Una colonia di esseri umani in una località imprecisata del pianeta. Un manipolo di superstiti alla grande contaminazione. Il loro unico scopo, ripopolare la Terra nell’unico paradiso naturale rimasto miracolosamente immune all’immane catastrofe. Un luogo fantastico chiamato ‘L’Isola’ cui si accede solo al momento in cui si dà la luce ad un figlio oppure se si riesce a vincere la lotteria quotidiana.

Un futuro orwelliano per una società che può dirsi fortunata nell’essere ancora viva. Nonostante tutto e – soprattutto – nonostante il fatto che ancora altri superstiti vengano trovati di tanto in tanto in uno stato pietoso. Eppure, in una società apparentemente perfetta non tutto quadra. Come mai da un condotto d’aria è entrata una farfallina? Da dove vengono gli incubi che alcuni dei cittadini sembrano avere?

Cosa è accaduto nel passato e come è arrivata questa contaminazione? Soprattutto: cosa c’è sull’isola? Interrogativi cui nessuno sembra riuscire o volere dare risposta e che - eppure – tormentano uomini intelligenti come Lincoln Six Echo (Ewan McGregor) curioso di capire che cosa vi sia davvero “là fuori”. Un giorno, per caso, riesce a scappare e – saggiando brevemente il mondo esterno – scopre qualcosa che non può piacergli affatto. Soprattutto perché – capisce – la sua amica Jordan Two Delta (Scarlett Johansson) potrebbe essere in grave pericolo. E c’è qualcosa di ironico nel fatto che – proprio nel momento in cui Lincoln Two Echo - inizia ad intuire la verità, il film di Michael Bay inizi a precipitare nel deja vu. Una pellicola di fantascienza pura, che – come Io, Robot prima di lei – soffre nell’imbastardimento derivato da un’inutile contaminazione con il genere d’azione che diventando predominante rende squilibrata la narrazione, fagocitando l’esito finale della pellicola.

Fino a quando i due protagonisti sono all’interno della facility dove – credono – essere presente una delle ultime colonie umane superstiti, The Island è un film interessante che promette molto bene. Appena i due mettono piede nel mondo esterno, il film – nonostante l’impegno di attori carismatici come Steve Buscemi – finisce per diventare un cliché tutto inseguimenti e sparatorie, con qualche pubblicità più o meno occulta e tanti richiami ad un cinema di fantascienza decisamente superiore da Thx 1138 di George Lucas fino ad arrivare a La fuga di Logan e - ovviamente - Matrix.

Michael Bay, per qualche motivo di natura produttiva, non riesce e resistere a trasformare ogni inseguimento e ogni sparatoria in qualcosa a metà tra l’apocalittico e l’epico, mentre il tono di un film come The Island doveva – presumibilmente – essere più pacato ed etereo. Non si tratta quindi di una produzione ‘sciatta’, ma semplicemente sbagliata che risparmiando una cinquantina di milioni di dollari avrebbe, forse, potuto dare vita ad un film più originale e ugualmente spettacolare senza essere esagerato.  Bay, infatti, come per

Bad Boys II

e

Pearl Harbor

, sembra avere perso di vista quale sia il senso ultimo della storia che sta raccontando sedotto da elementi che – nell’economia complessiva della narrazione – si rivelano per essere secondari o non del tutto essenziali di fronte altre tematiche che vengono solo accennate. Un errore comune nel cinema di fantascienza che per essere reso appetibile, nei piani degli Studios, deve diventare qualcos’altro. Lo abbiamo visto con

Il Sesto Giorno, L’uomo bicentenario e Paycheck.

Tutti film che avevano bisogno di essere di fantascienza ‘pura’ e che invece decadono nel deja vu tra una bionda fatale e più di un colpo di pistola.

The Island

è  l’ennesima (giustamente) riflessione sulla genetica e sul diritto all’esistenza. Temi forti, intensi, importanti che il cinema di fantascienza e non solo ha affrontato meglio e più volte in passato con risultati più interessanti.

The Island

è un’analisi della clonazione e delle sue implicazioni etiche e morali, in un film che per metà è tutto inseguimenti e sparatorie. Davvero troppo poco per una trama che ad un quarto del film diventa palesemente secondaria per una produzione tutta interessata a mostrare l’ennesimo elicottero all’attacco.

Un altro pasticcio non privo di punti di grandi interesse. Innanzitutto i presupposti della storia con il mito dell’eterna giovinezza a disposizione dei soliti ricchi. Un’ambientazione, forse, non del tutto originale, ma sicuramente interessante; il carisma dei protagonisti principali e di tutti gli attori, a parte il solito

Sean Bean

, ancora una volta typecasted nel ruolo del cattivo numero 'due milioni e trecentomila' della sua carriera...

Davvero un peccato:

The Island

aveva tutti gli elementi per essere non solo un film interessante, ma soprattutto utile in un’era in cui la genetica sembra politicamente sospesa tra il conservatorismo e l’estremismo, senza che inizi un vero dibattito filosofico che attinga a piene mani da quello che la SFX letteraria e cinematografica ha già esplorato e raccontato.

Una pellicola, comunque, da vedere per le poche cose buone fagocitate in maniera grossolana e perfino ingenua da una produzione che – chissà perché – ritiene il suo pubblico meno intelligente di quello che in realtà è, negandogli la possibilità di vedere una storia densa e un po’ amara su un futuro possibile. Un domani che – per certi versi – assomiglia al passato e al presente in cui lo sfruttamento degli esseri più deboli è da più di ottomila anni all’ordine del giorno.

Alla fine

The Island

è una metafora incompiuta sul senso più intimo della nostra modernità e soprattutto sulle sue inquietudini presenti e passate.