di Massimo Pietroselli

Chi ama l'azione, il movimento, la libera, scatenata corsa di peripezie, coincidenze, colpi di scena e di mano, non può non diventare un "patito" di Doc Savage, detto l'Uomo di Bronzo. Questo ciclo di romanzi che fu celebre nell'America degli Anni '30, conosce ora in tutto il mondo un nuovo strepitoso successo... (Dalla 4 di copertina della collana Urania presenta: Doc Savage, Mondadori)

Tutto cominciò così...

Henry Ralston non era un sociologo né uno psicologo. Era un Business Manager della Street & Smith, la più importante casa editrice americana di pulp fiction, e aveva intuito.

Aveva avuto intuito nel 1931, quando aveva capito l'immenso potenziale di un personaggio radiofonico, che si annunciava con una misteriosa voce oltretombale e proteggeva i deboli dalla delinquenza, nascosto dietro un mantello e una maschera ghignante: The Shadow. Subito incaricò Walter Gibson di scrivere una serie di storie sul Vendicatore Mascherato, che la Street & Smith avrebbe pubblicato mensilmente su cartaccia di seconda scelta ricavata dalla polpa del legno (pulp, appunto), a dieci centesimi il numero. Fu un successo incredibile.

E adesso, due anni dopo, il suo intuito stava per mettere a segno un secondo colpaccio. Come faceva, Henry Ralston? Capiva la gente, ecco tutto. A livello epiteliale, sapeva di cosa aveva bisogno e come darglielo. Seduto nel suo ufficio, spalle alle luci di New York, curvo sul suo tavolo di lavoro, giorno dopo giorno captava senza accorgersene le voci degli strilloni, giù in strada.

Negli Stati Uniti si era nel pieno della Depressione. Tredici milioni di disoccupati. Le banche chiudevano a decine e, chi poteva, faceva incetta di oro e altri metalli preziosi. Roosevelt, eletto Presidente, assicurava che "si doveva temere soltanto la paura". Venivano inaugurati Alcatraz e il Radio City Music Hall. In Germania, i tedeschi bruciavano pubblicamente i libri di Freud, Einstein, Jack London e Wells, e Hitler diventava Cancelliere.

Il Proibizionismo aveva trasformato la malavita in un'organizzazione efficiente ed esasperato la violenza urbana, e non aiutava il morale il fatto che Capone fosse stato condannato a 11 anni per evasione fiscale. C'erano stati Dillinger, Bonnie & Clide, Pretty Boy Floyd. A New York la polizia aveva sequestrato un carico d'oppio per un milione di dollari. Il rapimento veniva punito con la morte, dopo il terribile affare Lindbergh. C'era stato il caso del povero Malloy, un alcolista: un gruppo di teppisti aveva stipulato un'assicurazione sulla sua vita, e aveva deciso di incassarla. Avevano tagliato il suo whisky con liquido anticongelante, poi con la trementina, con linimento per cavalli e veleno per topi: niente. Lo avevano ubriacato, spogliato, gettato tra la neve e inzuppato d'acqua: il giorno dopo, Malloy si presentò dicendo che aveva buscato un raffreddore. Gli erano passati sopra con un taxi: dopo due settimane, rispuntò spiegando che era stato in ospedale, tutto rotto. Alla fine, gli avevano ficcato in gola un tubo di gomma collegato a una bombola del gas: stavolta, Malloy era crepato. E poi c'era stato l'audace rapina in pieno giorno ai danni del Vice Alto Commissario di Polizia Barron Collier, il ritrovamento a Brooklyn di un camionista che trasportava acquavite, fatto a pezzi con una scure e, una volta tanto, l'arresto di Vincent Coll e la sua banda, colpevoli di numerosi infanticidi.

Queste erano le storie che Ralston e gli americani ascoltavano, tutti i giorni. Così, nel 1933 il Business Manager intuì che la gente aveva bisogno di dosi massicce di sogni da dieci cents, di un nuovo tipo di eroe, un eroe bigger than life che avrebbe combattuto contro minacce strabilianti, inverosimili, fantascientifiche, e per questo doveva essere contemporaneamente uno scienziato, un atleta, un miliardario, un giusto e un casto-e-puro (dopotutto, la MGM aveva licenziato Buster Keaton per etilismo e la RKO aveva emanato una lista di parole-doppio-senso da evitare). Insomma, un eroe solare, senza macchia, antitetico al tenebroso Shadow.

Era nato Doc Savage, l'Uomo di Bronzo.

Adesso, c'era solo bisogno di uno scrittore in gamba e motivato.

Lester Dent, alias Kenneth Robeson

Lester Dent Lester Dent (1904-1959) aveva molto in comune con Emilio Salgari, prototipo degli scrittori coatti. Come il veronese, mitragliava battute su battute (solo per Doc Savage circa 60.000 parole al mese, dal 1933 al 1949!), scrivendo dalle 21 alle 3 di mattina; non si curava dello stile, inevitabilmente scarno, raffazzonato e sgrammaticato ("of no value to we"), ma aveva un dono eccezionale per un pulp writer, la capacità di scrivere per immagini, come uno sceneggiatore; era pagato a cottimo, 500 dollari a storia (ma arrivò a 750); quando, negli anni Sessanta, i suoi romanzi tornarono in auge, i suoi eredi non ebbero un dollaro di diritti d'autore (Bantam Books vendette milioni di copie dei libri di Doc Savage). A differenza di Salgari, però, che navigò una sola volta, per giunta nell'Adriatico, e morì suicida povero in canna, Dent riuscì a guadagnare fino a 18.000 dollari l'anno durante la Depressione, ebbe una vita movimentata (con la moglie affrontò viaggi in Sud America, Indie Occidentali ed Europa, riuscendo persino a sfuggire ai Nazisti in Cecoslovacchia) e non visse solo per la penna. Infatti, tra un Doc Savage, un poliziesco e un western trovò il tempo di veleggiare per i Caraibi con il suo yacht, l'Albatross, di darsi alla pesca e alle immersioni subacquee, di cercare l'oro nella Death Valley e di coordinare un gruppo di Boy Scout.

Fu a Lester Dent che Henry Ralston si rivolse. Ancora una volta, fece la scelta giusta. Dent era il tipo di scrittore che ci voleva per un personaggio come Doc Savage: era incredibilmente prolifico e riusciva a inventare trame zeppe di colpi di scena, gadget e arci-nemici (in seguito, Dent - che scriveva le storie di Doc Savage sotto lo pseudonimo di Kenneth Robeson - scrisse anche un breve articolo per spiegare lo schema base delle sue storie, affermando che nessuna storia scritta su quel canovaccio aveva mancato di vendere!). Non fu lui a scrivere tutti i 181 romanzi di cui si compone la serie, ma di certo tutti i migliori sono suoi.

L'Uomo di Bronzo

The Man of Bronze comparve nel marzo del 1933. L'inizio del romanzo è folgorante, splendido esempio dell'abilità di Dent di agganciare subito il lettore gettando l'eroe in una situazione inverosimile e inspiegabile: in questo caso, Clark Savage Jr., detto Doc dai suoi cinque assistenti e compagni d'avventure (pards, avrebbe detto Tex), subisce un attentato nel suo appartamento, all'86-esimo piano dell'Empire State Building, ad opera di un misterioso individuo che somiglia a un antico maya e parla una lingua ormai morta. Veniamo presto a scoprire che il padre di Doc, Clark Sr, è morto a causa di una malattia chiamata Morte Rossa, e ha lasciato Doc erede di un favoloso tesoro nascosto nella perduta Valley of the Vanished, situata nella giungla di Hidalgo, nel Centro America: tesoro che fa gola anche ad alcuni malfattori. Il resto della storia è facilmente intuibile.

Cosa farà Doc Savage della sua immensa ricchezza, quale sarà lo scopo della sua vita? Nemmeno a dirlo: assicurare i criminali alla Giustizia (anche se, vedremo, di tipo piuttosto particolare!) e aiutare i deboli.

In questo romanzo il background della serie viene fissato una volta e per sempre. Doc Savage è un uomo bellissimo, muscoloso, la pelle così abbronzata e i capelli così ramati e gli occhi così splendenti come metallo fuso che è soprannominato Uomo di Bronzo. E' un genio, egualmente competente in fisica, chimica, geologia, archeologia, legge, chirurgia eccetera; è un provetto ginnasta, che si addestra per due ore al giorno; è apparentemente privo di emozioni, salvo l'emissione di un fischio tremolante quando è sotto particolare pressione.

Doc Savage ha cinque amici fidati, ognuno fortemente caratterizzato, cui sono affidati i siparietti umoristici, visto che Doc è totalmente privo di ironia; più tardi, alla serie si aggiungerà Patricia Savage, la bellissima cugina, unico parente ancora in vita, che provocherà vaghi e subito sepolti turbamenti nella psiche parsifaliana dell'eroe.

Nella serie, oltre ai personaggi, ci sono anche luoghi ricorrenti. Luoghi più che fantascientifici, magici, archetipici: a ben guardare, rappresentano i luoghi topici della nostra fanciullezza, quel genere di posti che i bambini amano inventare nel loro spazio immaginario, tipo la casa sull'albero o il laboratorio segreto o il giardino nascosto. Abbiamo accennato all'Empire State Building, il quartier generale del gruppo, dotato di tutti i più sofisticati aggeggi, come sarà più tardi per quello dei Fantastici Quattro; c'è poi l'hangar/magazzino lungo il fiume Hudson, che reca la fuorviante scritta Hidalgo Trading Company, collegato al grattacielo attraverso un tunnel pressurizzato dove viaggia un veicolo pneumatico. In questo magazzino iperprotetto sono nascosti un sottomarino antartico, l'Helldiver, e diversi tipi di aeroplani.

Ancora: la Fortezza della Solitudine, un'immensa cupola blu che sorge su un'isola dei mari artici, dove sono custoditi gli ordigni scientifici di Doc. Qui, l'Uomo di Bronzo si rifugia quando ha bisogno di tranquillità per i suoi studi. In un romanzo della serie, La Fortezza della Solitudine appunto, uno dei suoi acerrimi nemici, John Sunlight, in grado di assoggettare al suo controllo mentale le menti più ottuse, fugge da un carcere siberiano e si imbatte nella cupola, riesce a penetrarvi e, forte dei segreti lì nascosti, minaccia di dominare il mondo (ma James Bond sarebbe venuto molto più tardi!).

E infine l'Asylum, luogo che Doc Savage si ostina a chiamare di recupero e che, invece, getta una luce sinistra sull'eroe senza macchia, così sinistra che persino Lester Dent se ne rende conto, e cerca di volta in volta di giustificarlo.

Che cos'è l'Asylum? Un luogo di cura. Cosa vi si cura? La malvagità.

L'Asylum è il Progetto Ludovico, quarant'anni prima di Arancia Meccanica.

Il lato oscuro dell'Uomo di Bronzo

Doc Savage, lo abbiamo detto, è un eroe solare, positivo, un Ercole con il cervello di Aristotele e il disinteresse per le donne di Socrate. Eppure, l'Asylum, o Crime College come è anche chiamato, è un luogo cupo, triste, dove chirurghi votati a un segreto assoluto decidono il destino di esseri umani: non sembra nemmeno uscito dalla stessa fervida mente che ha creato la cupola blu tra i ghiacci o il giocattolo tra le nubi dell'Empire State Building.

"Io so che voi siete l'Uomo del Mistero, che c'è gente che cerca di uccidervi e voi fate loro delle cose che la legge ignora: e questo non mi piace", dice a Doc un poliziotto stile hard-boiled, nel romanzo The Annihilist, nel quale il segreto del College viene scoperto dal solito super-criminale e una terribile epidemia colpisce i balordi di New York. Ecco come viene descritta l'attività del College:

In quel college...gli studenti entravano contro la loro volontà, di solito sotto l'effetto di droghe. E quando se ne andavano, erano di nuovo drogati. Gli studenti erano criminali, e il college era un posto fantastico che li trasformava in uomini onesti, che lo volessero o no. Il mondo non sapeva di quel luogo: probabilmente, ne sarebbe rimasto sconvolto. Il direttore di quell'istituto era il dottor Robert Lorrey, un chirurgo di eccezionale abilità che Doc Savage stesso aveva addestrato...Quello che Lorrey faceva nell'istituto aveva a che fare con una complessa chirurgia, riabilitazione chimica, e c'era anche un lungo addestramento. Quando i criminali uscivano dall'atipico College di Doc Savage, non ricordavano più il loro passato; per qualche strana ragione odiavano ogni forma di crimine...

Su cosa si basa il processo riabilitativo di Doc Savage? Ovviamente, su una sua strabiliante scoperta. Il cervello umano si sviluppa su strati più antichi, dove risiedono istinti primari come l'aggressività, il concetto di territorio e la capacità di riconoscere l'autorità e seguirla ciecamente. Qui, in questa parte arcaica del cervello, Doc ha individuato la Ghiandola del Crimine (per inciso, i media hanno riportato i recenti risultati di alcune ricerche scientifiche, secondo cui il crimine avrebbe un'origine fisiologica). Una Ghiandola iperattiva è responsabile di un anormale comportamento aggressivo o criminale: bastava asportarne chirurgicamente una parte, trattare il paziente con determinate droghe e il comportamento del criminale sarebbe rientrato nella normalità.

Meno male che, nella sua immensa sapienza, il nostro Doc aveva trascurato di approfondire la genetica, altrimenti chissà quali miglioramenti del genere umano avrebbe progettato! L'Asylum è un luogo talmente raccapricciante (forse perché ci ricorda diversi tentativi di manipolare l'uomo e la sua indole avvenuti nel corso del secolo appena trascorso, dai folli studi di Mengele alle somministrazioni di LSD a malati mentali, commissionati dalla CIA per studiare la possibilità di condizionare la mente delle spie sovietiche catturate!) che lo stesso Kenneth Robeson, tra una raffica di parole e l'altra, se ne rende confusamente conto:

Doc Savage sapeva bene che se l'esistenza di quel posto fosse stata resa nota, avrebbe eccitato molti dubbi riformatori che avrebbero sollecitato investigazioni governative, dato che i criminali non avevano alcuna possibilità di scegliere se sottoporsi al trattamento.

La descrizione che Robeson fa dei criminali redenti assomiglia a un'utopia nazista:

Quegli uomini, vestiti di bianco, erano perfettamente irreggimentati e stavano facendo marce ed esercizi ginnici, comandati da uomini vestiti di blu. Gli uomini in bianco erano ex criminali, anche se il loro attuale aspetto non lasciava immaginare nulla di simile. Erano pieni di salute, l'occhio limpido, e con muscoli eccellentemente sviluppati. Nessuno di loro poteva ricordare la sua precedente esistenza. L'unica cosa che ricordavano era di aver aperto gli occhi in una stanza bianca in quella strana enclave tra boschi selvaggi e questo era tutto.

In The Annihilist, il folle criminale che scopre il segreto di Doc intende usarlo per ottenere il risultato opposto. In un delirio che ricorda le paranoiche tirate di Ernst Stavro Blofeld, afferma: " E' questo il segreto che voglio: come costruire criminali! Voglio sottoporre alla droga banchieri, magnati d'industria, politici e amministratori: ne farò dei criminali, senza che se ne rendano conto. Poi, i miei uomini li avvicineranno e li arruoleranno nelle mie imprese illegali. Avendo accesso a migliaia, milioni di dollari, se ne approprieranno per conto mio!"

Naturalmente, non riuscirà nel suo intento: e lo immaginiamo, anche lui redento a forza di operazioni chirurgiche e allucinogeni, tornare dal lavoro nella sua bella casetta di periferia, il prato falciato e la moglie in cucina che ascolta il Bing Crosby Show, un perfetto Truman Burbank inconsapevole che la sua vita è stata plasmata da altri.

Un lato oscuro nella vita dell'Uomo di Bronzo, dunque. Ma non l'unico: come molti supereroi parsifaliani (ancora la mitologia germanica!), Doc Savage ha infatti seri problemi con le donne. Càpita spesso che Doc salvi una damigella in difficoltà, e altrettanto spesso che la damigella si innamori di lui: niente da fare, l'erculeo Uomo di Bronzo fugge davanti all'offerta di un bacio, accampando impegni verso l'umanità che gli vietano di avere una vita privata. Una scusa così balorda che, di nuovo, lo stesso Robeson se ne rende conto. Ecco un dialogo tra Pat Savage, la bellissima cugina, e la damigella di turno, che costituisce un raro esempio di psicanalisi dell'eroe:

Pat: "Ha avuto una giovinezza molto particolare. Dev'essere successo qualcosa al padre di Doc quando lui era un bimbo - scommetto che nemmeno Doc sa cosa. Comunque, il vecchio Savage sviluppò una fissazione, allevare un figlio fino a farne una versione moderna di Sir Galahad, in giro per i quattro angoli del mondo a riparare i torti e aiutare gli oppressi...il padre assunse un gruppo di scienziati perché si occupassero dell'istruzione del figlio. Doc non ha affatto avuto una fanciullezza normale. Ha sopportato una quantità di esperimenti scientifici, dai pannolini fino a quando andò al college. Fecero del loro meglio per fare di Doc un gigante fisico, una meraviglia mentale e un genio scientifico...uno si aspetta che da un simile training venga fuori un mostro. Bè, non è stato così per Doc. Almeno, non tanto. Comunque, ha i suoi momenti mostruosi."

Damigella: "Ho visto delle fotografie. E' bellissimo."

Pat: "Risparmia il tuo tempo...Doc è un persecutore di donne...non le capisce, e per questo ne ha paura...Lui dice che non può imbarcarsi in una relazione perché la prima cosa che un nemico farebbe sarebbe colpire lui tramite lei. Sono solo chiacchiere. La verità è che è maledettamente logico e pretende di capire come funzionano le cose, e siccome non capisce come funzionano le donne, ne ha paura."

Dunque, Doc Savage è un complessato. Gli è stata negata l'infanzia, a causa della follia del padre: un gruppo di scienziati gli ha stretto la mente in una morsa, plasmandola. Rassomiglia alla storia del povero Ivan Drago, il pugile russo di Rocky IV, allevato a forza di computer e anabolizzanti: però, nel caso di Doc Savage si è utilizzato persino il condizionamento mentale. Un Ivan Drago con il cervello di Sherlock Holmes (e anche i complessi).

Adesso capiamo il perché del Crime College! Doc fa ai criminali quello che vorrebbe fosse fatto a lui: tornare a uno stadio primitivo, dimenticare il passato, essere Truman Burbank.

Avventure a go-go!

Ma Doc Savage non può allontanare da sé l'amaro calice: deve seguire il suo destino, essere Sir Galahad, globe-trotter a caccia di malfattori da ri-condizionare. Le sue fobie vengono esplicitamente a galla soltanto di rado, quando il semplice meccanismo narrativo di Robeson si inceppa, come un'improvvisa e fugace autoconsapevolezza in una macchina pensante. Un momento, un lapsus freudiano, e subito l'azione e l'inverosimile tornano a farla da padrone tra le pagine ricche di dialoghi, sparatorie e meraviglie scientifiche. Ecco dunque alcuni esempi dell'inventiva di Kenneth Robeson, trailers di un'epopea che è andata avanti per sedici anni, seducendo i cuori di generazioni di ragazzi (tra cui il grande Philip Jose Farmer, che di Doc ha anche scritto una biografia immaginaria).

The Mystic Mullah. Incipit: "Era una grigia sera piovigginosa, piena di fantasmi mormoranti..." Il rimorchiatore Whale of Gotham approda alle rive del fiume Hudson: a bordo c'è il Khan Nadir Shar, accompagnato dalla sua guardia del corpo Hadim e da un ricco mercante, John Lyndell. Questa strana processione giunta a New York in incognito si reca da Doc Savage: il suo aiuto gli è necessario per combattere il Mullah mistico, il cui obiettivo è detronizzare il Khan e prendere il controllo dell'Asia Centrale. Il Mullah mistico è una cosa senza età che vive nel lontano Gobi, ed esiste dall'origine del tempo (poteva Robeson ignorare Lovecraft?): un'ectoplasmica anima verde circondata da schiavi-spettri!

In The Meteor Menace, Doc e i suoi si trovano in Cile, a seguito di una precedente avventura, quando due figuri tentano di rapire la bella Rae Stanley, figlia di un celebre astronomo le cui tracce si sono perse in Tibet, dove si trovava per studiare meteoriti. Rae aveva cercato invano di contattare Doc perché la aiutasse a cercare il padre. In breve, Doc e i suoi aiutanti cadono a loro volta preda della Meteora Blu, un potere misterioso che si manifesta come una traccia blu nei cieli che priva della memoria. Doc e i suoi si risvegliano un mese più tardi in Tibet, in compagnia di Rae (che, tra l'altro, rivela che, durante il sonno ipnotico, Doc le ha chiesto di sposarla!). Qui dovranno liberarsi della minaccia della Meteora Blu e combattere il malvagio Mo-Gwei.

E ancora, a volo d'uccello: Sotto la sabbia di un'isola tropicale (The Fantastic Island), si nasconde un labirinto di pozzi della morte, giganteschi granchi carnivori e animali preistorici, tutti sotto il controllo del folle Conte Ramadanoff, che suona l'organo per passatempo e ordisce piani contro il genere umano per lavoro (un Doctor No ante litteram). Una strana, terribile Neve Rossa fiocca sull'America, che distrugge quello che incontra e fa marcire gli esseri viventi che sfiora: Ark ne è il detentore, un essere assurdo dalla testa mostruosa che ricatta la nazione (Red Snow, tracce evidenti dell'Eternauta). A New York, Rama Tura, discepolo del Majii, guida Doc in un mondo di droghe e di ipnotismo, fino al lontano paese di Jondore, dove l'Uomo di Bronzo dovrà affrontare il nemico più feroce: Colui Che Non Può Morire (The Majii). In America Centrale, Doc deve fronteggiare uno scienziato pazzo che ha inventato nientemeno che un modo per decapitare la gente lasciandola però vivente, perfetti schiavi senza testa (The Headless Men). E una folle pletora di casse piene di serpenti, civiltà sottomarine, uomini che cadono all'insù (sic!), creature lunghe un miglio che vivono nella giungla, piramidi d'oro, scheletri che camminano, uomini lupo alla caccia del tesoro di Henry Morgan, la minaccia della Luce Fredda, nuvole gialle che rapiscono aerei...

Una ridda di follie che avrebbero mandato in delirio Dalì e Spielberg!

Per ultimo: abbiamo parlato, per gioco più che per convinzione, di un certo inconscio arianesimo di Doc Savage. Poiché, tuttavia, Doc è essenzialmente un buon bambinone troppo cresciuto, più spaventato dalle donne che da un dinosauro incontrato al centro della Terra, totalmente alieno dalla politica, vogliamo accennare a un'altra storia, pubblicata (si badi bene) nel gennaio 1945, quel genere di storia che oggi chiameremmo ucronia, ma che allora era una possibilità e una speranza.

Violent Night vede Doc Savage volare in Portogallo per affrontare il nemico più terribile di tutti, in quanto l'unico davvero esistito: Adolf Hitler. I servizi segreti alleati hanno scoperto che il dittatore, ormai alle corde, ha messo un sosia al suo posto ed è sparito nel nulla. E' il suo unico sosia, un calzolaio di nome Ludorff, e sarà platealmente assassinato! "Così il capo dei Nazi apparirà come un martire" dice il futuro M a Doc Savage. "Conoscete il carattere dei tedeschi, quindi immaginerete cosa capiterà se lo crederanno un martire. La Germania si cementerà di nuovo, intorno al ricordo del loro leader assassinato. Verrà data la colpa agli Alleati, naturalmente, e questo prolungherà la guerra. Ma, soprattutto, il sacrificio di Hitler glorificherà il Nazismo nel ricordo dei tedeschi, e a distanza di anni, venti forse, saremo di nuovo in quest'affare!"

Questo è il dunque piano di Adolf Hitler: immolare il suo sosia e divenire un martire. L'unica speranza è dunque mettere le mani su di lui prima dell'attentato: ma, qui sta il problema, dove è nascosto? E come riconoscerlo? Robeson, con una fantasia degna di Len Deighton o Ken Follett (maestri di fanta-spy-stories ambientate durante la Seconda Guerra Mondiale), immagina che Hitler, una volta arrivato al potere, ha fatto distruggere ogni possibile elemento sul suo conto. Soltanto un set di impronte digitali si è miracolosamente salvato, grazie al sergente Moestez della polizia di Monaco, che lo ha conservato per ricordo dopo il putsch. Per Doc è più che sufficiente: una caccia all'uomo a Lisbona porterà all'arresto del terribile dittatore. Quando, alla fine, Hitler viene smascherato, in una classica situazione alla Agatha Christie, con tutti i sospetti riuniti in una stanza, Robeson scrive:

...Poteva trattarsi di un solo uomo in quella stanza, e tutti gli occhi si posarono su di lui, come attirati da un'orribile calamita. Un identico pensiero attraversò probabilmente tutte le menti. Non c'era nessun piccolo fanatico con i baffi, nella stanza: nessuno somigliava all'uomo che era nato nato Adolf Schickelgruber, nell'Hotel Zum Pommer di Branau, Austria, alle sei e trenta pomeridiane del 20 aprile 1889.

Monk (un assistente di Doc) disse stupito: "Ma lui (il sospettato) parla inglese. Hitler non conosce l'inglese!"

Doc rispose: "Non ti è mai parso strano che il Capo di Stato tedesco si sia sempre vantato pubblicamente di non conoscere l'inglese?"

"Vuoi dire...che lo conosce?"

"Tu cosa pensi?"

Le cose non sarebbero state così semplici. Ma possiamo immaginare cosa pensassero e sperassero le decine di migliaia di lettori di Violent Night, nel gennaio 1945. La funzione catartica della letteratura d'evasione non ha mai fornito, forse, un esempio più da manuale.

(Resta un interessante quesito, o un gioco stile La Svastica Sul Sole: immaginando che l'ucronia di Robeson sia la vera Storia, nel bunker di Berlino si è (è stato?) suicidato il falso Hitler. Dov'è, dunque, il vero Adolf? Mummificato nell'Area 51? Fuggito agli Alleati e nascosto con il dottor Mengele? Trasformato in Bravo Consumatore nel Crime College? Strano che Robeson non abbia pensato di dare un seguito a Violent Night, a guerra finita!)

I Predatori dei Savage perduti

Il ciclo di Doc Savage è insomma un luogo singolare, un bosco narrativo in cui tutte le situazioni avventurose del cinema e della letteratura e dei fumetti dei successivi cinquant'anni vengono presagite, ma mai pienamente sfruttate, come se Kenneth Robeson possedesse la capacità e la certezza di poter inventare sempre nuove trame, una sorta di Rossini dell'avventura, e sfruttasse la sua fantasia senza risparmio. Così, nel ciclo di Doc intravediamo, in filigrana, James Bond e Indiana Jones, Martin Mystere e Dylan Dog, The Twilight Zone e Zaffiro & Acciaio, Rambo e Stargate, Tarzan e Bela Lugosi. Con, in più, la nostalgia e l'ingenuità (falsa) degli Anni Trenta. Questo, riteniamo, è il fascino maggiore che quelle storie ancora esercitano: la capacità ipnotica di una straripante immaginazione, un'operazione di archeo-letteratura e un'analisi delle tecniche e delle strutture della pulp fiction.

The Pulp, ampio sito sulla storia dei pulp e i principali personaggi:

ThePulp.Net/index.html

Il sito di Doc Savage:

members.aol.com/the86floor/the86floor.html

Doc Savage Unchained, con tutte le copertine scandite delle edizioni originali e ristampe successive:

members.aol.com/jsines233/private/DocSavage.htm

Approfondimenti sui luoghi topici di Doc, mappe, riassunti delle storie, appunti sul film, biografie degli scrittori e illustratori della serie:

members.netvalue.net/robsmalley/page1.htm

Gossips sul progettato nuovo film su Doc, con Arnold Schwarzenegger protagonista:

members.aol.com/the86floor/fortress/newmovie.html

Un pugno di avventure di Doc in formato txt, zippate: kez.home.texas.net/web_docs/

Sceneggiatura completa di un film su Doc, mai realizzato:

www.execpc.com/~lw/dsfile/screen.html

Sceneggiatura di 15 episodi radiofonici di Doc, trasmessi nel 1934:

www.teleport.com/~jrolsen/savage/index.html

Un sito affascinante che ospita le avventure in formato pdf di Shadow, complete di copertina e illustrazioni interne:

www.teleport.com/~skaye/index.html

Le copertine originali delle storie, tutte reperibili su Internet (dove Doc è vivo e vegeto), sono di Walter Baumhofer, ma vi si respira aria di Alex Raymond e Chester Gould, e l'Uomo di Bronzo è un melange tra Flash Gordon e Dick Tracy. Negli anni Sessanta, quando Doc conosce una seconda giovinezza, è ancora ai fumetti che ci si ispira per le cover: il nuovo artista si chiama James Bama, ma gli eroi tutti muscoli della Marvel sono dietro l'angolo. Più immaginoso è Karel Thole, che ha illustrato le misere diciotto storie che compongono l'edizione italiana di Doc, risalente agli anni Settanta (1 luglio 1974-1 dicembre 1975) ma ancora reperibile sulle bancarelle dell'usato.

E adesso si parla di Arnold Schwarzenegger per il ruolo di Doc nell'annunciato film tratto dalle sue storie. Come sarà Doc Savage nel nuovo millennio? Ipertecnologizzato come Terminator, nostalgico come Indiana Jones o fumettistico come La Mummia? I pericoli di un fiasco esistono: Doc è un personaggio difficile da rendere al cinema, come Mandrake o Hulk, in costante rischio di ridicolo. Lo sa bene il regista e produttore George Pal, che nel 1975 ha diretto il film "Doc Savage: The Man of Bronze", con Ron Ely (ex Tarzan televisivo) protagonista, facendo un tragico buco nell'acqua.

Per fortuna, sembra che il copyright sulle storie di Kenneth Robeson sia caduto. Da Internet è possibile scaricare le avventure originali, in un inglese semplice, da fumetto, costellato da sugose espressioni in un ingenuo slang che ricorda i Private Eyes dei B-movies americani.

Cosa state aspettando? Razziate Internet!

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