Weena Wee. Mi fa pena, poveraccia. È un personaggio inventato da me. Esiste solo nella mia mente, in quella della mia agente, Angela, e dei dirigenti della World Publishing Corporation, e in quella dei disgraziati che continuano a pagare profumatamente per scaricare le sue avventure. Ma dato che ormai da tempo non ho più un corpo fisico, non sono affatto sicura che ci sia una grande differenza tra noi due. Dopotutto entrambe siamo solo una manciata di dati nella rete. Come faccio a essere sicura che la mia programmazione sia tanto più complessa della sua? Come faccio a sapere che non è autocosciente? Se lo è, sono certa che anche lei non ce la fa più. Forse è stata lei a dettare la parola "Fine".- Stand-by.Un breve bip mi segnala che il programma è entrato nella modalità richiesta.Mi avvicino alla finestra, e osservo per l'ennesima volta la siepe di rovi che delimita la regione della rete a me dedicata. Un intrico di spine, un groviglio di dati accuratamente predisposti dai tecnici incaricati della mia sorveglianza. Accesso riservato. A prova di qualunque intrusione. O almeno, loro ne sono convinti. La mia sola speranza è che si sbaglino.

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Cara Laura Alderani,

i tuoi libri fanno schifo. Tu fai schifo. Sei solo una repressa che vomita in rete le sue fantasie sessuali da adolescente frustrata.

Va' all'inferno.

Un nemico.

Quando ricevetti il primo messaggio la mia reazione immediata fu di mettermi a ridere. A quell'epoca la mia porzione di rete non era isolata e i filtri d'accesso erano regolati in maniera tale da far passare la posta dei fan. Naturalmente un messaggio del genere avrebbe dovuto essere bloccato, ma aggirare quei filtri non era certo un problema.

Mi feci una bella risata e decisi di ignorare il messaggio. Non ne parlai neppure con l'amministratore di sistema; non volevo dare l'impressione che l'incidente mi avesse in qualche modo ferita. Mi pareva una manifestazione di debolezza.

Due mesi dopo però, quando uscì L'inferno di Aldebaran, ne arrivò un altro.

Cara Laura,

il tuo ultimo libro è ancora peggio dei precedenti. Il conte di Venere è un imbecille. Tu sei patetica.

Il tuo nemico.

Questa volta ne parlai all'amministratore di sistema, il quale si scusò e mi giurò che avrebbe perfezionato i filtri. Immagino lo abbia fatto, ma questo non impedì ad altri messaggi di arrivare.

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Da piccola adoravo il principe Filippo. Avevo in casa un vecchio video, su un supporto digitale ormai antichissimo, e lo facevo girare per ore. La Bella Addormentata nel Bosco.

Il principe Filippo è un valoroso. Non solo si mette in urto con il padre pur di sposare la principessa, da lui creduta una contadinella, ma quando lei cade vittima del sortilegio affronta la terribile siepe di spine che circonda il castello, e poi la strega stessa, trasformata in drago.

Quando compii dieci anni, mio padre mi regalò la mia prima simulazione personalizzata in rete. Io ero il principe Filippo, e con la mia spada d'acciaio dovevo affrontare la siepe di spine per liberare la principessa.

Evidentemente però qualcosa nella programmazione non funzionò. Forse lo sviluppatore non aveva capito che la simulazione era destinata una bambina di dieci anni. Fatto sta che, quando entrai nell'ambiente virtuale, i rami spinosi non si spezzarono affatto sotto i colpi della mia spada, ma si avvolsero attorno a me, imprigionandomi le braccia e le gambe, serrandomi il collo come per strozzarmi. Lo shock fu tale che perdetti conoscenza e dovettero portarmi d'urgenza all'ospedale.

Da allora la siepe di spine è stata per anni la protagonista dei miei incubi. Nel tentativo di esorcizzarli ho rintracciato e letto diverse versioni della fiaba: in quella di Perrault la siepe si apre spontaneamente di fronte al principe predestinato, ma in quella dei Grimm molti sventurati che provano a varcarla prima del tempo stabilito perdono la vita.

Naturalmente questi dati fanno parte anche della mia personalità virtuale. Non è stato difficile per chi ha programmato la mia prigione trovare uno spauracchio adatto a tormentarmi. Ma la beffa peggiore per me è stata quella di essere relegata nei panni della Bella Addormentata: non l'eroe che salva la fanciulla amata, ma la fanciulla inerme che attende l'eroe che venga a salvarla. Cento anni sono lunghi. 

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Weena Wee nacque per dispetto, dopo un lustro trascorso a fare il negro producendo testi di assoluta inanità, destinati alla firma dell'ennesima celebrità di Second Life che non sapeva metter giù una riga.