“Dove eravate quando Kennedy fu assassinato? dove eravate l’11 settembre 2001? e dove siete oggi?”. Con questi inquietanti interrogativi si apre l’episodio pilota di V, la nuova, chiacchieratissima serie, arrivata in Italia il 4 marzo (su Joi, Mediaset premium). Negli USA (canale ABC), le prime quattro puntate hanno già registrato ottimi ascolti (intorno ai 10 milioni di spettatori per puntata, escluso il tipico picco dell’episodio “pilota”). Ma la serie non è del tutto “inedita”: nel maggio dell’83, la statunitense NBC trasmise la prima puntata di una miniserie scritta da Kenneth Johnson, chiamata, appunto, V. Come molti ricorderanno, in Italia giunse solo due anni dopo e fu, in qualche modo, un cult: si preferì come titolo Visitors e fu concepito un formato a dir poco inusuale (e con qualche stralcio), che integrò persino un seguito ufficiale (V: the final battle). Ciononostante, V è molto di più di un semplice remake: basti pensare che la maggior parte degli elementi della trama originale (dei “Visitors”, per intenderci) si consuma nel solo episodio pilota della nuova serie (e già le successive puntate offrono non poche sorprese agli aficionados degli anni Ottanta).Dopo una breve ma intensa scossa di terremoto, una gigantesca ombra ovale oscura lentamente il central business district di New York City. Il panico represso si trasforma in un sinistro mutismo di massa e nel silenzio, rotto solo da qualche elicottero, milioni di neworkesi scrutano, naso per aria, oltre gli svettanti e imperiosi grattacieli di Manhattan. I canali di comunicazione sono in fibrillazione e la notizia rimbalza lungo i quattro angoli del pianeta in pochi secondi: un’astronave aliena campeggia sulla skyline della “città che non dorme mai”. E non è l’unica: altre 28 meraviglie volanti stazionano sulle più grandi metropoli della terra.L’incipit di V, a tutta prima, lascia ad intendere un’imminente invasione in stile Indipendence Day (o meglio, La Guerra dei Mondi); ma con buona pace degli allarmisti, gli alieni, almeno all’apparenza, sono tutto fuorché minacciosi. Anna, una bellissima “visitatrice” dalle sembianze umane (Morena Baccarin, che molti ricorderanno come l’Inara di Firefly e Serenity), in qualità di Alto Comandante dei Visitatori consegna un messaggio di pace intergalattica: gli alieni non hanno intenzioni ostili e anzi, grazie alla loro avanzata tecnologia, possono migliorare sensibilmente la nostra vita. Cosa chiedono in cambio? Nient’altro che un po’ di risorse per poter riprendere il loro viaggio. Nasce così il programma “Ambasciatori di Pace dei V”: gli umani sono invitati a bordo delle navi aliene, istruiti sulle loro consuetudini per facilitare l’integrazione e collaborare a reprimere la crescente intolleranza. In realtà sono in pochi a diffidare dai Visitatori: le masse sembrano ipnotizzata dai prodigi e dalle possibilità -specialmente in campo medico – che si profilano all’orizzonte. La struttura della serie a tratti ricorda Heroes: seguiamo in parallelo le storie di una manciata di personaggi apparentemente lontani e in “fazioni” diverse, che finiscono inevitabilmente per intrecciarsi a suon di colpi di scena e suspance. L’agente federale Erica Evans (Elizabeth Mitchell, l’arcinota al pubblico Juliet di Lost) è la prima a collegare l’arrivo dei Visitatori alla mobilitazione di una cellula terroristica. Si infiltra così in una riunione della “resistenza”, un gruppo clandestino che già si opponeva ai Visitatori ben prima che si manifestassero al mondo; alla stessa riunione partecipa anche Padre Jack Landry (Joel Gretsch, che ricordiamo in Taken e soprattutto come protagonista di 4400), un ex-cappellano militare, impossessatosi casualmente di alcuni preziosi documenti che testimoniano le vere intenzioni dei Visitatori. Manco a dirlo, scopriamo subito che gli alieni sono in realtà orridi rettiloidi: giunti sulla terra molto tempo prima, hanno assunto sembianze umane per occupare posizioni chiave e ora tramano un’invasione “morbida”, pianificata in modo scacchistico. Chad Decker (Scott Wolf, il Dott. Hartman delle ultime due stagioni di Everwood), ambizioso anchorman cui gli alieni garantiscono ogni materiale esclusivo, realizza di essere solo un ingranaggio della subdola campagna mediatica volta a condizionare l’opinione pubblica, per favorire l’ascesa dei visitatori e sottomettere gli umani in modo quasi subliminale.