- Perché è vero. Migliori sempre.- Cazzate. Gli ultimi dieci sono tutti uguali.- E allora? È questo che vuole il pubblico. Altrimenti perché continuare a comprare storie con la stessa protagonista?- Ci vorrebbe una voce nuova. Un pensiero nuovo.- Laura, piantala di insistere. Il pubblico vuole te. È la tua firma che comprano.- Non è necessario che lo sappiano.- Quanto tempo credi che passerebbe prima che la notizia trapeli?- Basta legarli mani e piedi con un contratto.- Anche se chiedessimo loro una libra di carne in caso di violazione, ci sarebbe sempre qualcuno disposto a offrire abbastanza perché ne valga la pena.- E io? Credi che non lo troverei qualcuno disposto a offrire di più?- Certo che lo troveresti. Fa parte del rischio. Ma solo per scrivere le nuove avventure di Weena Wee. Del resto non frega niente a nessuno.- Potrei firmare con uno pseudonimo.- Te l'ho già detto: fai pure. Finché continui a onorare il tuo contratto e a fornirci una nuova puntata ogni sei mesi il resto è affar tuo.- Non ci riesco. Non ce la faccio a scrivere una nuova puntata ogni sei mesi e nel contempo a lavorare ad altro. Non trovo l'ispirazione.- Laura.

- Sì?

- Facciamo un patto.

- Ovvero?

- Tu la smetti con le tue stupide lamentele, e io in cambio ti faccio ben due favori.

- E quali?

- Il primo è quello di non segnalare le anomalie della tua personalità virtuale al controllo di sistema.

- Cosa vorresti dire?

- Sai benissimo cos'hai firmato. Tu sei la titolare del copyright della tua personalità, ma ogni singolo byte da te occupato appartiene alla rete interna della Publishing. Possono farne quello che vogliono.

- Non oserebbero. C'è il rischio che il pubblico lo venga a sapere.

- Per ora no, non arriverebbero a tanto. Però ci sono infiniti modi per rendere la vita difficile a una personalità virtuale. Guardati intorno. Hai idea di quante risorse di sistema ci vogliono per una casa come la tua?

- D'accordo, ho capito il concetto. Il secondo favore?

- Ti darò un consiglio. Da quanti anni sono la tua agente?

- Né tu né io vogliamo saperlo.

- Giusto. Comunque. Lo sai quanto tempo è che continui a ripetere che vuoi scrivere altro? Che Weena Wee ti tarpa le ali?

- La vuoi piantare con le domande retoriche?

- E va bene. Passiamo alle risposte. Non c'è niente che ti impedisca di scrivere quello che ti pare. La verità è che questa storia della Grande Scrittrice Incompresa è una balla. In tutti questi anni non sei mai stata capace di scrivere altro. Ti piace crederti un genio, ma in realtà sei solo una mediocre, come tutti noi. Una mediocre a cui è capitata una grande fortuna. Non hai il diritto di lamentarti, di sputare nel piatto in cui mangi. Hai di fronte un'eternità di piaceri, in cambio di poche paroline. Sai quanti miliardi di persone farebbero qualunque cosa pur di essere al tuo posto? Perciò piantala di frignare, e mettiti al lavoro. 

                                  * * *

Cara Laura,

oggi su Second Life è stato cancellato un evento importante. Un gruppo di operatori dell'immaginario si era dato appuntamento per discutere delle nuove prospettive di interazione tra diversi input sensoriali in ambiente digitale. Ma all'ultimo momento gli organizzatori si sono visti negare lo spazio in rete.

Tutto perché in contemporanea c'era la festa per il tuo maledetto cinquantesimo libro. È tutta colpa tua. Ci stai portando via lo spazio vitale. La tua roba è peggio che immondizia, è veleno.

Va' all'inferno. Crepa

Un nemico sempre più infuriato.

La piscina era illuminata a giorno: ovunque vassoi pieni di tartine coperte di gelatina scintillante e uomini e donne in abiti da sera o in costume da bagno, con in mano bicchieri colmi di liquido colorato. Gli avatar di Second Life si distinguevano dalle personalità virtuali perché i loro contorni fluttuavano in continuazione, come se  stessero per svanire da un momento all'altro. La festa era iniziata da due ore; ormai si erano stancati di contendersi la mia attenzione. Era il momento buono.

Era dall'inizio della serata che la tenevo d'occhio. La griglia che separava la piscina dal mare aperto. C'erano gli squali, certo, ma non sembravano molto svegli. Quello era uno spazio pubblico di Second Life, e le uniche difese erano volte a evitare l'ingresso di ospiti indesiderati, non a impedire agli invitati di andarsene.

Ma poi? Anche supponendo di riuscire a nuotare in apnea sotto la griglia e a evitare gli squali, cos'avrei fatto una volta in mare aperto? Da quando non avevo più un corpo fisico non avevo mai navigato in rete fuori dagli spazi protetti della Publishing. Non sapevo cosa avrei trovato oltre i suoi confini. E neppure quanto tempo ci avrebbero messo i suoi segugi a rintracciarmi.