- Aiuto! AIUTO! - strillò con il viso paonazzo e pieno di lacrime.
Sempre tenendolo per il collo con una mano, e con l'altra premendo sulla bocca, lo trascinai verso un antro del corridoio che serviva come uscita di emergenza. La porta automatica si richiuse dietro di noi.
- Stai calmo, bel bambino, facciamo subito, non ti farò troppo male. - Come al solito, nel dire queste parole, mi eccitavo enormemente.
- Mamma! Voglio la mia mamma! Tu sei un uomo cattivo, lo dirò al mio papà che... - Iniziò a singhiozzare e urlare in maniera alternata, come una sirena di un cantiere edile.
In preda all'esaltazione mi misi sopra di lui e lo bloccai tra le mie gambe. Con un gesto secco gli strappai da dosso la camicetta svelando il piccolo petto glabro. Le urla erano sempre più acute, mi stavano penetrando il cervello. Succedeva sempre così. Una luce rossa al neon si spegneva e si accendeva ritmicamente. Lo girai un po' sul fianco e con un po' più di fatica gli tolsi i pantaloni. Ormai dalla sua bocca usciva solo un sibilo acuto, una nota costante e altissima. Lo misi a pancia in giù e finalmente vidi quello che bramavo da tempo. Con una decisa pressione dell'indice e del pollice, sulla zona lombo sacrale della schiena del bambino, attivai l'apertura dello sportello di controllo. Pigiai l'interruttore rosso. L'urlo acuto si trasformò in un suono sempre più basso e fievole. Il corpo del bambino diventò rigido come un pezzo d'osso.
Un altro 'ritiro' era andato a buon fine, i genitori avrebbero imparato a pagare le rate nei tempi stabiliti.
La nausea, puntuale come un esattore delle tasse, mi invase le membra.
Certo, tutti devono fare qualcosa per vivere, ma fare un lavoro odioso, perché si è fatto un piccolo sgarbo al proprio capo, è il colmo. Erano passati già trecento anni, ma lui ancora non dimenticava.
Non vedevo l'ora di ritornare nella mia loculocasa e farmi un bel bagno rilassante nell'olio lubrificante aromatico. Poi mi sarei spento per un po', non pensare, ogni tanto, farebbe bene a tutti.
Domani mi aspettava un altro duro giorno di lavoro. E, come sempre, mi sarei annoiato.
Mortalmente.
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