In questa puntata ci occuperemo per la seconda volta di una scrittrice di fantascienza. Leigh Brackett (1915-1978), assieme a Catherine Lucille Moore, è una scrittrice della prima generazione, quando la fantascienza era ancora considerata una faccenda da maschi.

Il debutto della Brackett nel campo della fantascienza risale al 1940 con il racconto Martian Quest (inedito in Italia), guarda caso una storia marziana, e a Marte rimarrà legato il suo nome. Moglie di Edmond Hamilton, Leigh Brackett si è mossa a cavallo tra la fantascienza e la fantasy ma si è distinta anche nel campo della detective story. Ha inoltre lavorato nel campo del cinema, scrivendo sceneggiature per Hollywood, tra cui ricordiamo, oltre alle sceneggiature di Il Lungo Addio e Il Grande Sonno, tratte dai romanzi di Raymond Chandler, per registi del calibro di Howard Hawks o Robert Altman, quella per il film L'impero colpisce ancora, suo ultimo lavoro che non ha fatto a tempo a vedere realizzato sul grande schermo.

Nel campo della narrativa di fantascienza Leight Brackett è rimasta famosa per il ciclo di Eric John Stark un'epica che si stende dal 1949 al 1976. Il ciclo inizia con The Secret of Sinharat (tit. it: Il segreto di Sinharat, in I canali di Marte, Classici Urania 248, Mondadori, Milano, 1997) del 1949, seguito da People of the Talisman (tit. it., Il popolo del Talismano, ibidem) del 1951 e Enchantress of Venus (anche come The City of the Lost Ones, tit. it. La città degli dei, in I guerrieri delle galassie, Nord, Milano, 1991) del 1949. La Brackett tornò al ciclo nel 1974 con The Ginger Star (tit.it. La Stella amara, in Skaith, Nord, Milano, 1999) e The Hounds of Skaith (tit.it I lupi di Skaith, ibidem), seguiti nel 1976 da The Reavers of Skaith (I predoni di Skaith, ibidem.).

Eric Stark, avventuriero, mezzo giustiziere e mezzo predone, nello spirito degli eroi della heoric fantasy si muove in uno scenario fantascientifico, da Marte a Venere sino allo spazio galattico. Ma ci interessa in particolare la prima fase. Il Marte di Leigh Brackett, dove si svolgono le avventure di Eric Stark è un Marte desolato e crepuscolare, che deve molto alla narrativa di Burroughs ma altrettanto e forse più ai lontanissimi passati immaginati da Robert Howard nel ciclo di Conan. Non c'è nulla della barbarie giovanile dei romanzi di Edgar Rice Burroughs, in cui troviamo un Marte vitale e all'apice del suo fulgore. Il Marte della Brackett è completamente diverso: deserti, città morte, è un mondo barbarico dove spade e pistole laser si fondono in un miracoloso sincretismo, e l'abilità della Brackett si dimostra nel fatto che il lettore pur nell'irrealtà della vicenda, non ha mai un atteggiamento di rifiuto anzi, e la fusione degli elementi del genere fantastico e di quello fantascientifico è piena e totale. E va messo in rilievo come, a parte i primi racconti dedicati al pianeta rosso, anche nelle prime storie del ciclo di Stark, il protagonista non sia tanto Eric Stark quanto Marte. Un Marte assolutamente memorabile, che fa il paio con quello che affiora dalle pagine de Le Cronache Marziane di Ray Bradbury. Il pianeta rosso, cessa di essere semplice sfondo e diventa mito: un mondo morente, in piena decadenza da un passato splendido, ritratto con trasporto elegiaco che rimane nella mente molto più dei personaggi che lo popolano. E' lui il vero protagonista delle narrazioni della Brackett, tanto è vero che le storie venusiane di Stark non hanno lo stesso impatto, e soltanto il pianeta Skaith riuscirà a fissarsi nell'immaginazione del lettore con altrettanta forza.