Il veterano

London 3 è stata la mia quarta Worldcon. La mia prima volta fu nel 1990 all'Aja, in Olanda, poi ci fu Glasgow nel 1995 e nel 2005. L'unica Worldcon che davvero mi entusiasmò fu la prima, quella dell'Aja. Avevo scoperto il mondo delle convention di fantascienza da un anno soltanto ed ero quindi pieno di entusiasmo a riguardo. A Glasgow nel 1995 e 2005 la mia passione per le Worldcon subì un progressivo ridimensionamento. Troppa gente in una convention finisce per snaturarne lo spirito. In una piccola convention (fino ad un centinaio di persone) tutte le persone si conoscono ed interagiscono, e se la qualità delle persone è omogenea il successo è assicurato. In una convention di medie dimensioni (parecchie centinaia), anche se non si conoscono tutti i presenti è tuttavia relativamente facile incontrare le persone desiderate ed identificare quelle ancora da conoscere che ci potrebbero interessare. Ritengo questa la dimensione ideale di una convention di fantascienza. In una Worldcon invece ti trovi regolarmente smarrito in una folla di molte migliaia di persone. Non è più il ritrovo di una piccola comunità, bensì una piccola cittadina nella quale la quasi totalità sono per te emeriti sconosciuti, e viceversa.

L’artista

Questa è stata la mia prima WorldCon, ed è stata meravigliosa sotto ogni punto di vista, un vero e proprio pellegrinaggio nel sense-of-wonder! Non ci sono parole per descrivere ogni istante della sinergia che si viene a creare quando ti trovi circondato da menti accomunate nella celebrazione del fantastico in tutte le sue forme! Un turbinìo di eventi, posso citarne a caso una manciata, non basterebbero 100 pagine per elencarli tutti. La mia WorldCon resterà indimenticabile: - per le serate a suon di birra nei pub e le scorribande londinesi tra musei e Forbidden Planet con Selene Verri, Anna Feruglio Dal Dan, Barbara G. Tarn, Dario Tonani, Silvio Sosio, Elisabetta Vernier, Salvatore Proietti, Giorgio De Matteo, Francesco Verso. Chi si scorderà del party degli anni ’80? - per la partecipazione alla Cerimonia dei Chesley Awards supportato dal tifo degli amici dove ero finalista per Best Cover nelle categorie Hardcover e Rivista (altra grande soddisfazione appresa solo ai primi di luglio). - per aver fraternizzato con il collega Jim Burns, vincitore alla WorldCon di un Chesley per Life Achievement, uno degli artisti del mio pantheon personale.- per lo storico abbraccio con l’amico e artista John Picacio, due volte Premio Hugo.   - per Robert Silverberg e altri memorabili e graditi rendez-vous con Gordon Van Gelder, editore di F&SF, con gli scrittori Ian Watson, Kim Stanley Robinson, Paul McAuley e Gregory Benford! 

L’esperto

Se la lingua franca è l’inglese, le nazionalità sono una galassia. Comincio allora con la più ovvia nota dolente: nei panel, nell’atmosfera generale che si respira, è palpabile la presenza di altre scene, provenienti da tutti i continenti—tranne quella italiana. Allora per me la figura più rappresentativa (quasi carismatica nella discrezione sommessa con cui correva di panel in panel, sempre promuovendo nuove voci) è Aliette de Bodard — franco-vietnamita che scrive in lingua inglese fantasy, space opera, ucronie, storie di intelligenze artificiali. Ci sono pochi teenager, è stato detto, e una parte del fandom anglofono ha notato che erano in secondo piano la letteratura YA, i fumetti (aggiungo, trattandosi di un festival britannico, il Doctor Who): è vero, la Worldcon è dieci anni indietro rispetto agli sviluppi della popular culture. Dal nostro punto di vista, la considerazione è surreale!Qualche piccola nota stonata l’ho vista anch’io: in un panel sulle origini delle riviste britanniche, un Grande del passato (lasciamolo anonimo, per pietà e per rispetto dei bellissimi libri che ha scritto) concludeva il suo intervento sentenziando di aver smesso di leggere riviste nel 1973. Ma intorno alla cariatide, qualche volto impassibile e la chiara volontà di move on, e continuare a parlare con i piedi ben saldi nel presente e nel futuro.

Il turista

Nei primi due giorni sono riuscito a girovagare un po' per Londra, toccando i punti immancabili per l'italiano a Londra: la metropolitana, piuttosto impressionante, Westminster, St Paul, Trafalgar, Piccadilly, Buckingham, Hyde Park,... e mancandone di più: Baker Street, Forbidden Planet, tutti i musei,...Ma uno va a una World non per visitare la città, e quindi la maggior parte del tempo è stata spesa fra le mura e le vetrate del centro congressi, nelle varie sale e salette dei panel cui ho comunque assistito, oltre ovviamente, da buon italiano, nelle discussioni su dove andare a mangiare a pranzo e soprattutto a cena.Fra gli eventi inaspettati, le ore passate con Ian McDonald e due compagne di convention in un wine bar appena fuori dal Custom House, a far fuori bottiglie di vino australiano, con citazioni da GoT, considerazioni sul clima, anticipazioni sul prossimo romanzo, citazioni dall'ultimo show dei Monty Python.

La nostalgica

Ho sempre subito il fascino della fantascienza del secolo scorso, in particolare della prima metà del 1900, che mi emoziona tanto quanto quella di oggi: sono cresciuta masticando fantascienza old style, divorando i libri conservati in una biblioteca a cui un signore “illuminato” aveva donato la sua immensa collezione di volumi fantascientifici (si parla dell’inizio degli anni ’70). È da lì che è nata la mia passione.Per questo mi hanno emozionato particolarmente i RetroHugo Awards, la premiazione degli Hugo per le opere targate 1938, premiate nel 1939. La scelta dell’anno non è stata casuale: si tratta del 75° anniversario di quella che può essere considerata la prima vera Worldcon, che ha avuto luogo a New York proprio nel 1939, denominata successivamente “Nycon I”. La premiazione è stata una vera e propria serata di gala con tanto di orchestra swing, con  i “protagonisti” sul palco, ma anche tanti spettatori, con indosso vestiti adeguati ad una cerimonia datata 1939 (un’invasione di abiti steampunk o dieselpunk!).

Il fan 

Nella Worldcon, per la tutela della tua integrità soprattutto psicologica, non puoi agire in modo completamente razionale ma semplicemente, secondo l'insegnamento del grande maestro Jedi Obi-Wan Kenobi, segui l'istinto  e mantieniti in movimento pregando che la Forza ti assista e ti indirizzi. Se vedi qualche tuo simpatico compatriota scrittore, critico, editore o semplice spettatore in condizioni disperate come le tue, stai attento, potrebbe cercare di riportarti nel vortice quindi aiutalo a tuo rischio e pericolo, meglio lasciarlo morire in un atrio comunque, dopotutto non possono sopravvivere proprio tutti alla Worldcon. Non aver timore di affrontare un Kaffeeklatsch o una Literary beer con un autore, ammetto di essere sfuggito ad un paio di questi eventi ma trovando le risorse interiori per metterti a sedere di fianco ad un tizio, magari famoso, con tutta l'intenzione di scambiare un paio di opinioni con lui in inglese capirai innanzi tutto che lui è più terrorizzato di te e che se proprio te la vedi brutta probabilmente interverrà in tuo aiuto uno strano tizio bavarese con l'accento del Dottor Frankenstein.

Personaggi e interpreti:

Il venditore: Luigi Petruzzelli

Il collezionista: Claudio Chillemi

Lo scrittore: Dario Tonani

Il veterano: Roberto Quaglia

L'artista: Maurizio Manzieri

L'esperto: Salvatore Proietti

Il turista: Paolo Arosio

La nostalgica: Cristina Margheri

Il fan: Ivan Lusetti