Se Matrix ha ridefinito un certo tipo di fantascienza diventando una sorta di Blade Runner del ventunesimo secolo, così anche V per Vendetta è destinato a trasformare per sempre la nostra percezione della politica e - in un certo senso - a determinare nuovamente quello che noi sappiamo o crediamo di conoscere riguardo alla nostra storia recente.

Un film importante, eccezionale, travolgente, che obbliga tutti quanto noi ad una riflessione non ideologica sull'esercizio della paura per il controllo del potere. Un capolavoro assoluto che risveglia in tutti noi un senso politico anestetizzato dalle beghe di casa nostra e che richiama la nostra attenzione sull'importanza di reagire dinanzi alla sopraffazione, all'ingiustizia, al controllo delle nostre vite tramite strumenti antidemocratici e - soprattutto - pericolosi sotto il profilo umanitario.

Intenso e coinvolgente, V per Vendetta è il seguito ideale di Matrix, il vero film che i Fratelli Andy e Larry Wachovski avrebbero dovuto realizzare dopo la prima pellicola su Neo & Co.

Ispirato al fumetto di Alan Moore e David Lloyd, V per Vendetta prende le mosse da un futuro in cui la Gran Bretagna ha fatto una scelta di autonomia separandosi dal resto del mondo. Un governo autoritario retto da un Cancelliere dalla vaga ispirazione nazista e orwelliana si è insediato 'democraticamente' nel paese all'indomani di due stragi di civili che - colpiti dai terroristi - hanno precipitato l'intera nazione nel terrore.

In un futuro non troppo lontano da noi, però, un uomo mascherato con il volto di Guy Fawkes  ricorda alla nazione che il 5 novembre del 1605,  l’autore del fallito Gunpowder Plot che nel 1605 aveva tentato di uccidere Giacomo I e i membri del Parlamento. V, questo il nome dell’eccentrico quanto elegante terrorista, nasconde un doloroso passato e incita il popolo britannico a ribellarsi nei confronti di chi li ha privati di ogni libertà facendo finta di proteggerli da nemici tanto letali quanto enigmatici.

Una notte - durante il coprifuoco - V salva la vita a Evey: una timida ragazza che lavora alla BBC. La giovane è testimone involontaria del primo attacco di V alle istituzioni inglesi e - il giorno dopo - della sua minaccia nei confronti del governo. O ci saranno le dimissioni, o il 5 novembre dell'anno successivo, l'uomo porterà a compimento il piano iniziato cinque secoli prima da Fawkes.

Un anno di battaglie e di colpi di scena attende V e Evey, ma - soprattutto - lo spettatore avrà dinanzi agli occhi la sopraffazione sistematica, la violenza, la discriminazione e la deportazione di neri, omosessuali e dissidenti politici in nome della  salvezza dello Stato e - soprattutto - della difesa della sua tradizione. Sebbene il linguaggio fatto di disprezzo da parte del governo nel film ricordi nella nostra realtà quello di George W. Bush e dei suoi alleati intorno al mondo, la cosa che più colpisce di questa pellicola è la sorpresa di trovarsi dinanzi ad un'allegoria dell'11 settembre e alle violenze che sono state fatte in seguito all'attacco alle Torri Gemelle. Uno dei personaggi chiave del film, Finch, il poliziotto interpretato da un sempre più notevole Stephen Rea, si interroga riguardo la possibilità che un governo compia una delle stragi più efferrate della storia dell'umanità pur di prendere il controllo del potere e governare fondando il suo consenso sul terrore, sull'ignoranza, sulla paura e sulla quieta accettazione dei media che quella propinata dall'alto sia la pura realtà dei fatti: scandoloso e sorprendente, nonché piacevolmente irriverente nei confronti dell'attuale estabilishment politico americano ed europeo, il film è una celebrazione della libertà nel senso più ampio del termine con V che è una rilettura postmoderna de Il conte di Montecristo cui la pellicola fa un riferimento diretto essenziale.

Divertente e interessante, il film vuole essere una lezione di democrazia in grado di intrattenere lo spettatore seguendo piani di lettura differenti: da un lato la pellicola d'azione fumettistica, dall'altro la metafora di una realtà che dopo la sua visione ci sembra decisamente spaventosa e pericolosa.

Nonostante le apparenze, però, V per Vendetta, pur mantenendo intatto lo spirito del fumetto, trae la sua grande forza dal nostro immaginario quotidiano: dai discorsi che qui in Occidente sentiamo fare dai Primi Ministri che governano paesi come il nostro e - soprattutto - da un contesto internazionale bollente e fuori controllo. Trasposizione in maniera 'estrema' della realtà, il film trae beneficio da una serie di interpretazioni notevoli, da momenti di grande commozione come quello relativo alla storia delle due lesbiche e - soprattutto - dal carisma di un personaggio che nasconde nel suo passato qualcosa di doloroso e terribile. Un film emozionante che con la sua eleganza e forza iconoclasta tocca le vite di tutti quanti noi e che ci impone - idealmente - di riconoscere noi stessi nelle ansie e nelle inquietudini dei protagonisti messi dinanzi a politici peggiori - ed è tutto dire - di quelli di oggi.

Un film che oltre a restituire il senso della democrazia in maniera vibrata, ci conquista con una storia affascinante e intensa, figlia delle contaminazioni tra 1984, Il Conte di Montecristo, Farhenheit 9/11, The Corporation e tutto il cinema pronto a schierarsi contro il pericoloso conservatorismo di un mondo destinato ad esplodere per colpa nostra: o meglio di tutte le persone che hanno lasciato fare chi - tramite la paura - ha voluto privare i cittadini delle sue libertà elementari e fondamentali.

Un capolavoro destinato a durare, una pellicola che nonostante alcune incertezze e debolezze non ha niente da invidiare ad altri grandi film come Syriana e Munich: né per il suo realismo di contenuti, né per il suo messaggio altrettanto forte e importante.

Il primo grande film del 2006 destinato a diventare di culto.