Circa dieci anni fa, quando ero Presidente dell'Associazione degli Scrittori di SF e Fantasy d'America (SFWA), uno dei progetti che volevo varare era quello di creare un ufficio stampa che segnalasse tutte

Robert J. Sawyer al Kaffeeklatsch.
Robert J. Sawyer al Kaffeeklatsch.
le volte che in un articolo della stampa non specializzata la parola “fantascienza” venisse usata in modo errato o dispregiativo, con espressioni come “è solo fantascienza” o venissero usate a sproposito le parole “fantascienza” e “fantasy”. Avevo cominciato a catalogare questi articoli. E mi sono reso conto che pur avendo circa 1500 membri nell'associazione, anche impiegandoli a tempo pieno per tutta la loro vita non sarei riuscito nell'impresa. Una battaglia persa. Un altro motivo per non usare più il termine "Science Fiction" è non ha più lo stesso significato che dovrebbe avere per i lettori. Ci sono persone che si riferiscono al genere come Speculative Fiction. Io lo odio. In Canada è usato soprattutto per due motivi: il primo per fare contenti quei pochi accademici che si interessano alla fantascienza, e che vogliono un nome più altisonante per nascondere il fatto che stanno in effetti studiando fantascienza. Il secondo è perché molti scrittori fruiscono di contributi del governo per sopravvivere, e sono contributi che sarebbe impossibile avere se si dichiarasse di stare scrivendo fantascienza, per cui molti usano definirsi scrittori di “speculative fiction”. Io non lo faccio mai. La targa della mia macchina è SF Writer. Il mio sito web è www.sfwriter.com, rimango quindi uno scrittore di fantascienza, nel bene e nel male, anche se rimane un termine che non amo.  La buona fantascienza riguarda i grandi interrogativi, le grandi idee. A volte il genere viene definito – e credo assolutamente a ragione – letteratura delle idee. Quindi il nome che preferisco è “letteratura filosofica”. L’abbreviazione diventerebbe quindi non Sci-Fi bensì Phi-Fi. La cosa di cui sono più orgoglioso nella mia carriera è proprio aver ricevuto un premio Hugo, ma credo che se lo zio Hugo tornasse ora in vita non riconoscerebbe più il genere che lui stesso ha inventato. Ed è meglio così.

Domande del pubblico 

Davvero condivide la visione ottimistica del suo ultimo libro?

Come ho detto la fantascienza è un dialogo tra diverse opere. La mia visione in questi incontri è molto ottimistica, più di quanto lo sia davvero nella vita. Ma quando mi sono guardato indietro mi sono reso conto che esistevano per la maggior parte opere negative sul rapporto tra uomo e macchina. C'è ne solo una in cui l'umanità è vincente, ma è quella di Asimov in cui i robot sono in pratica come degli schiavi di una piantagione, in seguito alla tre leggi (2):

- Non mi puoi fare del male

- Mi devi sempre ubbidire

- Metterai i miei interessi al di sopra della tua stessa esistenza.

È orribile l'idea che lo scopo della vita sia quello di rendere schiave altre entità intelligenti. È l'unica visione in cui l'umanità prospera con l'avvento della macchina.
In altre visioni soccombiamo: in Terminator l'umanità viene eliminata, in Matrix viene schiavizzata, in Star Trek TNG viene assimilata dai Borg! Non c'è una sola visione in cui la razza umana non perda la vita, la libertà l'individualità o l'umanità, dopo l'avvento della macchine intelligenti. Ho quindi cercato di portare nel dialogo una voce diversa, mai sentita prima.