Hideo Kojima è un autore che divide, ma difficilmente lascia indifferenti. L’apporto dato ai videogiochi dalla sua Metal Gear saga è tra i più influenti vi siano stati in questa decade di digital entertainment a caccia di identità, che a volte significa e ha significato provare a essere altro da sé. In tal senso, Metal Gear Solid è un esempio emblematico. Una parte della sua carica innovativa sta nel ribaltare le convenzioni, costruendo una struttura interattiva dove l’elemento narrativo non sia defilato dal resto, ma piuttosto guadagni un ruolo centrale nel concatenarsi degli eventi. Dalla storia al servizio del gioco, si sperimenta quasi il passaggio inverso. Sono le parabole dell’interattività a partecipare allo sviluppo del racconto, in quello che è a tutti gli effetti un impressionante mosaico digitale di stili e linguaggi, ricco di riferimenti e particolari fuoricampo mai abbandonati al caso.

È il cinema che si sovrappone al videogame e al fumetto; il Giappone dei samurai di metallo che, filosoficheggiando sulla memoria, l’era dell’informatica e gli incubi nucleari, incontra Rambo, James Bond e Jena Plissken. I soliti crucci delle traduzioni. Perché in Italia lo conosciamo tutti come Jena, ma in Usa e ovunque altro il protagonista di Fuga da New York (e del purtroppo sottovalutato remake Fuga da Los Angeles) si chiama Snake, proprio come il nome in codice del protagonista – sarebbe meglio dire: “dei protagonisti” – di Metal Gear Solid.

Omaggio che assume una valenza particolare in Metal Gear Solid 3: Subsistence, versione estesa del terzo capitolo – Snake Eater - della saga che, per cura e contenuti, potrebbe tranquillamente essere equiparata ai cofanetti della trilogia del Signore degli anelli di Jackson. Non a caso, rispetto all’edizione normale pubblicata nel 2005 e contenuta su un solo dvd, la nuova è suddivisa su addirittura tre dischi.

Il primo dvd, denominato Subsistence, propone la director’s cut dell’avventura originale: la novità sta nella prospettiva, con una telecamera libera affiancata alla tradizionale dall’alto. Per gli esperti, davvero un altro gioco, con tutta una serie di applicazioni tattiche da scoprire. Una volta giunti ai titoli di cosa, si ottiene l’accesso al teatro virtuale dove poter saltare, rimaneggiare e rivedere i tantissimi filmati. Così tanti che, montati ad hoc da Kojima, sono diventati un lungometraggio digitale di tre ore e mezza, stipato – non senza qualche inevitabile problema di compressione – sul terzo dvd, intitolato Existence.

Nel secondo disco, Persistence, trova spazio invece una straordinaria modalità online a squadre, perfettamente integrata con le dinamiche del gioco classico, tra spionaggio, azione e diversivi. È un’esperienza molto differente da quella degli altri sparatutto multiplayer. É proprio Metal Gear Solid che va online. Ma gli extra raccolti sul secondo dvd non si finiscono. Ci sono anche l’arena per ripetere i duelli coi personaggi chiave di Snake Eater, una galleria di scene tagliate e dissacranti ciak alternativi, la caccia alle scimmie di un altrettanto esilarante minigioco e soprattutto le conversioni dei primi due Metal Gear per Msx. Specialmente Metal Gear 2, un cult del 1990 per il quale i fan andranno ghiotti e mai uscito dal mercato giapponese, introduce molte delle tematiche care alla serie, a cominciare labile confine tra reale e virtuale.

D’altronde, in questi anni, e ciò è soprattutto vero per la trilogia di Metal Gear Solid, Hideo Kojima si è dedicato essenzialmente a maturare un solo, grande progetto, che si è fatto via via più compiuto, interessandosi di volta in volta in maniera più approfondita dei vari aspetti che lo compongono. Ognuno dei tre Metal Gear Solid è di fatti una faccia della stessa medaglia che li contiene tutti ed essa stessa è contenuta in ognuno di loro, ma sotto luci diverse. Del leit motiv tripartito della saga, quel meme, gene e scene riconducibile all’acronimo di Metal Gear Solid e dove si aggrovigliano riflessioni sull’ingegneria genetica e sulle influenze che sugli individui hanno la società e il tempo, Snake Eater analizza quest’ultimo.

La carta utilizzata da Kojima per presentare il suo pensiero è quella del prequel, sceneggiato nel 1964, in piena Guerra fredda. Nelle giungle dell’Unione sovietica, ha luogo la prima missione, all’interno di un nuovo protocollo top secret, di un agente segreto chiamato Snake. Inaspettatamente qualcosa va storto e comincia un duro braccio di ferro con da un lato Krusciov, dall’altra Johnson. Oltre a sopravvivere, il primo Snake - che in Metal Gear Solid e Metal Gear Solid 2 si sarà guadagnato invece l’appellativo di Big Boss e tutt’altre convinzioni, di cui ora si scopre la genesi - dovrà imparare sulla pelle il prezzo della politica e il colore della verità.

Nonostante tra gli episodi della saga Subsistence sia senza dubbio il più ricco e vario, con un angolazione di camera votata più alla spy story e quindi anche maggiormente digeribile da chi abbia apprezzato più il primo capitolo del secondo, Metal Gear Solid 3 resta lo stesso gioco di sempre: epico, ambizioso, prolisso e sopra le righe. Ovvero non è l’episodio che vi farà cambiare idea sulla saga. Ma è anche uno di quei videogiochi che non finiscono mai di stupire. Come una matrioska di dettagli e inventiva, ogni partita riserva qualcosa di nuovo e ricorda perché Subsistence è un pezzo di storia del videogioco che non dovrebbe mancare nella collezione di un appassionato.