George A. Romero, Stephen King, Robert Zemeckis sono solo alcuni dei nomi più noti andati alla scuola della EC Comics. No, non si tratta di una scuola nel senso classico, ma di una casa editrice di fumetti che - tra la fine degli anni Quaranta e la metà degli anni Cinquanta - rivoluzionò il mercato dei comics con testate dai titoli altisonanti e copertine dai colori sgargianti. Tales from the Crypt, The Vault of Horror, The Haunt of Fear, Shock SuspenStories, Weird Science, Weird Fantasy, Crime SuspenStories: sono alcuni dei titoli delle testate a fumetti della EC Comics, che hanno letteralmente fatto impazzire più di una generazione di lettori. Come indicano i titoli stessi degli albi, la casa editrice americana pubblicava storie appartenenti a tutti i generi dell’intrattenimento: dalla fantascienza alla crime-story, dall’horror al fantasy, fino al genere militare. Una casa editrice che fece tremare i colossi dei fumetti dell’epoca, ossia la Timely Comics, che in seguito si trasformerà nella più nota Marvel Comics, e soprattutto la D.C. Comics, allora conosciuta ancora come National Allied Publishing.
La casa editrice torinese 001 Edizioni sta ora ristampando tutto il materiale della EC Comics, proponendo volumi che riproducono le copertine originali e raccolgono in rigoroso ordine cronologico le storie della casa editrice americana. Sono già apparse le testate The Haunt of Fear, Weird Fantasy, Tales from the crypt, Crime SuspenStories e Weird Science, ma prossimamente verranno pubblicate anche le testate Piracy (dedicate a storie sui pirati) e Frontline combat (storie di guerra).
La storia stessa della EC Comics è alquanto singolare. A creare quest’etichetta fu Max Gaines a cui gli storici del fumetto attribuiscono addirittura la paternità del comic book, l’albo a fumetti come lo conosciamo oggi e su venivano inizialmente ripubblicate le strips comiche che uscivano quotidianamente sui giornali. Il comic book si otteneva piegando due volte a metà un funny domenicale di otto pagine (il supplemento del quotidiano) e inserendo due di tali fascicoli in una copertina patinata. Nel 1933 Gaines dimostrò con Famous Funnies che, nonostante la compresenza sui quotidiani, la gente acquistava volentieri le ristampe delle strips preferite. Tra i comic book più famosi dell’epoca c’erano Famous Funnies: a Carnival of Comics, che era formato da 64 pagine e costava 10 cent, e New Fun, del 1935, il primo comic book della National Allied Publishing, la futura D.C. Comics.
Max Gaines era proprietario anche di una sua casa editrice che si chiamava EC Comics e quella sigla EC significava Educational Comics.
Gaines con questa etichetta pubblicava Picture Stories from the Bible, ossia storie a vignette tratte dalla Bibbia e biografie a fumetti di personaggi importanti della scienza e della storia. Nel 1947, però, l'editore morì in un incidente nautico (si era schiantato in barca) e l’azienda venne rilevata da suo figlio, William, il quale si era appena congedato dall’Aviazione militare degli Stati Uniti d’America, con l’intenzione di riprendere gli studi interrotti e fare l’insegnante di chimica.
1 commenti
Aggiungi un commentoA proposito del CCA.
Sì, certo! Che il CCA fosse ritagliato su misura per mettere KO alcuni editori di comics più piccoli ma molto grintosi è ovvio... essendo un codice di "autoregolamentazione" stilato dagli editori stessi (quindi gli editori più grossi ebbero più voce in capitolo nel deciderne l'esatta stesura).
Però a livello di discussione pubblica, l'interrogazione di Frederic Wertham presso la commissione senatoriale del Congresso USA, verteva sopratutto sui Crime Comics, specie quelli in cui mancava una inequivocabile condanna morale del crimine (un po' come potrebbe essere nel caso del nostrano "Diabolik". Molto meno su Vampiri, Zombies e simili.
E in ogni caso, neanche la "National" avrebbe potuto decidere di essere "morbida" su alcune delle regole da stilare, a suo favore magari... perché anche lei doveva rispondere alla preoccupazione dei distributori, pena il ritrovarsi senza un canale distributivo. Una regola per esempio davvero castrante per TUTTI gli editori di comics era il non poter mostrare MAI una donna che combattesse contro un uomo. Un grosso limite per Wonder Woman, archetipo del femminismo... e in quanto tale vero e proprio fenomeno editoriale che, però, viene di fatto fortemente depotenziato dall'introduzione del CCA.
Credo che alla fin fine, nel decidere queste regole abbiano pesato in egual misura sia la volontà di creare articoli ad hoc per tagliare le gambe ai concorrenti, esercitata dagli editori più grossi, sia la necessità di doversi "piegare" agli ultimatum dei distributori. Anche la National ha faticato a trovare una sua strada, con l'introduzione del CCA. E ha subito una moria di testate.
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