“Che cosa facciamo di fronte a politiche che agiscono unicamente per il nostro bene – si chiede ancora Michel Foucault - che preservano la vita, che migliorano le condizioni di salute e la sicurezza? E, d’altra parte, che cosa vuol dire se queste politiche sono vissute come minaccia e la nostra libertà si rifugia nella follia come estremo baluardo di resistenza”.  Sono queste le tematiche ballardiane che affondano direttamente nelle contraddizioni della nostra società.

Il rapporto tra Foucault e la science fiction sembra ormai essere consolidato da diversi decenni. Più o meno inconsapevolmente tutta le generazione degli scrittori anni ’70, da Philip K. Dick ad Harlan Ellison, e i grandi movimenti della New Wave e del Cyberpunk, hanno trattato le tematiche foucaltiane realizzando lavori di grande spessore e di notevole intelligenza e profondità. Tra i grandi ispiratori della New Wave spicca senza dubbio James G. Ballard, nato come autore di fantascienza e ora scrittore di punta della letteratura contemporanea inglese. Due sue romanzi, Un gioco da bambini e Super-Cannes, scritti rispettivamente nel 1992 e nel 2000, trattano della polarità della salute pubblica, parafrasando Foucault, come una sorta di tendenza volta a totalizzare, cioè l’idea di un perfetto controllo della società finalizzato al massimo sviluppo delle sue potenzialità vitali.

Il Pangbourne Village, meraviglioso complesso residenziale dove si svolge Un gioco da bambini, rappresenta di fatto una comunità isolata abitata da una elite di professionisti. A metà tra 1984 di George Orwell e il delirante Brazil di Terry Gilliam, questa sorta di colonia perfetta è praticamente ermetica agli estranei, e controllata da un complesso sistema di telecamere. Una presenza-assenza completamente ossessiva mantiene l’intero sistema pulito ed in ordine al punto che persino le foglie sembrano rispondere ad una precisa imposizione. I figli dei professionisti studiano nelle scuole del complesso e anche le aree di svago sono circoscritte al sistema del villaggio. Una normalizzazione dell’esistenza che di fatto provoca, com’è tradizione nei romanzi ballardiani, un punto di non ritorno, quando la forzata stabilizzazione della naturalità umana emerge in tutta la sua virulenza irrompendo con la forza di uno splatter amatoriale. Infatti il macabro destino degli abitanti è quello di venir massacrati brutalmente da sconosciuti. Gli unici superstiti e introvabili sono i figli dei dirigenti, gli unici colpevoli della strage. “Il dottor Greville – spiega Pierangelo Di Vittorio in For your own good (jcom.sissa.it/archive/05/01/C050103/jcom0501(2006)C03_it.pdf). La biopolitica raccontata da Ballard - interpreterà il loro folle gesto come un estremo tentativo di evadere dalla prigione di una vita perfetta e di una tolleranza che annulla ogni possibilità di contestazione”.

Il tasso di suicidi di adolescenti in Europa è drammaticamente in rialzo, dato che dovrebbe ballardianamente farci riflettere sul tentativo di superare la normalizzazione in atto e di superarla anche con un gesto estremo.

La medicina come dispositivo biosicuritario e dunque indirizzata ad una serie di interventi autoritari per impedire l’espansione delle epidemie nelle città, ha anche sviluppato una serie di resistenze. Così come Foucault spiegava a proposito della nascita delle controcondotte in opposizione alla condotta pastorale cristiana, anche nell’epoca contemporanea, assistiamo a forme di insurrezione “antimedica che si stanno focalizzate su questioni concernenti la vita e la morte, il diritto di ammalarsi”. Ma il passaggio foucaltiano da cogliere è rappresentato dal fatto che oggi non abbiamo più forme di governo del corpo autoritarie e coercitive, ma “possono essere interiorizzate …fanno parte di una nebulosa – prosegue nel suo saggio Di Vittorio - che dissolvendone i contorni familiari ne abbraccia i frammenti mutevoli e dispersi…Il liberalismo è infatti l’arte di governo che ha saputo più efficacemente reinterpretare il potere pastorale…non rinuncia affatto al controllo della totalità degli individui ma piuttosto che consegnarlo al potere centralizzatore dello stato lo collega ad un progetto di libertà individuale”.  I ragazzi di Ballard, superviziati e superprotetti, attuano una forma di “resistenza” al modello di vita imposto, all’idea di massimizzare se stessi, e proprio contro quello stato pastorale mascherato da liberale. Non a caso il romanzo proseguirà col tentativo di un attentato nei confronti della Grande Madre, Margaret Thatcher.