Daitarn 3 è invincibile in ogni scontro con l’avversario megaborg, massima rappresentazione

di forza dei comandanti meganoidi, perché alla sua guida c’è appunto un uomo, Banjo, che non ha rinunciato alla sua umanità e ai suoi dolori, fisici e interiori, e che saprà trovare anche nella situazione più tragica, estrema e disperata la contromossa giusta per volgere a suo favore le sorti della singola battaglia e, alla fine, della guerra stessa. La superiorità umana viene così illuministicamente rappresentata dal Sole e dalla sua potenza davanti a cui anche il lontano Marte si inchina e, senza la quale la Terra, non sarebbe il pianeta culla del genere umano. Non ci è dato sapere quanto ci sia di voluto da parte dello staff della Sunrise nell’utilizzare per Daitarn 3 le allegorie planetarie che sono linguaggio basilare dell’alchimia. D'altronde Tomino già in Zambot 3  aveva strizzato l’occhio all’altra metà del cielo, non necessariamente alchemico, dando all’arma più potente del robot componibile il nome di “Attacco Lunare” e come segno distintivo una luna calante. Il maggiore motivo di credibilità dei meganoidi come controparte nemica sta nel fatto che essi riescono a infiltrarsi in ogni anfratto della società umana, trovando in ogni strato culturale e sociale terreno fertile per fare nuovi proseliti e arruolare nuove leve, nonostante il processo di trasformazione in meganoidi, come ci viene svelato in almeno due puntate, sia orribile e doloroso. Nella variegata umanità che cede alle lusinghe delle sirene meganoidi c’è di tutto. Dagli attori famosi, agli amici di infanzia, dai reietti in cerca di affermazione, agli arrivisti, dagli scienziati pazzi ai vecchi amori. Ognuno di loro viene, anche se brevemente, rappresentato magistralmente con le proprie aspirazioni e le proprie psicosi, venendosi a creare così una galleria di avversari unica e ottimamente caratterizzata dove, infine, non si può non concludere che solo se si cede al proprio lato oscuro si finisce per abbracciare la causa meganoide, ma anche allora esiste una possibilità di salvezza e redenzione. A proposito di lato oscuro, Tomino non manca di citare per ben tre volte (episodi 12, 22 e 32)  all’interno della serie i film della trilogia di Guerre Stellari di George Lucas, a testimonianza di quanto questa produzione cinematografica statunitense di genere fantascientifico abbia influenzato non solo l’immaginario occidentale. Nell’episodio 12, durante la fuga da Marte, viene ripresa una sequenza della scena madre del primo capitolo di Star Wars. Nell’episodio 22 a Banjo viene fatta, da parte di un produttore cinematografico, addirittura la proposta di interpretare il remake di Guerre Stellari. Nell’episodio 32 (avete notato la sequenza dei numeri delle puntate dove sono inserite le citazioni, vero?), infine, la Macchina della Morte sarà modellata, addirittura sulla Morte Nera stessa. A pensarci bene, anche il sibilo con cui si esprime Don Zaucker durante tutta la serie, esclusa l’ultima puntata, sembra un sentito omaggio a Darth Fener e la rivelazione che quest’ultimo sia il padre di Luke Shywalker fa quasi il paio con la quasi rivelazione che in Don Zaucker altri non si celi che il padre di Banjo stesso. Non mancheranno nemmeno gli amori tra meganoidi (ben due, episodi 9 e 35) e i meganoidi pentiti che arriveranno anche ad aiutare Banjo se non addirittura a salvarlo. A vincere non sono solo le armi del robottone, ma anche i buoni sentimenti, l’unico modo, efficace anche più dell’attacco solare, di debellare, sin dalla radice, la tentazione di abbracciare la causa meganoide. Solo i comandanti meganoidi che rivendicano ciecamente la superiorità meganoide assaggeranno la potenza dell’attacco solare e la furia cieca di Banjo.