Dick guardava perplesso il cacciatore. Non riusciva a credere all’esito del test, ma questo non faceva comunque differenza. Presto sarebbe stato cibo per topi, un rifiuto semi-umano pronto per il kipple…– Tutto sommato, questo interrogativo mi espone a meno scrupoli morali di quanto sarebbe lecito aspettarsi – sentenziò infine Resch, portandosi una mano alla fondina ad armacollo che gli gonfiava lo spolverino.

– Non preoccuparti a cercare una risposta – soggiunse una voce dalle spalle di Dick. Apparteneva a una donna e il suo tono era abbastanza sicuro da ispirare fiducia. Voltandosi, l’androide di Philip K. Dick incrociò lo sguardo di una ragazza bionda, di stirpe caucasica, che teneva Resch sotto il tiro di un fucile a doppia canna.

– I tuoi circuiti sono andati in corto un bel po’ di tempo fa – precisò la ragazza.

Quando Resch si spinse di lato cercando riparo dietro le attrezzature di Sebastian, la bionda non esitò ad esplodere due colpi nella sua direzione, portandosi al riparo dietro un muro per sottrarsi alla risposta del presunto cacciatore. L’androide di Philip K. Dick riuscì a mettersi al sicuro contro una parete, lontano dalle traiettorie di tiro dei due contendenti.

– Che cosa stai farneticando, puttana? – minacciò Phil Resch dal suo nascondiglio.

– Solo che sei una pelle morta avariata, stupido imbecille! – replicò la ragazza, prima che i suoi proiettili esplosivi mandassero in frantumi il nascondiglio di Resch.

Il cacciatore si ritrovò allo scoperto, ferito e sporco di polvere, gli occhiali dalle lenti verdi inclinati sul naso. La doppietta sparò ancora e stavolta i colpi centrarono Resch in pieno petto.

Il corpo scomposto e senza vita del cacciatore replicante si accasciò tra le membra di altri fantocci, circondato dalle teste prive di occhi volate via dal tavolo nelle fasi più concitate degli ultimi istanti. Un’ombra misericordiosa scivolò dietro gli occhi della ragazza, passando in esame il cadavere ancora sanguinante.

Philip K. Dick si portò al suo fianco e concesse al cadavere uno sguardo carico di pietà.

– Il kipple chiama altro kipple – sentenziò, esprimendo la sostanza folgorante di una Seconda Legge, così come aveva appena preso forma dai suoi pensieri.

La ragazza lo guardò di traverso. – Mi chiamo Pris – disse. – Pris Frauenzimmer, ma non ha importanza. Mi manda il Rigattiere. È meglio muoverci se non vuoi perdere l’ultimo treno della notte…

– Anche lui era un…

– Replicante? Già. Ignorava di esserlo. E non era uno dei buoni.

– Credeva di essere un cacciatore – Dick era incredulo. – Ma la sua strumentazione sembrava autentica.

– Lo era. Resch lavorava per Mission Street, una sezione deviata del Dipartimento di Polizia. Molte cose in questa città non sono quello che sembrano…

Sulle loro teste, nel cielo di Los Angeles, proprio in quel momento stava scivolando lo Zeppelin NeoTek, moloch aereo dal corpo irto di antenne. Sui suoi schermi pubblicitari, l’invito a emigrare sulle colonie extra-mondo faceva eco all’invito voluttuoso della geisha dell’Actozine. Proprio in quel momento entrò nella stanza anche Jane. Aveva raccolto con diligenza tutti i fogli che il cacciatore aveva disseminato per l’appartamento. Sulla sua scia fecero il loro ingresso scampanellante anche l’Ussaro Squittino e Kaiser Wilhelm.

Jane prese Philip per mano e gli porse i suoi appunti.

– Carne morta per il kipple – proclamò all’indirizzo di Resch, tirando via Philip Dick dalla vista macabra del corpo spento.

Alle loro spalle, il Kaiser le fece eco. – Putrìo… – cantilenava. – Putrìo, putrìo: tutto il mondo è putrìo!

– Si sta facendo tardi – disse Pris, con un’occhiata a Jane. – Questa Città è un posto pericoloso, per gli umani forse anche più che per gli androidi.