I colori brillavano nella luce del giorno, vibravano di vita il verde e l'arancio mentre il viola se ne stava in un angolo a meditare e il giallo si stendeva nel vento. Tenevano la posizione spavaldi, che niente e nessuno poteva scalfire la corazza di luce e i riflessi mutevoli come l'umore di giovani danzatrici.

Sandro osservava la porzione rettangolare di mondo senza fretta, un banale incidente ed ora in casa per giorni e giorni, le ore lente erano già pronte in fila, da scontare una dopo l'altra. La sua dimora era confusa, all'improvviso tanta inaspettata compagnia; apprezzava la novità e per riconoscenza teneva fuori la calura estiva, mentre la tenda danzava sulle note di una brezza nervosa sfiorando le braccia del ragazzo. Quanti oggetti immobili, silenziosi, solo qualche scricchiolio isolato, un sussulto di vita a cui nessuno bada, simili a sentinelle del quieto vivere, affidabili gendarmi contro i cattivi presagi, le sorprese indesiderate. Quel vaso per esempio, quanto tempo era passato. Un semplice oggetto in grado di trascinarsi dietro una sequenza di ricordi. La storia del nonno in famiglia la conoscevano tutti, ne parlavano con commozione sentita, ora che non c'era più bisogno di far seguire le azioni alle parole. Il nonno era andato lontano, uno tra tanti, per scrollarsi di dosso lo spettro della povertà e quando era tornato, stanco e acciaccato, aveva trovato il vuoto, nessuno aveva voluto prendesi cura di lui; dopo aver goduto delle sue fatiche tutti gli avevano voltato le spalle. Se ne era andato da poco, Sandro lo ricordava taciturno, piegato in due dall'amarezza, affrontare con dignità la solitudine degli ultimi anni di vita. Come se fossero state vergate con inchiostro indelebile nelle pagine della mente, aveva ben presenti le stagioni lontane, quando il nonno raccontava della sua avventura e gli occhi sgranati del piccolo Sandro brillavano di meraviglia.

Un gran bel vaso, faceva la sua figura in salotto. Sul colore dell'avorio figure porpora in bassorilievo, una fila interminabile, salivano su un percorso immaginario girando in tondo; chissà dove andavano. Sandro non le aveva mai osservate attentamente ma ora, costretto in casa dai tempi della guarigione, non riusciva a distogliere lo sguardo dallo strano corteo. Alcune donne piegavano il corpo alla fatica portando con sé pesanti ceste, involti oppure stringendo tra le braccia i loro piccoli. Gli anziani tiravano i buoi e i loro dolori e affanni con lo sguardo perso nel vuoto, i passi lenti, sospiri soffocati nella fatica. Gli uomini tenevano la schiena dritta, come a voler infondere coraggio, mentre le braccia forti sostenevano il peso delle povere cose che significavano famiglia, focolare. I ragazzi avevano il passo leggero e senza saperlo erano loro a dare un senso a tanta disperazione. Un popolo in fuga, forse da guerre, carestie, persecuzioni. Dove speravano di andare? Ad attenderli, in cima al vaso, un pozzo nero senza fondo né speranza; privazioni e sofferenze non li avrebbero salvati.

Osservare il vaso divenne un'ossessione, Sandro non riusciva a staccare gli occhi dalle figure porpora, che salivano lentamente verso il bordo suscitando pena e sgomento. Doveva distrarsi, leggere un libro, ascoltare musica, qualsiasi cosa, la reclusione forzata non poteva da sola farlo uscire di senno. Non fu facile, le corde del mistero e della curiosità erano state sollecitate, vibravano per saperne di più e non avrebbero dato tregua. Regolarmente l'attenzione era catturata dalle figure nel loro vagare senza speranza. La donna dalla lunga veste, con un pesante fardello sulle spalle, Sandro avrebbe giurato che il giorno prima fosse sul lato sinistro, appena visibile, mentre ora aveva raggiunto il centro, scalzando il ragazzo con il cane, che stava per scomparire dall'altro lato. Accidenti alla follia, possibile che pochi giorni di riposo forzato lo avessero ridotto tanto male? Doveva essere questo, oppure il vaso aveva delle proprietà magiche. Forse era la muta protesta del nonno, che non aveva trovato pace nella morte, dopo essere stato trattato indegnamente. Cosa poteva fare Sandro per porre rimedio all'ingiustizia? Si concentrò sulla sua figura solenne, sulla voce profonda che evocava luoghi lontani, sul sorriso amaro che allora non era stato del tutto compreso. Niente, Sandro non sapeva dove cercare tra tanti ricordi. Era già passata la mezzanotte, il sonno indulgente lo trascinò via mettendo fine al rompicapo.