrare nel cuore degli spettatori e degli appassionati di science fiction, al di là e al di qua dell'Oceano.