La bocca del professore si piegò in un sorriso amaro.

- Sofisticazione. Una volta, prima che perdessimo la nostra battaglia, erano gli alimenti OGM a risultare 'non conformi'... - Il suo sguardo si perse di nuovo in un lontano punto indefinito. Ritornava da quel punto a sprazzi, poi si riperdeva, si ritrovava. - Promèteo... quanto male ha fatto a fin di bene, rubando il fuoco ai Celesti e donandolo agli uomini... C'era più sapienza in una qualsiasi pietra del Partenone che nelle più sofisticate unità elaborative intercontinentali... D'altronde queste sono frutto della Tecnica, che non ha sapienza ma solo conoscenza. Come non ha un'etica, né un progetto che non sia la mera riproduzione di se stessa... A scapito di tutto. Anche degli uomini che le hanno dato vita. Era solo un piccolo fuoco... è divenuta padrona assoluta del mondo. Impossibile da arrestarsi.

Mercuzio lo guardò ansioso. Parlò sperando di riportarlo indietro dal lontano luogo dove era finito.

- Sì ma sono sempre uomini a dirigerla. Si può ancora lottare per mandarla altrove. Per modificare i programmi di attuazione.

Il professore gli rivolse uno sguardo sconsolato.

- Se fosse stato possibile, se ci fosse stata una pur minima speranza, sarei rimasto. E' un'illusione. Anche i membri del Gran Consiglio Intercontinentale, anche i chairmen del Monopolio sono soltanto suoi strumenti. Le macchine producono le macchine e i programmi che le governano. L'uomo, anche il più potente, è solo una loro appendice. Un mero esecutore. Si sente padrone della potenza infinita della Tecnica mentre ne è solo uno schiavo. Possiamo resistere, solo resistere. Nella speranza che le macchine impazziscano, che si apra uno spiraglio... O che una catastrofe planetaria riporti tutto a zero. Si potrebbe ricominciare. Stavolta con cognizione di causa... forse. E' per questa esile speranza, che facciamo quello che facciamo. Mantenere viva una possibilità alternativa.

Mercuzio e il professore, calatisi nella botola che portava al grottino sottostante il casolare, percorsero una lunga galleria che s'inoltrava sotto la collina. Arrivarono in un'ampia caverna che dall'alto prendeva luce da una grande lastra di polimetilmetacrilato. Era una delle grotte adattate a rifugio dagli abitanti del paese, per proteggersi da missili che non erano mai caduti, durante la terza Guerra Islamica, che aveva portato l'Esercito del Monopolio a pacificare vent'anni prima il Nord Africa. Lavorando di notte, Mercuzio e i suoi amici avevano costruito sopra la lastra un bacino circondato di canne. Pieno d'acqua, di pesci e di microparticelle di zirconio, per confondere la ricognizione satellitare.

- Che ne pensi? - chiese il professore allargando il braccio.

- Magnifico - ripose Mercuzio girando intorno incredulo lo sguardo.

- La chiave di volta è stata quella lastra... D'altronde eravate i migliori del corso. - Disse il professore poggiando benevolo una mano sulla spalla del suo allievo.

Si avviarono verso una scaffalatura metallica poggiata contro la parete tufacea. E lì Mercuzio, maneggiando con cura quello che il professore gli passava con altrettanta delicatezza, riempì il vano nascosto della sua grande fibbia e un barattolo di Opta. Portò poi il barattolo su un bancone, vi applicò la chiusura ermetica trattata allo zirconio e la fustellò con l'apposita macchina.

La navetta all'idrogeno atterrò soffice come un batuffolo di cotone al Terminal Nord e i passeggeri iniziarono a scendere. In prossimità dei controlli al termine della piattaforma Mercuzio si avvicinò a una donna che lo precedeva portando due borse. Si offerse di portargliene una e iniziò a conversare con un grande sorriso stampigliato sulla faccia. Il Terminal pullulava di guardie del Monopolio con il laser a induzione impugnato obliquo davanti al petto e la grande M rossa stampigliata sulle tute. Le file per l'uscita scorrevano davanti agli sniffer sotto lo sguardo delle guardie che girava attorno a 360 gradi. I passeggeri rallentavano sotto la volta dello sniffer mentre, ad uno ad uno, la macchina rispondeva accendendo una luce verde e una voce metallica diceva 'Avanti'. Fece passare prima la donna riconsegnandole la borsa poi, faticando per non rallentare né accelerare, passò sotto la macchina. Verde, 'Avanti'. Per un attimo le gambe sembrarono non voler proseguire senza una esplicita sollecitazione. Lo sguardo delle guardie si stava riportando nel suo giro verso lo sniffer. Gli arrivò addosso indugiando incuriosito senza cogliere appieno il rallentamento della fila, proprio nel momento in cui Mercuzio stava riprendendo a camminare.