Ci fu una pausa. Guardai di nuovo verso la finestra. Tutto era immobile. Osservai il quadrante dell'orologio in alto a destra. Le cifre erano congelate. 14,56,56. Quel tizio era davvero bravo.Sullo schermo comparve un'immagine che riconobbi immediatamente. Un giovane con un cappello piumato, un giustacuore di raso e una spada al fianco. Il principe Filippo. Le parole scorrevano sotto di lui.- Te l'ho scritto. Non ti ricordi più?- Mi hai scritto molte cose.- Ti ho scritto «Crepa».- Come se fosse facile.L'immagine fluttuò, poi si stabilizzò. Per un attimo mi parve di sentire la siepe che si muoveva. Mi girai di nuovo. Tutto tranquillo.- Non ho mai detto che sarebbe stato facile.- Piantala di parlare per enigmi. Se sei venuto qui solo per insultarmi, accomodati. Ma ormai è inutile. Ho recepito il messaggio. Se invece vuoi qualcosa, dillo in fretta. Se ci beccano, non so tu, ma io farò una pessima fine.- Non dirmi che ti cancellano.- Peggio.- Congratulazioni. Ci sei arrivata.- È questo che vuoi? Che qualcuno mi cancelli?- Credevo fosse ovvio.- Perché non lo fai tu, allora?

- Lo avrei già fatto, se avessi potuto. Ma prima, quando eri libera, non ero abbastanza bravo. E adesso le difese di questo posto sono un osso duro, perfino per me. Non potrei restare qui se tu dessi l'allarme. Dovrei filarmela immediatamente. Sono venuto perché volevo vedere se per caso ti era entrato un po' di sale in zucca.

- Non capisco dove vuoi arrivare.

- Posso cancellarti, se vuoi. Non sarà facile, però posso farcela. Ma solo con la tua collaborazione. Se cerchi di fregarmi, mandi tutto a monte.

- Come fai a sapere di poterti fidare di me?

- Non posso saperlo. Nemmeno tu puoi saperlo. Ciascuno dei due potrebbe essere una trappola per l'altro.

- Perché vuoi rischiare?

- Perché senza di te il mondo sarebbe un luogo migliore.

- Tutto qui? Non hai altri scopi nella vita?

- Li avevo. Ma poi ho imparato la lezione.

- Quale lezione?

- Quella che stai imparando tu. Almeno credo. Le tue domande mi fanno venire dei dubbi.

- Non è una decisione facile.

- Certo che no. Ma quali alternative hai?

- Nessuna.

- Risposta esatta. Adesso devo andare.

- Come sarebbe?

- Non posso restare qui all'infinito senza che mi scoprano. Ma tornerò.

- Quando?

- Presto.

- E poi?

- Te lo dirò quando sarà il momento. Dovrai seguire le mie istruzioni.

- Sei sicuro che funzioneranno?

- No.

Lo schermo tornò nero. Il quadrante dell'orologio scattò. 14,56,57.

E così eccomi qui, con carta e penna in mano. Un piccolo virus che mi ha passato lui durante la sua ultima visita. È qui che ho scritto l'ultima puntata delle avventure di Weena Wee. Quando sarà il momento lancerò il virus nella rete della Publishing. Oltrepasserà tutte le difese perché è davvero microscopico. Ci metteranno qualche secondo ad accorgersene, e qualche altro ancora per intervenire. Forse riusciranno a cancellarlo dai siti più importanti. Ma nel frattempo milioni di persone lo avranno già scaricato. Avranno letto. La notizia farà il giro della rete. "Laura Alderani mette la parola fine alla sua saga pluridecennale". "Finale tragico per le avventure di Weena Wee". E nei preziosi secondi da loro impiegati per rendersi conto di quanto sta accadendo un altro virus, molto più potente, entrerà in azione. Un secondo finale tragico.

- Ma tu che farai dopo? Sei sicuro di riuscire a cavartela?

- Non sono sicuro di niente.

- Nemmeno di volermi cancellare?

- Touché. Mai fraternizzare con il nemico. Mi stai diventando simpatica.

- Non vorrai piantarmi in asso, spero.

- Non preoccuparti. Non lo farò.

Neanche io sono sicura di niente. Non posso essere sicura che non troveranno il modo di resuscitare Weena. Di assoldare qualcun altro che prenda il mio posto. Ma non sarà più un problema mio. Io non sono come lui. Non mi interessa salvare l'umanità dalla propria stupidità. Solo salvare me stessa. 

 

È lui. Eccolo che arriva. Filippo. Il mio principe. La siepe si apre al suo passaggio e si richiude subito alle sue spalle. Armigeri, servitori, tutti i firewall e le difese di rete giacciono addormentati su sedie e divani, o sul pavimento. Lui li supera senza far rumore. Gli corro incontro. 

La spada e il giustacuore svaniscono. Di fronte a me vedo una figura avvolta in una tuta spaziale. Ha in mano un disintegratore. Con l'altra si sfila il casco. Il volto dall'ovale perfetto, illuminato dai grandi occhi castani, appare stanco e segnato, ma tranquillo e deciso. Mi punta contro il disintegratore.

- Lo dici tu o lo dico io?

- Lo diciamo insieme.

- Fine.