La carriera di Douglas N. Adams, stroncata nel 2001 per una crisi cardiaca all’età di soli 49 anni, inizia e finisce con un’idea, una Guida galattica per autostoppisti.

E inizia e finisce con la sceneggiatura di quell’idea, anche se su mezzi mediatici diversi: nel 1978 la prima versione della Guida viene trasmessa dalla BBC Radio 4, come sceneggiato radiofonico, col titolo originale di “Apocalisse fantastica” che da lì a poco sarebbe diventato poi The Hitch-hicker’s Guide to the Galaxy. Segue la trasposizione in teatro e allo stesso tempo quella su carta: nel 1979 la “Guida” più nota della letteratura fantascientifica sbarca nelle librerie decretando subito un trionfo. Il romanzo diventa una serie di successo: nel 1980 esce Ristorante al termine dell’universo, nel 1982 La vita, l’universo e tutto quanto, nel 1984 Addio e grazie per tutto il pesce. Il capitolo finale è più tardo, del 1992, intitolato Praticamente innocuo. La prima versione per lo schermo è del 1981, prodotta dalla BBC in sei puntate televisive che sanciscono il successo dell’opera di Adams in tutto il Regno Unito, dove dopo Jane Austen, Tolkien e forse oggi la Rowling, Adams compare ai primi posti come scrittore più noto e acclamato dai britannici. Solo nel 2005, postuma, l’ultima trasposizione della Guida di Adams compare finalmente sul grande schermo, in un film diretto dall’esordiente Garth Jennings e sceneggiato, ancora una volta, dallo stesso Adams insieme a Karey Kirkpatrick.

Cosa c’è dietro questo grande successo? Un po’ quello che manca al film di Jennings, che, nonostante tane buone idee frutto anche quelle dell’inventiva originale di Adams, non è riuscito a portare nel nuovo millennio il senso di una vera Bibbia del pensiero alternativo del XX° secolo. La Guida galattica è una sorta di rilettura in chiave fantascientifica di Alice nel paese delle meraviglie: Arthur Dent si ritrova suo malgrado catapultato in un universo che non comprende, fondamentalmente ostile, e incapace di poter tornare a casa perché la sua casa è ormai andata distrutta. Arthur si vede costretto ad affrontare situazioni assurde e improbabili, come il Motore ad Improbabilità Infinita che serve da propulsore alla nave spaziale Cuore D’Oro e il cui principio di funzionamento riassume un po’ l’essenza del romanzo: nulla è impossibile, solo molto improbabile. La parodia della space opera classica della fantascienza è sempre dietro l’angolo: così l’androide Marvin fa il verso ai robot positronici di Asimov e, pur costruito per servire i suoi creatori diligentemente, sprofonda in abissi di depressione per ciò che questa subalternità comporta. Anche la Guida galattica stessa è una parodia esplicita della celebre Enciclopedia galattica della Fondazione, un summa del sapere cosmico che per Asimov simboleggia la possibilità di categorizzare l’intero scibile umano mentre per Adams rappresenta l’esatto contrario, ossia l’evidenza che nessun filo logico accompagna le azioni delle specie senzienti. E lo dimostra anche il computer Pensiero Profondo, costruito per elaborare la Risposta alla Domanda Fondamentale sulla Vita, l’Universo e Tutto Quanto. La risposta è “42”, ma risulta abbastanza incomprensibile per il semplice fatto che la domanda era sta mal formulata. Alla base della filosofia adamsiana c’è in sostanza l’idea che non si possa dare un senso alla realtà che ci circonda, e che questa vada presa così come ci viene data per non impazzire: “Don’t panic”, niente panico, è il celebre motto che campeggia sulla copertina della Guida galattica.