- Su, non fate quelle facce! Voglio vedere un bel sorriso, forza!

La donna fece uno sforzo per donare alla sua voce un tocco d'entusiasmo ma non sembrò sortire alcun effetto: il figlio minore, Joy, con i suoi quattro anni, mostrava di non aver capito affatto il senso di ciò che la madre aveva appena loro comunicato. Il grande, invece, appariva irrequieto: si tormentava le dita e i folti riccioli scuri, evitando di incrociare lo sguardo dei genitori.

Gavin, il padre, assisteva in silenzio alla scena. Aveva chiesto alla moglie di essere lei a dare l'annuncio ai ragazzi. Lui, non se la sentiva, oppresso com'era da un greve senso di colpa.

Dannato viaggio premio! Chi se lo sarebbe aspettato? Lui e Dora non avrebbero mai potuto permettersi di partecipare ad una crociera nei mari tropicali. Invece, quel biglietto tirato fuori dalla confezione di detersivo...Ripensò alla magnificenza del paesaggio, non sapeva che esistessero ancora luoghi simili, e il calore dell'aria sulla pelle, la serenità di quel momento, era tutto così lontano, la notte scendeva lieve e...

- Allora, non siete contenti di avere una sorellina? - stava dicendo Dora. - Anzi, vorrei che foste voi a sceglierle il nome, che ne dite?

Joy guardò la madre e non riuscì a trattenere un sorriso mentre le sue guance arrossivano: avrebbe proposto Helena, il nome della sua compagna di scuola dai capelli rossi, ma non fece in tempo ad aprir bocca perché Travis, suo fratello, batté un pugno sul tavolo facendo sobbalzare tutti.

- Tu! - Urlò rivolto al padre. Questi, sembrò aver ricevuto un colpo in pieno stomaco. - Ti rendi conto di ciò che hai fatto? Cos'hai al posto del cervello? - Poi guardò la madre. - E tu...tu...come hai potuto? - E scoppiò in lacrime, nascondendo la testa tra le braccia.

- Travis, non fare così. - Lo supplicò Gavin afferrandogli una mano.

Dora si avvicinò carezzandogli la testa. - Non devi essere geloso: noi ti vorremo sempre bene come adesso. - Poi, rivolgendosi al marito: - forse avremmo dovuto aspettare un po'...

- Aspettare! Già, ma cosa? Cosa sarebbe cambiato? Pensi che lo avrebbe accettato meglio fra due o tre mesi? No, io non credo.

Rimasero in silenzio. Travis aveva smesso di piangere ma non si era mosso, Joy, aveva preso le sue matite e si era messo a disegnare una bambina su un pezzo di carta: le avrebbe colorato i capelli di rosso.

Improvvisamente, Travis disse a voce bassa: - Papà, mamma, non possiamo... non potete non farla nascere? A cosa vi serve un altro figlio? Avete già Joy e me. E poi, come faremo col Bilancio Familiare? Basta a malapena per noi due...

Stavolta, fu come se uno spillo trafiggesse il petto di Gavin. Dunque, è già a conoscenza del Bilancio, pensò. Lui e Dora si guardarono rassegnati.

- Travis, sai benissimo che l'aborto è proibito, e poi, ti prego, non parliamone qui. C'è tuo fratello, fallo per lui.

Ma il ragazzo, con uno strattone, si liberò dalle braccia dei genitori e corse in camera sua.

- Mio Dio, ha solo sette anni, possibile che a scuola abbiano già studiato il Sistema Previdenziale?

- Non lo so. - Rispose Gavin, facendole cenno di abbassare la voce. - Forse avremmo dovuto parlarne prima con i suoi insegnanti. Maledizione! Travis ha ragione: con l'incarico che ricopro attualmente, tre figli sono troppi.

- E quella promozione che ti promettono da tanto tempo?

- Non subito, ma arriverà, di questo sono sicuro. In ogni caso, l'incremento sul Bilancio sarà minimo. Dividendolo per tre, è ancora insoddisfacente. Mi sento un mostro. Non so proprio cosa fare...

Istintivamente, Dora prese in braccio il piccolo Joy, che stava terminando la sua opera, e lo strinse forte a sé. Pianse, la donna, pensando con gioia alla nuova vita che si formava dentro di lei, contando con rabbia gli anni che avevano strappato ai loro figli per una notte d'amore.