Polimar è quindi il primo esempio di uomo meccanico, forse già un gradino oltre il supersoldato. Nel combattimento a corpo a corpo, Polimar predilige l’uso delle arti marziali ricordando le tecniche di Bruce Lee, i cui film conoscevano nella prima metà degli anni Settanta successi di fama internazionale. Polimar non sembra mai combattere per uccidere il proprio nemico: ha un proprio codice d’onore ma se è costretto a scegliere tra la sua vita, o quella di un innocente, e la vita di un suo avversario non esita nella decisione. Se a una prima impressione gli avversari di Polimar, alcuni già elencati in precedenza, possono sembrare pittoreschi, grotteschi e brutte copie dei villain dei comics americani, in realtà i cattivi che popolano questa serie, scevri dagli intenti parodistici dei creatori, sono delle vere e proprie milizie private e in molti casi dei mercenari.Lo schema narrativo di tutti gli episodi è quello classico: banda di ladri o manigoldi tecnologici in azione, intervento dell'Interpol, intercettazione telefonica di Takeshi e arrivo di Joe Kuruma che si mette nei guai, ed infine arrivo risolutore di Polimar che sconfigge i nemici. Questa rigidità nella strutturazione della trama delle puntate non permetterà di sfruttare il potenziale strategico di Polimar che, al di là dei singoli combattimenti, non agisce mai fuori dagli schemi imposti, seguendo delle reali strategie.

Se le bande di criminali con cui si scontra possono essere considerate a pieno titolo dei terroristi, Polimar non andrà oltre all’imbattervisi casualmente. Nell’ultimo episodio dovendo scegliere tra la salvezza del padre e degli amici e lo svelare la sua vera identità, Takeshi sceglierà di mostrare a tutti come diventa Polimar per salvarli dalla banda più potente e perfida che egli abbia mai affrontato, gli stessi che qualche tempo prima uccisero il creatore del polimet. Tralasciando l’happy end della serie, con la riappacificazione del padre con il figlio e l’ombra di Polimar che continuerà a proteggere il mondo dai criminali, conclusione in fondo alquanto scontata, merita, però, una segnalazione la trovata per cui il vero narratore di tutta la serie è il cane San Bernardo Barone che accompagna sempre Takeshi. Barone non potendo parlare con nessuno dei personaggi, essendo appunto un cane, riflette i suoi pensieri a voce alta mentre il telespettatore lo ascolta, aumentando in questo modo didascalico gli elementi ironici della serie.