La serie de Le grandi storie della fantascienza è un progetto ambizioso, nato con lo scopo di raccogliere in modo organico, anno per anno, i migliori racconti di fantascienza.

A partire dal 1939 per arrivare al 1959, per un totale di 21 volumi, questa raccolta testimonia l'evoluzione del nostro amato genere lungo un periodo tra i più fecondi.

La serie è curata da Martin H. Greenberg e Isaac Asimov, e dall'anno della prima pubblicazione è stata ripresentata diverse volte, ora, per una curiosa (e credo sfortunata) coincidenza sia Urania Collezione che la rivista Newton la ripropongono.

Ma racconti scritti più di sessanta anni fa riusciranno ancora a essere interessanti?

Io, robot (I, robot), di Eando Binder

Il nome Eando Binder nasconde in realtà una coppia di scrittori, Earl e Otto Binder, che raggiunsero una discreta notorietà tra i lettori con una serie di storie incentrate sul robot Adam Link.

Come lascia intuire il titolo di questo racconto, le vicende del primo robot libero dal "complesso di Frankenstein" influenzarono moltissimo Asimov e sono alla base del suo ciclo dei robot.

In questo caso l'allievo ha superato il maestro, anzi i maestri, infatti il racconto non è niente di speciale, visto perlomeno con gli occhi di un lettore moderno.

Lo strano volo di Richard Clayton (The Strange Flight of Richard Clayton), di Robert Bloch

Non bisogna aspettarsi il lieto fine, nelle storie di questo autore, nemmeno quando le cose sembrano iniziare bene, e anche l'ordalia dell'astronauta protagonista di questo racconto non sembrerebbe lasciare molte speranze di una felice risoluzione.

Un tipico racconto di Bloch, grande scrittore di racconti fantastici e del terrore, ma anche autore di racconti fantascientifici molto particolari.

Problemi con l'acqua (Trouble with Water), di H. L. Gold

Un racconto fantastico, incentrato sulle disavventure di uno sprovveduto pescatore che commette l'errore di offendere uno gnomo d'acqua, con le sgradite conseguenze del caso.

Racconto simpatico, ma nulla più.

Il mantello di Aesir (The cloak of Aesir) di Don A. Stuart

Questo racconto è stato scritto dal grande editore John W. Campbell jr., noto scrittore di mirabolanti avvventure spaziali (la serie di Aarn Munro il gioviano, per fare un esempio) che scrisse una serie di storie di tutt'altro genere con lo pseudonimo Don A. Stuart.

Anche la ribellione degli umani a una dominazione aliena, è molto diversa dalle battaglie galattiche dove si distruggevano i soli, una storia malinconica e affascinante.

Il giorno è compiuto (The Day Is Done), di Lester Del Rey

Triste e poetico racconto sull'ultimo uomo di Neanderthal, Hwoogh, patetico relitto di una razza distrutta dal contatto con i più progrediti Cro-Magnon.

Al giorno d'oggi siamo forse abituati a storie del genere, ma nel 1939 questo racconto era decisamente originale, e ancor oggi conserva una notevole forza.

Il catalizzatore finale (The Ultimate Catalyst), di John Taine

Una storia a tinte cupe, dove uno scienziato e la sua bella figlia si trovano a fronteggiare l'ultimo dittatore della Terra, esiliato insieme alla sua corte in Amazzonia.

Una storia che resta impressa, anche se decisamente implausibile dal punto di vista scientifico.

L'uomo nodoso (The Gnarly Man), di L. Sprague De Camp

Ancora un uomo di Neanderthal come protagonista, ma stavolta si tratta di un sopravvissuto, un immortale che riesce a nascondersi e a sopravvivere tra i successori della sua razza, anche se con qualche problema.

Peccato che non sia stato modificato l'errore di traduzione nel titolo, "Gnarly" in inglese ha anche il significato di rugoso, e dopotutto i Neanderthal non erano di legno.

Il distruttore nero (Black Destroyer), di A. E. Van Vogt

Il termine "classico" è quello che descrive perfettamente questo racconto, la prima peripezia dell'astronave "Space Beagle", nella sua esplorazione delle immensità galattiche.

Il gattone Coeurl resta uno degli alieni più riusciti della storia della fantascienza, dopo aver sterminato ogni forma di vita sul suo mondo cercherà di fare lo stesso con l'equipaggio della malcapitata astronave, ma troverà pane per i suoi denti.

Più grande degli dei (Greater Than Gods), di C. L. Moore

Un uomo che deve decidere tra due donne, diverse ma che egli ama allo stesso modo, sembrerebbe un tema più adatto a un romanzo rosa che alla fantascienza.

Ma quando è in ballo Catherine Lucille Moore la fantascienza c'entra, eccome, e in dosi massicce.

Questo è il racconto che mi è piaciuto di più dell'intero volume, provate a capire chi sposerà lo scienziato alla fine del raconto.

Anche dopo tanto tempo i racconti restano validi, del resto il 1939 è l'anno che Jacques Sadoul definì, con un'espressione evocativa, l'anno della mietitura.

Sotto la ferma guida di John W. Campbell jr., direttore della rivista Astounding Science Fiction, si affermò una scuderia di ottimi autori, formatisi con la lettura delle riviste pulp degli anni trenta, che avrebbero dominato il campo negli anni a venire e impresso al genere una svolta epocale.

Come fa notare Giuseppe Lippi nel commento finale, arricchito dalla bibliografia italiana dei racconti, forse non proprio l'età dell'oro, ma qualcosa che vi si avvicina molto.

Parlando dei difetti mi ha negativamente colpito il fatto che i racconti vengano proposti in due parti, anche se razionalmente mi rendo conto che pubblicandoli insieme il volume avrebbe raggiunto dimensioni notevoli, per me le grandi storie sono indivisibili, un volume ogni anno, a tracciare la storia del mondo reale.